Pietrangelo Buttafuoco per il “Fatto Quotidiano”
Il cornuto ha sempre torto. E anche Matteo Renzi - come Silvio Berlusconi - quando si ritroverà tradito, dovrà patire lo svantaggio: essere fatto cornuto e poi mazziato da chi, abbandonandolo, troverà un lavacro. Futti e futti perché Dio perdona tutti, così si dice.
Ape Regina di un' arnia gonfia di ogni miele, Renzi ha fatto di ogni vespa un' ape e viceversa e così ha stretto a sé il miglior favo ma anche lui - pur invincibile, adesso - avrà i suoi Angelino Alfano, i suoi Paolo Bonaiuti, i suoi Sandro Bondi (tornato sotto i riflettori, a seguito di un fattaccio tutto politico e tutto esistenziale).
Ma anche lui, anche Renzi, dunque - pur con l' acqua che oggi gli va per l' orto - diventerà un puzzone. E' il gioco del fotti-compagno, la politica.
Bettino Craxi ebbe i Giuliano Amato. Benito Mussolini, il primo socialista diventato presidente del Consiglio, a compensare ogni Achille Starace che andava a morire per lui, ebbe il tradimento dell' intera Casa Savoia, i cui membri - discendenti compresi - sono secondi solo a Giuda.
I puzzoni vanno a rotazione. Come quelli, così Renzi verrà ripagato della stessa moneta se un Dario Franceschini, dopo aver abbandonato Enrico Letta, e prim' ancora Pierluigi Bersani, arrivando tra i fedelissimi del Giglio Magico - premiato col ministero della Cultura - possa poi partirsene tra i primissimi.
Il cornuto non ha mai scusanti anche se, a volte, il vero tradito è il traditore. Pippo Civati, infatti - già sciarpa littoria della prima Leopolda - buttandosi alle spalle Renzi, non può certo essere considerato un infedele. E non poteva certo passare per voltagabbana Indro Montanelli quando - consumata la rottura con il berlusconismo - da leader morale della destra andava a mietere applausi alla Festa dell' Unità.
E traditi, più che traditori, erano i mugugnatori della Caffetteria di Piazza di Pietra, a Roma: i colonnelli di An sopraffatti dalle mattane pop e amorose di Gianfranco Fini, leader in fuga da Berlusconi ma prossimo alle vicende cognatesche di Montecarlo.
Il cornuto paga pegno perché così decide l' Arcitalia la cui unica regola è ferma all' editto di Curzio Malaparte: "L' arcitaliano non ha paura della legge di natura/ anzi, talvolta, egli corregge/la natura della legge". Già la critica interna s' affuma nella cupa dissolvenza del sospetto, figurarsi certi segni, allora. Maria Elena Boschi, ormai, gioca per se stessa. Non più per Lui.
E gli uomini di Graziano Delrio - ministro alle Infrastrutture, tra i prediletti del premier - non erano presenti all' ultima Leopolda. Il ministro sì, c' era - precettato per assolvere al question time del governo - ma capita che gli eroi dell' età aurorale, come Matteo Richetti, come Simona Bonafè, vivano appannati nel dì di festa.
A differenza dei puzzoni di prima, Renzi - verosimilmente il puzzone che verrà - gioca d' anticipo. Fa della propria cerchia stretta un pozzo recintato affinché la broda acida dell' ingratitudine non strabordi dal fondo.
E lì che Renzi - facendoli controllare da Filippo Sensi, il ministro per la propaganda nell' Happy Regime delle Lepolde - lascia a galleggiare ministri e beneficiati terrorizzati, tutti, nel rilasciare interviste o dichiarazioni perché poi, la visibilità altrui, è pur sempre uno scappare dal secchio. Ma è lì - ed è la natura della legge - che ogni traditore, nel venire allo scoperto, si corregge.
RENZI DALEMA FRANCESCHINI ORLANDO