CAFONALINO - GRANDE CINE-RIMPATRIATA PER FESTEGGIARE L'AUTOBIOGRAFIA DI GABRIELE MUCCINO - I RETROSCENA DELLA SUA VITA VISSUTA TRA CINECITTÀ E HOLLYWOOD, TRA CIAK FORTUNATI E FILM MANCATI COME QUELLO CON AL PACINO, FINO ALLA TELEFONATA CON SEAN CONNERY - AD APPLAUDIRLO GIOVANNI VERONESI E VALERIA SOLARINO, GIOVANNI MINOLI E LA FIGLIA GIULIA, SABRINA IMPACCIATORE E IL PRODUTTORE DOMENICO PROCACCI - FOTO
-Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Valentina Venturi per "Il Messaggero"
Una famiglia del cinema che decide di riunirsi, per festeggiare uno dei suoi componenti più cari. Sarà stata questa la sensazione che Gabriele Muccino ha vissuto nello spazio della Galleria Alberto Sordi dedicato alle presentazioni.
Tanti i protagonisti racchiusi nel volume La vita addosso. Io, il cinema e tutto il resto, scritto da Muccino con Gabriele Niola, appena pubblicato da UTET e presentato ieri dal vivo.
La famiglia che ha voluto salutarlo era di quelle speciali, a cominciare da Sabrina Impacciatore, attrice sodale nonché amica da sempre che ha moderato la presentazione, lasciando trasparire l'emozione e la gioia.
In prima fila Giovanni Veronesi e la compagna Valeria Solarino, Giovanni Minoli e la figlia Giulia oltre a Domenico Procacci della casa di produzione Fandango tra i primi a credere nella bravura di Muccino come regista.
«Se non fosse partita l'idea di un libro intervista da Gabriele - racconta il protagonista - non avrei mai pensato di scrivere la mia biografia. Invece rivedere alcune scene dei miei film mi ha risvegliato i file archiviati dei miei ricordi, un link dopo l'altro che mi ha fatto ritornare alla memoria incontri surreali e anche un po' di fantascienza».
C'erano anche la scrittrice Anna Mittone, l'attore Francesco Scianna e Tiziana Rocca nelle vesti di produttrice. La moglie di Muccino Angelica Russo, in compagnia dei figli, ha tenuto tutto il tempo gli occhi fissi sul marito, felice per la sua soddisfazione.
Nel volume il regista romano che ha esordito con Ecco fatto rivela retroscena della sua vita vissuta tra Cinecittà e Hollywood, tra ciak fortunati e film mancati come quello con Al Pacino, fino alla telefonata con Sean Connery. Una vita che Muccino ha sentito "addosso" da subito, viaggiando tra l'Italia e l'America e sentendosi «un po' Ulisse».