CAFONALINO ALL’OPERA – LUNGA SERATA PER MELOMANI AL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA: PRIMA LA PRESENTAZIONE DEL SAGGIO DI ALBERTO MATTIOLI, “GRAN TEATRO ITALIA”, CON DAGO, GIANCARLO DE CATALDO, IL SOVRINTENDENTE FRANCESCO GIAMBRONE, FEDERICO FRENI E PAOLO CAIROLI – A SEGUIRE LA PRIMA DEL “GIULIO CESARE IN EGITTO” DI HÄNDEL, DIRETTO DA RINALDO ALESSANDRINI, CON L’ALLESTIMENTO DI DAMIANO MICHIELETTO - ECCO CHI C'ERA – FOTO BY DI BACCO
-Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Estratto dell’articolo di Luca Della Libera per “Il Messaggero”
Finalmente il grande repertorio barocco torna al Teatro dell'Opera di Roma dopo troppi anni d'assenza, ed è un grande successo. Ieri sera è andato in scena Giulio Cesare in Egitto, capolavoro che Händel scrisse a Londra nel 1724.
Lo spettacolo arriva per la prima volta in Italia dopo aver debuttato nel maggio 2022 al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi ed essere andato in scena anche all'Opéra National de Montpellier e all'Opera di Lipsia, teatri che lo coproducono assieme alla Fondazione Capitolina. A firmare l'allestimento è Damiano Michieletto, affiancato da Paolo Fantin per la realizzazione delle scene, Agostino Cavalca per i costumi e Alessandro Carletti per le luci e Thomas Wilhelm per i movimenti coreografici.
Teatro Costanzi gremito, e tra il pubblico il Capo di Gabinetto del Ministero della Cultura Francesco Gilioli, il segretario generale dell'Agis Domenico Barbuto, la direttrice di Rai Cultura Silvia Calandrelli, Marcello Panni, Peppe Vessicchio, Claudio Strinati. Sempre ieri il Teatro ha annunciato che al regista veneziano sarà data carta bianca per la stagione estiva di Caracalla nel 2025, in occasione del Giubileo. Il primo titolo ad essere reso noto è West Side Story di Bernstein.
Poco prima dello spettacolo Michieletto ha partecipato alla presentazione del (bellissimo) libro Gran teatro Italia di Alberto Mattioli, insieme a Roberto D'Agostino, il sovrintendente Francesco Giambrone e Giancarlo De Cataldo.
Michieletto vede Giulio Cesare come un'opera sul destino, visualizzato in scena con un trio di Parche che avvolgono il protagonista con i loro fili, in una situazione dalla quale non riesce a uscire. Gli altri personaggi agiscono alle sue spalle. Tolomeo ambisce al potere e si immerge in una spirale di cinismo, Cleopatra intesse trame e seduzioni, Sesto cerca di vendicare il padre.
[…] Le scelte visive riflettono con coerenza l'idea del regista. Tutto si svolge in spazi vuoti, essenziali, nei quali bastano pochi segni per mettere a fuoco la drammaturgia: i più importanti sono le tre Parche, con i fili rossi, chiamate a tessere la trama della vita e della morte.
Sul podio Rinaldo Alessandrini, vero e proprio punto di riferimento in tutto il mondo per la musica del Sei e Settecento. Al suo debutto (!!) al Teatro dell'Opera, dopo una più che trentennale carriera che lo ha visto dirigere in tutti i continenti, Alessandrini ha offerto una lettura esemplare per adesione agli "affetti" della rigogliosa partitura senza mai cali di tensione e con uno splendido senso del respiro musicale. Sotto la sua guida l'Orchestra del Teatro (con alcuni specialisti dell'ensemble "Concerto italiano") ha suonato benissimo.
In scena tre controtenori, tutti molto bravi e con voci molto diverse tra loro. Raffaele Pe, nel ruolo del protagonista, ha una grande presenza scenica e risolve con grande bravura anche le pagine più virtuosistiche; alcuni momenti sono bellissimi, come la splendida aria "Va' tacito e nascosto", nella quale il regista Michieletto ha trovato un'idea geniale: nella ripetizione della prima parte dell'aria, Cesare costringe Tolomeo a mangiare al suo posto. Carlo Vistoli tratteggia al meglio l'ambizioso Tolomeo: splendida la sua prima aria "di furore", "Empio, sleale, indegno".
Aryeh Nussbaum Cohen, nella parte di Sesto Pompeo, ha una voce molto calda e dolente, in particolare nell'aria "Cara speme" e nel duetto "Son nato a lagrimar" con la bravissima Sara Mingardo come Cornelia. Il soprano Mary Bevan è una Cleopatra dalla voce molto timbrata e luminosa. […]