BACK TO STUDIO 54! - ALLA TRIENNALE DI MILANO ARRIVA “THE NIGHT DISCO WAS BORN”, SERATA DEDICATA AL MITOLOGICO LOCALE DI NEW YORK, SIMBOLO DEGLI ANNI ’80, TRA SESSO, DROGA E GLAMOUR – KARL LAGERFELD CHE FECE TRASFORMARE IL LOCALE IN UNA CORTE DEL SETTECENTO E IL RAGAZZO CHE MORÌ CERCANDO DI INTRUFOLARSI NEL CLUB ATTRAVERSO I CONDOTTI D'AREAZIONE...
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Estratto dell’articolo di Mattia Marzi per “Il Messaggero”
Il periodo era questo, ma di quarantasette anni fa. Se si passava davanti al numero 254 della cinquantaquattresima strada di Midtown Manhattan, a New York, non si trovava nulla se non un vecchio teatro all'apparenza abbandonato, con le vetrate della porta d'ingresso oscurate da giornali. Dentro il locale, un gruppo di operai stava lavorando alle ultimissime rifiniture in vista della riapertura […]
Del resto, la lista degli invitati di Steve Rubell e Ian Schrager, […] comprendeva i nomi di celebrità come Liza Minnelli, Frank Sinatra e pure il magnate Donald Trump (accompagnato dalla moglie Ivana): non proprio gente qualunque.
LA DATA
La data cerchiata in rosso sul calendario degli operai? Quella del 26 aprile 1977: il giorno in cui aprì ufficialmente i battenti il leggendario Studio 54, tra i club più iconici della storia della scena discotecara mondiale. A celebrare l'eredità culturale del popolarissimo locale newyorkese che fu la casa della disco music alla fine degli Anni '70 ci pensa a Milano, nello Spazio Taverna in Triennale, uno speciale evento che il 25 marzo - dalle 18.30 alle 21.30 - proverà a far immergere gli spettatori nella magia dello Studio 54.
Dietro The Night Disco Was Born c'è un romano, l'imprenditore e collezionista Lorenzo Bassetti, 57 anni, manager già al servizio di grossi marchi della moda e dello sport. «Mi lega allo Studio 54 la passione per l'arte e per la musica, per la disco degli Anni '70 e '80. L'evento sarà a tutti gli effetti una macchina del tempo», spiega Bassetti.
LE ORCHESTRINE
Lo Studio 54 segnò uno spartiacque nella storia della cultura del clubbing: «Si passò dai locali in cui suonavano le orchestrine a quelli in cui un selezionatore, il dj, proponeva alla folla dei dischi.Lo Studio 54 fu l'emblema di questo processo di trasformazione: la serata era un rito, una messa celebrata dal dj». […]
ROLLING STONE
[…] A fornire le sostanze agli ospiti erano gli stessi Schrager e Rubell. Quest'ultimo selezionava pure in prima persona gli ammessi al rito: «Andy Wahrol diceva che lo strepitoso successo del locale era dovuto anche al suo essere "una dittatura all'entrata ed una democrazia all'interno". E lo era davvero», ricorda Loredana Bertè, che frequentò lo Studio 54 insieme al re della Pop art negli anni in cui viveva a New York (dove nel 1980 registrò l'album Made in Italy).
I rapporti si consumavano sul terrazzo: era una sala ricoperta di gomma, facile da pulire. «Ma c'era una sala ancora più segreta, dedicata solo alle divinità del club. Un posto di segreti e secrezioni», avrebbe ricordato Grace Jones. «[…]
LA CORTE
Karl Lagerfeld per una sua festa di compleanno fece trasformare il locale in una corte del Settecento, Dolly Parton in una fattoria con tanto di cavalli e asini veri. Un ragazzo morì cercando di intrufolarsi nel club attraverso i condotti d'areazione: per due notti si respirò un'aria marcia nel locale, poi trovarono il corpo.
Le storie legate al club hanno dell'assurdo. L'età d'oro dello Studio 54 durò in realtà pochissimo, tre anni. […] Rubell e Schrager finirono in prigione per evasione fiscale e il 4 febbraio 1980 organizzarono una festa per celebrare «la fine della Gomorra moderna». Prima di spegnere l'insegna, Rubell indossò un cappello di feltro in stile Frank Sinatra e inginocchiandosi cantò: I did it my way.