CON QUESTA OPPOSIZIONE, LA MELONI RESTA 20 ANNI A PALAZZO CHIGI – DOPO L’UCRAINA E IL REFERENDUM, SCHLEIN E CONTE SI DIVIDONO PURE SULLE NOMINE RAI - ELLY SCHLEIN SCEGLIE L’AVENTINO MENTRE M5S E AVS VOTANO IL NUOVO CDA - CONTE REPLICA ALLE ACCUSE DEM DI AVER ROTTO IL FRONTE DELL’OPPOSIZIONE: “CHI NON VUOLE OCCUPARE LE POLTRONE IN RAI, DICA AI SUOI “USCITE FUORI DALLA RAI E ABBANDONATE LE POLTRONE” - PADELLARO: “QUALCOSA NON FUNZIONA PIÙ TRA I DUE MAGGIORI AZIONISTI, PD E M5S”
Antonio Padellaro per “il Fatto quotidiano” - Estratti
(...)
C'è uno strano clima che potrebbe generare un qualche, forse infondato, sospetto. Che, per esempio, chi siede sui banchi dell’opposizione, all’opposizione non si trovi tutto sommato malaccio. Lungi da noi la congettura che alle elezioni politiche del 2022 il centrosinistra abbia fatto in modo di perdere. Anche se, certo, in quello schieramento si ha l’impressione che nessuno (e segnatamente il Pd di Enrico Letta) si sia dannato l’anima per cercare di vincere.
Un altro interrogativo riguarda la possibilità che l’opposizione stia cercando, realmente, di costruire una solida alleanza politica, e non solo numerica, in modo da tornare a vincere nel prossimo round quando sarà. Alla formula abbastanza iettatoria del “campo largo” ora, troppo spesso, si sostituisce quella del “solco largo” (copy Paolo Mieli).
Accantonato al momento il problema legato all’ospite indesiderato Matteo Renzi, qualcosa non funziona più tra i due maggiori azionisti, Pd e M5S. Che hanno marciato separati sul referendum per abbreviare i tempi della cittadinanza (ha firmato la Schlein ma non Conte) e si sono divisi sulle nomine Rai (votate da Conte ma non dalla Schlein). Viene in mente Leopardi (“e il naufragar m’è dolce in questo mare”) ma forse siamo noi a non aver capito le sottili strategie sottese.
RICCARDO MAGI - GIUSEPPE CONTE - ANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - FOTO LAPRESSE
RAI, C’È IL NUOVO CDA CON IL VOTO DEL M5S (E IL PD LO ACCUSA) ROSSI SARÀ L’AD
A. Bac. per il “Corriere della Sera” - Estratti
La Rai ha un nuovo consiglio di amministrazione a un anno e mezzo dall’insediamento, alla sua guida, di Roberto Sergio che prese il posto del dimissionario Carlo Fuortes. Questo dunque è davvero il primo board targato Meloni. E infatti al suo vertice c’è Giampaolo Rossi, uomo di fiducia della premier, fino a ieri direttore generale e plenipotenziario a Viale Mazzini.
GIUSEPPE CONTE - NICOLA FRATOIANNI - ANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - - RICCARDO MAGI - FOTO LAPRESSE
Il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, lo ha indicato con Simona Agnes, come consigliera. Il Parlamento, a propria volta, ha fatto le proprie scelte. Dopo l’Aventino proclamato dal Pd, cui hanno aderito Italia viva e Azione, ma non il M5S e Avs, non ci sono stati altri colpi di scena.
In mattinata la Camera ha scelto Federica Frangi (FdI) e Roberto Natale (Avs), mentre il Senato ha votato Antonio Marano (Lega) e Alessandro di Majo, che andranno ad aggiungersi a Davide Di Pietro, eletto dai dipendenti a novembre. Molte le assenze in Aula, ma non tali da ribaltare il risultato.
conte fratoianni bonelli schlein magi
(...)
Intanto il campo largo si ritrova spaccato. Ieri sono volate accuse reciproche. «Il campo largo non esiste — dichiara tranchant il leader di Europa verde Angelo Bonelli —.
Perché se esistesse avremmo una situazione differente. Noi non riteniamo saggio lasciare a TeleMeloni il controllo del cda». Sul punto interviene Carlo Calenda di Azione: «M5S e Avs si sono andati a negoziare col governo i due posti che spettano all’opposizione. Non è solo sulla Rai. Pochi giorni fa è stato votato il rifinanziamento delle missioni internazionali. Di nuovo M5S e Avs si sono astenuti. Il problema che pongo al Pd è: come si costruisce un’alternativa in questo modo?».
La segretaria dem Elly Schlein ribalta l’accusa di aver rotto il fronte con la scelta dell’Aventino: «Il Pd è rimasto sulla posizione che era di tutte le opposizioni fino a ieri.
Noi rimaniamo coerenti con l’idea che sia sbagliato rinnovare un cda che sostanzialmente è già fuori legge perché il Media Freedom Act europeo è un regolamento già entrato in vigore».
«Se anche il M5S avesse tenuto la stessa linea — rincara Maria Elena Boschi per Iv — oggi la maggioranza sarebbe in difficoltà, invece loro hanno preferito fare accordi con il centrodestra per i posti nel cda». A ribattere è Giuseppe Conte per il M5S: «Il cda non è una poltrona — spiega —. Sono funzioni di controllo e vigilanza».
Poi affonda il colpo: «Chi non vuole occupare le poltrone in Rai, dica ai suoi “uscite fuori dalla Rai e abbandonate le poltrone”». Per Conte, la riforma della governance della Rai non si può fare in tempi rapidi, dunque serve vigilare sulla maggioranza in cda. E al cda augura buon lavoro il sindacato Usigrai auspicando che si arrivi a una riforma che rispetti il Media Freedom Act. Esulta il sindacato di destra UniRai, guidato da Francesco Palese.
A Viale Mazzini sarebbe già pronto il cambio di scatoloni tra Roberto Sergio, dg in pectore e Giampaolo Rossi, neo ad. I pacchi sono di buon auspicio, motteggia qualcuno, alludendo al successo di Affari tuoi .
giuseppe conte elly schlein genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti magi conte bonelli schlein fratoianni