Giuliano Zulin per “Libero Quotidiano”
Forse anche la Borsa gufa contro Renzi. Ieri mattina il premier ha presenziato al debutto di Ferrari a Piazza Affari e, finché è stato nei paraggi di Palazzo Mezzanotte, il titolo della Rossa soffriva.
Addirittura sospesa per eccesso di ribasso. Soffriva perché tutto il listino era partito male (poi ha chiuso anche peggio con un bel -3,2%) per colpa della Cina e per questioni tecniche legate proprio alla conversione di azioni Fca e di un bond in titoli del Cavallino.
Dopo le 9.30, quando il segretario Pd lasciava Milano, le quotazioni della Ferrari hanno invece iniziato una rimonta degna del miglior Vettel. Giri veloci, sorpassi, problemi con i doppiati, soste rapide ai box e un' ultima curva da urlo che ha spinto l' azione della casa di Maranello a chiudere in testa la prima seduta dell' anno: +0,53%.
Un trionfo. Merito di Renzi che se n' è andato in tempo?
renzi marchionne elkann alla borsa per la quotazione di ferrari
E dire che proprio il premier si era attaccato alla Rossa per tentare di darsi una verniciata di nuovo. L' ultimo mese è stato un po' un calvario per l' uomo che sussurrava alle riforme: gli affari della famiglia Boschi (e di suo padre), i risparmiatori traditi, i rapporti gelidi con la Merkel, il Pil che si è fermato a un +0,8%, l' occupazione che cala, gli aumenti delle tariffe, la ramanzina di Mattarella sulla gestione immigrati... L' elenco è lungo.
Però, ha tentato di giustificarsi ieri Renzi, «i problemi della politica del 2015 non ci sono più. Questo non vuol dire che tutto è stato risolto, ma l' agenda della politica del 2015 era fatta di articolo 18, di stabilità, di riforma costituzionale, di abbassamento dell' Irap: tutte queste cose non riguardano più la politica perché sono state affrontate». A parte che non è nemmeno vero, visto che il taglio Irap è legato alla clausola migranti, sulla quale la Commissione Ue si esprimerà solo a primavera...
renzi marchionne elkann alla borsa per la quotazione di ferrari
Certo è, ha proseguito il capo del governo, che «la politica deve fare ancora molto anche nel 2016: penso alle banche di credito cooperativo, al diritto fallimentare che deve cambiare, alle partecipate, all' agenda digitale. Abbiamo tantissimo da fare, ma con la consapevolezza che l' Italia c' è e non deve aver paura del mondo».
Beh, se questi sono i proclami per far ripartire l' Italia c' è poco da stare sereni.
«Un grande Paese può anche attraversare momenti in cui le cose non vanno, ma poi si ha la forza, la capacità, l' intelligenza di capire che si può ripartire da ciò che siamo, dall' identità della nostra bellezza e della nostra forza», ha esortato il presidente del Consiglio. Peccato che in quasi due anni di governo si sia usciti dalla recessione solo per «fattori esterni», ovvero basso prezzo del petrolio e Quantitative easing della Bce, quindi euro più debole e tassi più bassi.
renzi marchionne elkann alla borsa per la quotazione di ferrari
Questo dà fastidio al premier che anche ieri, rivolgendosi a quanti nelle ultime settimane dicono appunto che «la vitalità del nostro Paese è derivata da fattori esterni», ha voluto sottolineare che il successo mondiale di Ferrari è la prova «che non è così». Gli rode che la ripresina non sia merito suo.
E da buon gufo rampante si è messo in scia della Rossa («una straordinaria occasione per gli investitori»), come se il successo fosse suo e non di Sergio Marchionne. L' unico rosso che può vantare Renzi però è il debito pubblico.
renzi con marchionne e john elkann alla borsa di milano
Il problema è, come ha notato domenica sul Corriere Federico Fubini, che Renzi sembra aver esaurito la sua spinta riformatrice: da pilota si è trasformato in co-pilota, capace solo di sterzare il volante all' ultimo momento per non finire fuori strada. E senza questo scudo - il programma riformatore - si presta all' impallinamento degli avversari interni ed europei.
renzi con marchionne alla quotazione ferrari alla borsa di milano
ferrari alla borsa di milano renzi alla quotazione ferrari alla borsa di milano