UNA MANGIATOIA CHIAMATA GRANDI OPERE – IN ARRIVO UNA ROGATORIA COL VATICANO PER CONTROLLARE IL CONTO ALLO IOR DI MONSIGNOR GIOIA, LEGATISSIMO AI PEROTTI – L’INTERESSAMENTO DEL PRELATO ALL’EREDITÀ DI PEROTTI SENIOR

Antonio Massari e Davide Vecchi per il “Fatto Quotidiano

  

 I movimenti del deposito bancario acceso allo Ior da monsignore Francesco Gioia potrebbero rivelare un nuovo capitolo dell’inchiesta Sistema che lunedì 16 marzo ha portato in carcere il super burocrate Ercole Incalza, l’imprenditore collezionista di incarichi Stefano Perotti e ai domiciliari due loro collaboratori.

STEFANO PEROTTI A COLLOQUIO CON ANTONINO SCIACCHITANO E FRANCESCO CAVALLOSTEFANO PEROTTI A COLLOQUIO CON ANTONINO SCIACCHITANO E FRANCESCO CAVALLO

 

Gli estratti conti della banca vaticana sono stati sequestrati durante le perquisizioni nell’abitazione dell’ex arcivescovo di Camerino e sono ora al vaglio degli inquirenti che si muoveranno ora per chiedere l’intera documentazione all’istituto di credito Ior presentando una rogatoria internazionale a Città del Vaticano. Il monsignore non è indagato ma ha un rapporto di antica e profonda amicizia con Massimo Perotti, padre di Stefano, e poi con l’imprenditore stesso, come del resto si evince facilmente dagli atti dell’inchiesta svolta dai magistrati della procura di Firenze Giuseppina Mione, Giulio Monferini e Luca Turco, con i carabinieri del Ros.

  

 GIOIA nel tempo si era legato più Stefano che con Perotti senior. Da quanto emerge dalle carte, infatti, il prelato già delegato pontificio per la Basilica del Santo a Padova, si era attivato per trovare voti per Maurizio Lupi e aveva chiesto l’assunzione del proprio nipote al dominus delle infrastrutture, Incalza, ottenendola. In un proficuo scambio di favori dunque Perotti il 4 gennaio 2014 si rivolge a Gioia per tentare di risolvere un problema che gli sta creando un prete.

Monsignor GioiaMonsignor Gioia

 

Don Albino Bizzotto aveva convocato i fedeli presso la stazione Agip allo svincolo di Bassano sud per protestare contro l’autostrada Pedemontana Veneta, opera della quale, inutile dirlo, Perotti era direttore dei lavori. Sarebbe meglio fermare la protesta, ma Gioia non può nulla: Bizzotto non è tipo da lasciarsi intimidire. Contattato dal Fatto il prete spiega di “non essere mai stato effettivamente contattato”, dice don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati costruttori di pace. “Ma mi conoscono bene, sanno che sarebbe stato inutile: io mica chiedo il permesso, se penso che una cosa è giusta da fare io la faccio e tentare di fermare quell’inutile opera era ed è una cosa giusta”, aggiunge.

   

Monsignor GioiaMonsignor Gioia

NON SEMPRE l’intervento del prelato va a vuoto. Anzi. Solitamente riesce sempre a esaudire i desiderata di quanti si rivolgono a lui. Perotti in primis. A inizio febbraio l’imprenditore scopre che suo padre Massimo (residente a Lugano) ha intenzione di ripartire il suo ingente patrimonio – contanti e proprietà custodito tra Brasile, Paraguay e Svizzera – tra i suoi tre figli di primo letto e un quarto figlio avuto in seconde nozze, “in un contesto familiare caratterizzato da forti contrasti con la seconda moglie”, annotano gli inquirenti.

 

Il problema è semplice, lo spiega lo stesso Perotti parlando al telefono con il fratello: “Così lei sfila il 40%” delle proprietà, lui “si tiene il 60 e lo distribuisce tra noi tre ed una quota se la tiene per lui per campare ... quindi dai conti verrebbero 2 milioni a testa”. Per Stefano Perotti, invece, per “fregare” la donna c’è una soluzione diversa: “Far sparire tutto, cioè un’alternativa potrebbe essere quella di dire ‘intesti la società’ ai figli e l’hai fregata perché non entra nell’asse ereditario”. La differenza è spartirsi 8 o 12 milioni di euro.

   

 

Monsignor gioia con le organizzatrici dell eventoMonsignor gioia con le organizzatrici dell evento

IL PADRE non fregherebbe mai la seconda moglie quindi deve essere a sua volta convinto. “Se glielo diciamo noi – dice Perotti al fratello – è un problema... sto pensando di fare due chiacchiere con Francesco se eventualmente glielo può suggerire lui”. E, infatti, il 9 febbraio Perotti va a casa di monsignor Gioia. La mattina successiva impartisce a una sua collaboratrice l’ordine di organizzare un viaggio a Lugano per il prelato. Il 12 febbraio di prima mattina Gioia parte ma è costretto a telefonare a Perotti perché non si ricorda più bene cosa deve dire al padre Massimo: “Rinfrescami il discorso”.

 

L’imprenditore non si fa pregare: “Ma guarda ... se intestasse probabilmente ai futuri eredi la società... forse risolverebbe il problema di dover passare attraverso un accordo con lei... mettigliela come un ragionamento tuo perché non vorrei che pensasse”. A Gioia torna la memoria: “Il mio obiettivo è buttar fuori lei”. Alle 16 il monsignor contatta ancora Perotti. “C’è della gente e non posso parlare è andato tutto bene però eh... poi ti do i particolari”. I due si vedranno quella stessa sera.

 

val12 lorenzo cesa monsignor gioiaval12 lorenzo cesa monsignor gioia

Anche Gioia chiede favori a Perotti. L’assunzione del nipote, ma anche un aiuto per i fratelli Navarra della società Italiana Costruzioni. “Sono qui con uno dei fratelli Navarra... dobbiamo dargli una mano... per introdurli lì presso il responsabile... lo facciamo non per telefono”, si premura il monsignore. Il “responsabile”, secondo gli inquirenti, è Antonio Acerbo, all’epoca manager della società Expo e a sua volta legato a Perotti. Una giostra di rapporti e favori di cui magari potrebbe esservi traccia anche in quel deposito presso lo Ior.

 

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