BENKO, IL MILIARDARIO AUSTRIACO CHE VOLEVA "CONQUISTARE" BOLZANO - AL CUORE DELL’INDAGINE CHE HA PORTATO ALL'ARRESTO DI RENÉ BENKO CI SONO I SUOI PROGETTI EDILIZI CHE AVREBBERO DOVUTO CAMBIARE IL VOLTO URBANISTICO DI BOLZANO - GRAZIE A UNA RETE DI POLITICI E IMPRENDITORI IN ITALIA, L'IMMOBILIARISTA RICEVEVA DEI FAVORI, ANCHE CON "L'AIUTO" DELLE MINACCE DEI SUOI SGHERRI AGLI AMMINISTRATORI LOCALI - BENKO, PER PROMUOVERE I PROGETTI, SFRUTTAVA LE SUE CONOSCENZE, COME QUANDO NEL 2016 SI PRESENTO' A BOLZANO CON "L'AMICO" NIKI LAUDA...
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Estratto dell'articolo di Vincenzo Bisbiglia per "Il Fatto quotidiano"
Chi tocca l’immobiliarista multimiliardario austriaco René Benko si fa male. Ne sa qualcosa Georg Dornauer, ormai ex vicegovernatore della regione austriaca del Tirolo, pezzo grosso dell’Spö, il Partito Socialdemocratico austriaco e, da qualche tempo, fidanzato della deputata veronese di Fratelli d’Italia, Alessia Ambrosi, ex leghista, ma ora molto vicina a Giorgia Meloni.
A metà novembre il Kronen Zeitung, principale quotidiano austriaco, ha pizzicato i due – Benko e Dornauer – col fucile in mano durante una battuta di caccia in una delle proprietà tirolesi del magnate. Peccato che il politico avesse il divieto di maneggiare armi per una vecchia sanzione. Risultato: Dornauer si è dovuto dimettere [...]
Tutto ciò è avvenuto nemmeno un mese prima che esplodesse, con gli arresti di martedì, l’inchiesta diffusa per associazione a delinquere – con aggravante dell’intimidazione mafiosa –, corruzione, finanziamento illecito e false fatture che sta sconvolgendo la politica del Trentino Alto Adige.
A capo del presunto sodalizio criminale ipotizzato dalla Procura di Trento – guidata dal procuratore Sandro Raimondi – ci sarebbe proprio Benko, che gli austriaci hanno da tempo soprannominato Der Ösigarch, l’osigarca (gioco di parole tra oligarca e österreichisch, “austriaco”). D’altronde nel 2020 Forbes lo indicava come il terzo uomo più ricco d’Austria, dietro il fondatore di Red Bull, Dietrich Mateschitz, e il patron delle slot-machine e fondatore di Novomatic, Johann Graf.
Benko, per il quale i pm trentini hanno chiesto l’arresto, è ancora a piede libero a Innsbruck. Ma le accuse sono gravi e alcuni dei presunti sodali già ai domiciliari. Per gli inquirenti, Benko sarebbe il capo di un sodalizio “rappresentato in Italia e strettamente coordinato e collegato” con il commercialista altoatesino Heinz Peter Hager, di fatto eterodiretto, che teneva insieme all’imprenditore Paolo Signoretti i rapporti con la politica locale e aveva il compito di portare avanti, attraverso pagamenti e “intimidazioni”, le presunte “speculazioni edilizie” a Bolzano e nel resto della regione.
Facevano parte dell’ipotizzata associazione criminale, secondo i pm, anche l’ex senatore trentino Vittorio Fravezzi – che orbitava nell’area più centrista del Pd e poi nel Psi – e un giovane giornalista Lorenzo Barzon, consigliere personale del sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi (estraneo all’inchiesta) e indicato dai pm come uomo di fiducia di Hager.
Qual era il fine di questa organizzazione? Leggendo le 96 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare emerge come l’inchiesta dei pm segua il filo tracciato dal reportage del 21 giugno 2018, pubblicato dal Fatto a firma di Ferruccio Sansa, dal titolo “Vendesi Bolzano – Il magnate austriaco e 700 milioni di cemento”. Il focus dell’indagine è quello: i progetti edilizi che avrebbero dovuto cambiare il volto urbanistico del capoluogo altoatesino.
