MONTI SACRO - CON I SENZAVOTO CASINI, FINI E MONTEZEMOLO DOVE VA RIGOR MONTIS? – CERTO, BERLINO E WASHINGTON, A COLPI DI SPREAD, POTREBBERO ZITTIRE GLI ANTI-MONTISTI BERSANI E VENDOLA - L’AGO DELLA BILANCIA È ANCORA UNA VOLTA IL BANANA: SE DECIDESSE DI SOSTENERE MONTI TORNEREBBE AD AVERE UN RUOLO DA PROTAGONISTA NEL NUOVO GOVERNO, ANNIENTANDO LOS TRES PARAGUROS…

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Ugo Magri per "la Stampa"

berlusconi montiberlusconi monti

Chiedere ai consiglieri di Monti se lui ha gradito il sostegno di Montezemolo, se alla vigilia ne avevano ragionato insieme e se per caso ieri i due si sono sentiti, anche semplicemente per scambiarsi qualche impressione, fare insomma domande del genere è tra gli esercizi più frustranti della professione giornalistica. La risposta è invariabilmente no, zero contatti tanto prima quanto dopo l'intervista sul «Corsera» al presidente della Ferrari. Al Professore, è chiaro, fa molto piacere un «endorsement» così forte e autorevole.

Altrettanto indubitabile appare che Monti trovi conforto in questo moltiplicarsi di iniziative tutte ispirate alla sua agenda politica. Del resto chi, al suo posto, non ne sarebbe lieto? Però (ecco il leit-motiv dei suoi collaboratori più stretti) da personaggio super partes si guarda bene dal compiere gesti che possano trascinarlo nell'arena, o dare la falsa sensazione che ci sia un piano, un disegno da lui stesso architettato per restare al centro della scena. Monti si tiene rigorosamente fuori da tutto ciò. Tace e osserva.

CASINI E FINICASINI E FINI

Quello che scorge il premier è un fenomeno parecchio interessante. Giorno dopo giorno sul suo programma si vanno aggregando personalità dell'economia, dell'impresa, della buona politica, oltre a spezzoni importanti della cosiddetta società civile. Un rassemblement che ai più anziani rammenta l'irresistibile ascesa del generale de Gaulle in Francia, spinto al potere dalla forza delle cose. Di questo passo (e senza che il Prof debba nemmeno muovere un dito) potrebbe rapidamente formarsi una massa critica bastevole a rendere Monti inamovibile, imprescindibile.

Per ottenere questo risultato c'è nemmeno bisogno che il centro di Fini e Casini, federato con l'Italia Futura in una lista civica di cui Montezemolo fosse garante, nelle prossime settimane lieviti al punto da diventare la prima forza politica nazionale davanti a Pd e Pdl. È sufficiente che nelle elezioni dell'aprile 2013 nessuno ottenga la maggioranza assoluta dei seggi. Una crescita esponenziale del centro renderebbe ardua, se non impossibile, la vittoria dell'accoppiata Bersani-Vendola in Senato, dove per effetto del «Porcellum» il premio si assegna su base regionale. Cosicché sarebbe giocoforza tornare alle larghe intese, sotto il pressing della Merkel e dei mercati...

MONTEZEMOLO E BERLUSCONIMONTEZEMOLO E BERLUSCONI

Questo è lo scenario, davvero interessante per Monti, che si scorge da Palazzo Chigi e da altri punti di osservazione ancora più elevati. Poi, si capisce, le variabili sono parecchie, tutto può succedere. Non è detto ad esempio che il processo di aggregazione al centro superi gli ostacoli e le gelosie, in questi casi inevitabili.

Secondo il finiano Della Vedova stavolta ci sono buone premesse, se non addirittura ottime, dal momento che Montezemolo «sembra orientato a costruire una cosa sola e insieme» con chi già presidia quel crocevia. Ma il rischio della bolla mediatica è perennemente in agguato, grandi chiacchiere nelle redazioni e nei salotti con un seguito deludente nel Paese reale, come spesso capita quando le idee più illuminate sono anche le meno popolari.

VENDOLA BERSANIVENDOLA BERSANI

La campagna elettorale, ricorda giustamente Alfano, è fatta di sangue e sudore, le macchine dei partiti sembrano ancora meglio attrezzate a fronteggiarla nonostante il discredito che li avvolge.

L'incognita maggiore, tra tutte la più imponderabile, si chiama Berlusconi. Ha dato ordine al negoziatore Verdini di abbandonare la trattativa sulla legge elettorale, segno che pure lui scommette sul pareggio grazie all'orrendo «Porcellum». E nel giro stretto di Arcore si sussurra che il Cavaliere sarebbe fortemente tentato dal dare solennemente a Monti il suo appoggio, nonché quello del Pdl; non ora, in gara con Montezemolo e con Casini, ma al momento buono, più sotto elezioni. Cosicché il premier si troverebbe suo malgrado candidato di un vasto fronte, con Berlusconi azionista di maggioranza... Una mossa dagli effetti paragonabili all'elefante nel negozio di cristalleria, capace di mandare all'aria qualunque raffinato progetto.

 

 

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