NEL PD DI ELLY OGNUNO FA COME GLI PARE – DOPO IL PASTICCIACCIO SULLE LISTE ALLE EUROPEE E IL FLOP IN BASILICATA, CI SI METTE ANCHE EMILIANO A COMPLICARE I PIANI DELLA SCHLEIN – IL GOVERNATORE PUGLIESE VARA UN MINI-RIMPASTO CON IL CAMBIO DI TRE ASSESSORI (TRASPORTI, RIFIUTI, E CULTURA). SCHLEIN ERA STATA CATEGORICA NEL PRETENDERE UN “NETTO CAMBIO DI PASSO”. IL GOVERNATORE (CHE IERI È STATO UFFICIALMENTE CONVOCATO A RIFERIRE IN ANTIMAFIA SULLE INCHIESTE GIUDIZIARIE BARESI), HA FATTO DI TESTA SUA….

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Andrea Bulleri per il Messaggero - Estratti

 

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Le ironie del centrodestra («Otto a uno, ed è solo riscaldamento»), i gran sorrisi di Matteo Renzi («In Basilicata si vince al centro, tutto il resto è noia»). E il campo largo a cui, invece, tocca bersi l'amaro lucano. Il day after delle ultime regionali somiglia un po' al giorno della marmotta. Almeno nel centrosinistra, dove puntuale come un orologio dopo il nuovo tonfo dell'asse Pd-M5S torna in scena il consumato copione dell'analisi della sconfitta, riposto da un mese appena dopo la débacle in Abruzzo.

 

 

Con una novità: stavolta nel Pd sono quasi tutti d'accordo con il giudizio che la segretaria Elly Schlein ha condiviso coi dem nelle scorse ore. Ovvero: in Basilicata la partita era contendibile. Potevamo vincere, abbiamo scelto di giocare in dieci. Il dito non è puntato contro lo sconfitto Piero Marrese, anzi: nel Pd è unanime il ringraziamento per lo «sforzo» di aver cercato fino all'ultimo minuto, dopo diversi candidati bruciati o ritirati, di metterci una toppa. Ma era troppo tardi. Colpa dei «veti incrociati» di Conte, da una parte, e dei centristi dall'altra, secondo la lettura della leader.

MICHELE EMILIANO - ELLY SCHLEIN MICHELE EMILIANO - ELLY SCHLEIN

 

«Veti» come quelli sul nome di Angelo Chiorazzo, recordman di preferenze con la sua lista Basilicata casa comune, davanti a Marcello Pittella. «In Sardegna è il senso del ragionamento di Schlein qualcuno diceva che avevamo vinto perché in coalizione con noi non c'era Calenda. Anche stavolta non c'era e abbiamo visto com'è finita». No: l'insegnamento da trarre, per la segretaria, è lo stesso principio «matematico» che lei va ripetendo da mesi: senza unità delle opposizioni la destra non si batte.

 

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La postilla aggiunta a taccuino chiuso da più di un dem è che Conte ora farebbe bene a smettere di dettare legge: «Anche perché, con il 7%, come fa a imporre paletti?». Siamo davvero certi, si chiede insomma qualcuno, che il Movimento sia un valore aggiunto, specie nelle elezioni locali? È la critica arrivata forte e chiara da Pina Picierno: «Con M5S servono regole certe. E serve un perimetro chiaro per le alleanze: non si può decidere, di volta in volta».

 

Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci punta il dito invece sulla defezione di Calenda e Renzi: «Come sempre quando si va divisi si perde. Dobbiamo ripartire sapendo che la strada dell'unità delle opposizioni è obbligata». Più caustico coi pentastellati Lorenzo Guerini: «La rinuncia a fare davvero il campo largo ha viziato l'esito», riflette in Transatlantico il big dei riformisti. «Si è deciso di chiudere la collaborazione con le forze centriste, che in Basilicata hanno un peso e un radicamento fatto di nomi e cognomi». E lo si è deciso, è il sottotesto, per il no imposto da Conte.

 

michele emiliano antonio decaro michele emiliano antonio decaro

Irritazione, quella per l'avvocato, che al Nazareno si somma alla rabbia per le mosse di Michele Emiliano. L'ultima, il mini-rimpasto varato ieri dal governatore pugliese, con il cambio di tre assessori (Trasporti, Rifiuti, e Cultura).

 

Schlein era stata categorica nel pretendere un «netto cambio di passo». Non un azzeramento, ma quasi. Il governatore (che ieri è stato ufficialmente convocato a riferire in Antimafia sulle inchieste giudiziarie baresi), invece, ha fatto di testa sua

 

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