Per primo il WaltherPark, 120 mila metri quadrati di superficie in pieno centro. L’altro è il Gries Village: 10 palazzine, 130 appartamenti, 35 mila metri cubi complessivi. E poi il parcheggio dell’ex falegnameria Cattoi a Riva del Garda, circa 7 mila metri cubi, e la riqualificazione dell’ex Hotel Arco, ad Arco di Trento. Progetti che Der Ösigarch cercava di promuovere mediaticamente anche grazie alle sue conoscenze vip. Come quando nel 2016 si presentò a Bolzano, fotografi al seguito, con il suo “caro amico”, l’ex pilota di Formula 1 Niki Lauda, scomparso poi nel 2019.
[...] Diversi i politici nella rete di Benko e dei “colonnelli” Hager e Signoretti. Fravezzi su tutti, che finito il mandato a Roma si è reinventato consulente delle società di Hager, per i pm “soggetto indispensabile per gestire i rapporti coi pubblici amministratori, in grado di ottenere, anche con velate minacce, il superamento della ritrosia di amministratori che rilevavano l’anomalia e l’illiceità delle attività proposte e delle condotte loro richieste”.
E poi Cristina Santi, sindaca leghista di Riva del Garda, e i dem Alessandro Betta (sindaco di Arco) e Luca Zeni (consigliere provinciale) che per i pm si erano fatti pagare la campagna elettorale presso la società Positivo Srl di Daniel Fishman, scrittore e saggista anche lui indagato, già spin doctor di politici come Stefano Bonaccini, Letizia Moratti e il fresco ex ministro Raffaele Fitto. I pm sottolineano che “a Fishman si deve la sollecitazione, con petizioni online, per lo svolgimento di elezioni primarie nel Pd”, per le Provinciali 2020 e le Politiche 2022.
Non solo mazzette, pressioni e autorizzazioni urbanistiche “aggiustate”. Il Fatto già nel 2018 aveva anche raccontato la storia umana simbolo dell’inchiesta, quella degli anziani coniugi Maria Gabriella Cecchelin e Bruno Lorenzi, decisi a non abbandonare la loro abitazione di via Garibaldi per fare spazio al WaltherPark: per i pm fu il presunto asservimento al sodalizio della funzionaria bolzanina Daniela Eisenstecken a far approvare, nel 2019, la concessione in commissione edilizia.
Come un novello generale Radetzky, Benko guardava anche più a sud. A Verona, ad esempio, la città della deputata Ambrosi (estranea all’inchiesta). Tra gli indagati c’è infatti Ilaria Segala, assessora all’Urbanista ai tempi del sindaco di centrodestra, Federico Sboarina (estraneo all’inchiesta): per i pm, il sodalizio avrebbe truccato anche la riqualificazione della stazione di Verona Porta Nuova, motivo per il quale è indagato anche l’Ad di Fs Sistemi, Umberto Lebruto.
Potere dei soldi. Eppure secondo i media austriaci, Benko è in bancarotta. A novembre 2023 ancora il Kronen Zeitung scriveva che la sua cassaforte, la Signa Holding, aveva dichiarato fallimento per un debito di 10,3 miliardi di euro mentre Benko, costretto dagli azionisti a dimettersi, era “indagato in Austria, Germania e Italia per bancarotta e riciclaggio”.
I guai di Benko in Austria d’altronde sono iniziati con l’Ibiza Gate, lo scandalo giudiziario che ha travolto, fino alla caduta, il governo dell’allora cancelliere Sebastian Kurz. Benko non era direttamente coinvolto, ma fu tirato in ballo – notano anche i pm – dalla deposizione del segretario generale del ministero delle Finanze austriaco, Thomas Schmid, il quale affermò che Benko finanziava diversi partiti, tra cui l’Fpö, la sigla di estrema destra a cui faceva riferimento l’allora vicepresidente Heinz-Christian Strache. Accuse che il magnate ha respinto pubblicamente e davanti ai pm di Vienna.