ALESSANDRO HABER
Estratto da “Non sai cos’è successo…”, di Alessandro Ferrucci (ed. PaperFirst)
Il primo provino è stato con Monicelli: era il 1972 e tentavo di entrare nel cast di Vogliamo i colonnelli; negli anni successivi Mario ha sempre negato quella circostanza, troppo permalosetto: quella mia performance l'aveva presa come un affronto, una sfida...Insomma, il provino consisteva nel prendere una cornetta e improvvisare una telefonata: portai la mano all'orecchio, attesi qualche secondo, poi guardai Monicelli e con i tempi giusti dissi: "E’ occupato". E me ne andai con la speranza che qualcuno mi fermasse per offrirmi la parte. Niente, silenzio.
A 77 ANNI NON MOLLA
Maridì Vicedomini per Visto
Prosegue con successo la tournée teatrale in tutta la penisola di Alessandro Haber in scena quale protagonista di “La Coscienza di Zeno”, lavoro tratto dall’omonimo romanzo di Italo Svevo.
Haber, una nuova affascinante esperienza in palcoscenico?
«Non era nei miei progetti. Mi hanno chiamato per farmi leggere questa riduzione, meravigliosa, di un’ora e quaranta, lasciando in essere tutti i significati e i tratti della psiche del protagonista e del suo percorso esistenziale.
francesco nuti alessandro haber
Io per la verità ho sempre cercato di fare delle cose che avessero un senso, che suscitassero emozioni e facessero riflettere, specialmente in teatro, in cui sono responsabile di quello che faccio a differenza del cinema dove tutto dipende dal montaggio, dal regista e quindi non si ha la certezza di poter controllare un progetto. Ho una compagnia meravigliosa e lo dico con grande convinzione perché sono un uomo che non mente».
Chi è Zeno Cosini?
«Il mio personaggio è una persona che dice che la vita non è bella né brutta, ma è originale e dietro questa parola ci sono tutte le contraddizioni e le bellezze. Lui è un inetto, cade, si rialza con estrema disinvoltura, è un uomo senza spina dorsale che ha delle intuizioni, ma alla fine è anche una persona superficiale con tutti i suoi difetti, che tradisce sapendo di tradire ma che è anche molto fortunato, in quanto riesce ad avere dei figli e una moglie e ci prova con tutte le donne.
La vita gli sorride , è un uomo che cerca di smettere di fumare sapendo benissimo che è una scusa per andare dallo psicologo per raccontargli la sua vita che poi alla fine diviene il suo spettacolo; sotto certi aspetti è anche divertente perché è impacciato».
giuliana de sio alessandro haber 2
C’è qualche suo tratto caratteriale che l’ accomuna a Zeno?
«La passione per le donne. Anche se ho un’età avanzata devo dire che i miei pensieri “vagano”, sono sempre sensibile al fascino femminile ma soprattutto sono attratto dalle donne che, a parte una bellezza esteriore, abbiano un certo sex appeal, un magnetismo nello sguardo. Io ho cercato di portare sul palcoscenico lo Zeno che c’è in me, come sempre, cerco di trovare delle sfaccettature, dei colori che potrebbero essere giusti per quel personaggio da interpretare.
Anche io come Zeno, ho avuto fortuna, anche se nel mio percorso mi sono imbattuto in alcune avversità che però mi hanno forgiato. La perfezione non mi è mai piaciuta. Nello spettacolo, racconto due episodi miei personali realmente accaduti: il primo riguarda il rapporto con mio padre, prima che morisse mentre l’altro è accaduto in collegio a Tel Aviv quando ero ragazzo drammaticamente risolto bene».
Preferisce il teatro al cinema?
«Ho fatto tantissimo cinema; ho cominciato la mia carriera di attore al cinema con La Cina è vicina di Bellocchio, ma non ho mai mollato il teatro in vita mia, mai saltato una stagione e dopo il lavoro di Carmelo Bene La Cena delle beffe, interpretato all’età di 25 anni, ho sempre fatto il “titolo”, nel senso che ho ricoperto il ruolo di protagonista»
Qualche tempo fa ha scritto una autobiografia.
«Esatto. Un paio di anni fa ho pubblicato una biografia molto bella paio di anni fa dal titolo Volevo essere Marlon Brando, (ma soprattutto Gigi Baggini)».
Chi è Baggini?
«È un personaggio tragicomico interpretato da Ugo Tognazzi nella pellicola di Pietrangeli dal titolo Io la conoscevo bene con la Sandrelli, Enrico Maria Salerno, Nino Manfredi che mi colpì particolarmente quando da ragazzo vidi il film al cinema. Baggini è una persona alquanto sfigata ed io attraverso questa autobiografia ho cercato inconsciamente di riscattarlo agli occhi dell’opinione pubblica».
Chi è l’uomo Haber?
«Sono una persona che ama costantemente staccarsi dalla realtà, preferendo la parte di me “artista” a quella di uomo comune; in sintesi preferisco stare sul set davanti alla macchina da presa o ancora meglio sul palcoscenico dove “mento” dicendo però grandi verità».
Qual è la donna della sua vita?
«Ho avuto delle belle storie d’amore; adesso sto vivendo sentimentalmente un periodo molto complesso, perché mi sta lasciando una persona a cui tengo molto».
Lei ha una figlia.
«Sì: si chiama Celeste, un frutto che mai avrei pensato di cogliere! Confesso di non riuscire a fare il padre in maniera tradizionale mi reputo un papà anomalo ma mi sento di affermare che mia figlia è l’unica persona a cui darei la vita».
In che cosa le assomiglia Celeste?
«È una ragazza diretta, una che non ha peli sulla lingua, che dice sempre quello che pensa, non è un’approfittatrice, è un essere umano libero come me. Per questo mio modo di essere ribelle ed assolutamente indipendente nella vita, ho pagato brutte conseguenze, ma sono comunque orgoglioso di me stesso in quanto non devo dire grazie a nessuno».
Del suo passato ha qualche rimpianto?
«Avere detto di no a Vittorio De Sica per un puntiglio, mentre sul piano sentimentale sono molto pentito di avere commesso errori con una donna con la quale ho una relazione da quattro anni».
HABER DE SIO ALESSANDRO HABER IN UN DISEGNO DI RICCARDO MANNELLI alessandro haber haber libro luca barbarossa haber panatta marcorè alessandro haber foto di bacco