PARENTI SERPENTI – PERCHÈ SANTO VERSACE ALLA DOMANDA: “DA QUANDO NON VEDE DONATELLA?”, RISPONDE COSÌ: “MI APPELLO AL QUINTO EMENDAMENTO”? – LO SCRIVE NEL LIBRO “FRATELLI”: ‘’IL TESTAMENTO DI GIANNI LASCIAVA TUTTA LA SUA QUOTA DELLA SOCIETÀ (50%) AD ALLEGRA, LA PRIMOGENITA DI DONATELLA CHE ALLORA AVEVA 11 ANNI. IO AVEVO IL 30%, DONATELLA IL 20. QUESTO SIGNIFICAVA CHE FINO AL 2004, QUANDO ALLEGRA AVREBBE COMPIUTO 18 ANNI, DONATELLA AVREBBE AVUTO VIRTUALMENTE IN MANO IL 70% DELLA SOCIETÀ” – ALLO SCOCCARE DEL 2004 LA VISPA SORELLINA FA FUORI IL FRATELLO DA AMMINISTRATORE DELLA SOCIETÀ CHE AVEVA FONDATO CON GIANNI...

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Fratelli. Una famiglia italiana – Rizzoli editore - Estratto

 

santo gianni donatella versace 1 santo gianni donatella versace 1

Nel 1993 a Gianni era stato diagnosticato un tumore, una forma rara sviluppatasi all’interno dell’orecchio. Per tre anni i pettegolezzi sfrigolarono lungo il telefono senza fili del fashion business: Gianni ha l’AIDS, si diceva in giro, questa è la fine per l’azienda. Per fortuna il tumore era benigno, il mitico professor Mauro Moroni lo curò e lui tornò in piena forma.

 

E nemmeno l’azienda ne risentì. Di fatto, Gianni non smise di lavorare. Al tempo stesso, in quel momento di emergenza e paura, tutti ci eravamo posti il problema: che ne sarà dopo di lui? Gianni decise di affidare una serie di compiti a Donatella che già lavorava al suo fianco e sulla linea Versus. La fece uscire in passerella con lui una prima volta e poi ancora.

 

santo versace francesca de stefano 1 santo versace francesca de stefano 1

 

 

 

 

Inoltre, già dopo l’uscita dalla società di Luti e Bandiera, Gianni aveva chiesto di dare più spazio a Donatella. Fino a quel momento, io e lui avevamo il cinquanta per cento a testa delle azioni. Concordammo una nuova suddivisione: quarantacinque per cento a Gianni, trentacinque per cento a Santo e il venti a Donatella.

 

santo gianni donatella versace 2 santo gianni donatella versace 2

La mia solita generosità e disponibilità mi portò a rinunciare a una parte importante delle mie azioni. L’operazione, studiata dal commercialista Giovanni Travia, si organizzò con un “prestito al portatore convertibile in sette anni alla scadenza”. Puntualmente, sette anni dopo, nel 1996, concludemmo il passaggio e si formò così la nuova compagine azionaria a tre.

 

santo donatella versace santo donatella versace

 

 

In seguito Gianni chiese di avere il cinquanta per cento delle azioni. Dopo lunghi mesi di discussione, per il bene dell’azienda e anche perché stavo lavorando alla quotazione in Borsa e all’ipotesi della fusione con Gucci, acconsentii a prestargli il cinque per cento delle mie azioni. 

 

Un cinque per cento che lo avrebbe rassicurato e che sarebbe tornato a me. Questo passaggio fu fatto nel giugno del 1997, circa un mese prima della tragedia di Miami. Il notaio Pozzi e Giovanni Travia, nella fretta di accontentare Gianni, fecero una bozza dell’accordo con l’idea che tutto si sarebbe formalizzato a settembre, dopo le vacanze.

 

gianni santo versace gianni santo versace

La morte di Gianni impedì di completare correttamente l’operazione. Azioni o non azioni, come è normale, Donatella voleva affermarsi professionalmente e per fare questo cercava di uscire dall’ombra protettiva ma anche ingombrante di Gianni. Dopo Miami, dopo la morte di Gianni, cambiarono gli equilibri.

 

Il testamento di Gianni lasciava tutta la sua quota della società (il cinquanta per cento) ad Allegra, la primogenita di Donatella che allora aveva undici anni. Io avevo il trenta, Donatella il venti. Questo significava che fino al 2004, quando Allegra avrebbe compiuto diciotto anni, Donatella avrebbe avuto virtualmente in mano il settanta per cento della società. E gli occhi del mondo puntati addosso, andando avanti senza Gianni.

 

santo donatella gianni versace santo donatella gianni versace

 

 

Era troppa pressione per tutti. Le prime collezioni firmate da Donatella da sola furono accolte da recensioni educate ma tiepide. Il vuoto lasciato da Gianni era difficile da riempire. Inoltre, quel vuoto spalancò inavvertitamente la strada alla concorrenza che già si ispirava a Gianni, in particolare a uno stilista che, guidato dal genio di Franca Sozzani, riprese i temi, le stampe e le silhouette che erano il nostro marchio di fabbrica e scippò gran parte della nostra clientela.

 

casa casuarina casa casuarina

Anch’io soffrivo l’assenza di nostro fratello, ero sconquassato. Il venerdì sera scappavo da Milano, andavo a Moltrasio e mi rinchiudevo in una tristezza e un silenzio infiniti. Dormivo nel letto di Gianni, da solo, Cristiana non mi accompagnava. Ripensavo alle nostre conversazioni, ai litigi inutili, al tempo perduto in sciocchezze ma in particolare a quello che avremmo ancora potuto fare e che, inevitabilmente, si era sbriciolato. Lacrime nella pioggia, come dice Rutger Hauer in Blade Runner.

santo versace fratelli. una famiglia italiana santo versace fratelli. una famiglia italiana

 

 

 

 

 

Durante la settimana in ufficio, mi rimettevo in piedi, cercavo di tenere su l’umore delle truppe, stando in trincea a cercare di salvare nome, posti di lavoro e denaro. Le banche d’affari davano per scontato che, a seguito del trauma della morte violenta di Gianni,

saremmo saltati per aria.

 

Dire che furono anni difficili è un eufemismo. In pratica dal 1997 al 2004 io mi occupai di cedere alcune delle nostre proprietà immobiliari per tenere l’azienda in sesto. Vendemmo Casa Casuarina, la villa di Miami dove nessuno di noi sarebbe mai più voluto tornare. Trovai acquirenti anche per la casa di New York, per diversi negozi e licenze.

 

Disfarsi di questi asset era indispensabile, ma lasciare andare quei luoghi che, con Gianni, avevamo cercato, acquistato, arredato, gestito con tanta passione fu come rinchiudere in un cassetto una sfilza di ricordi per soffocarli.

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