“LA BUCA PER SEPPELLIRE IL PRIMO BAMBINO L’HO FATTA CON LE MIE MANI IN DIECI MINUTI” – IL RACCONTO HORROR DI CHIARA PETROLINI, LA 21ENNE CHE HA PARTORITO DUE NEONATI E LI HA TUMULATI NEL GIARDINO DI CASA A TRAVERSETOLO, IN PROVINCIA DI PARMA: “HO PROVATO A SCUOTERLO PER VEDERE SE RESPIRAVA, MA ERA MORTO. L’HO AVVOLTO IN UNA SALVIETTA E MI È PASSATO PER LA TESTA DI METTERLO NEL GIARDINO. PERCHÉ NON L’HO DETTO A NESSUNO? MIA NONNA NON STAVA BENE E AVEVO PAURA DEL GIUDIZIO DELLA MIA FAMIGLIA E DELLE PERSONE…”
Estratto dell’articolo di Alessandro Fulloni per il “Corriere della Sera”
Mattina del 10 settembre scorso. Il secondo interrogatorio della studentessa ventunenne Chiara Petrolini è in una stanza della Procura di Parma, nel centro storico della città ducale, a cinquecento metri dalla Cattedrale. Sulla giovane, pende l’accusa di omicidio volontario: subito dopo averlo partorito il 7 agosto — prima di partire per gli Usa in vacanza con i genitori — avrebbe ucciso suo figlio, seppellendolo nel giardino della villetta in cui vive con la famiglia a Traversetolo, ai piedi dell’Appennino.
Ma ora quel colloquio con gli ufficiali della polizia giudiziaria s’inquadra in «una svolta clamorosa». Anzi: è il «traguardo investigativo» […]
La ventunenne deglutisce, poi comincia a raccontare: «La scorsa volta — otto giorni prima, l’8 settembre — mi avete chiesto se avevo già partorito in passato e ho risposto di no. In realtà sì. Un anno e mezzo fa, a maggio, ho partorito». Un lungo respiro, poi riprende: «Solo che il bambino non era nato vivo — sostiene — quindi l’ho sepolto nel mio giardino, come questa volta».
Allora lo aveva avvolto «con una salvietta». La buca: «l’ho fatta io con le mani», in «dieci minuti, non di più».
«Anche lì», anche un anno e mezzo fa, «non avevo detto niente a nessuno perché era un periodo un po’ pesante per la mia famiglia e poi perché avevo sempre paura del giudizio della mia famiglia e delle persone». L’atmosfera «era pesante perché c’era mia nonna che non stava bene e io l’accompagnavo sempre a fare le cure e dire una così mi sembrava un peso in più».
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«[…] non ho chiamato nessuno perché avevo paura. E quindi poi ho tenuto tutto dentro. Quando è successo la seconda volta speravo che non riaccadesse, solo che non riuscivo a dirlo e quindi è successo tutto».
Le chiedono di spiegarsi meglio: «La seconda volta?». «Sì, anche la prima: ma la prima non me l’aspettavo perché non ero neanche fidanzata». Chiarisce di aver concepito il piccolo con Samuel, l’ex compagno, assistito da Monica Moschioni, ignaro delle due gravidanze, con cui si era «già lasciata quando il bimbo era nato».
La pm la incalza: perché racconta tutto ora? Sia sincera almeno una volta... Chiara replica: «È giusto che io racconti», spiega anche di sapere «cosa avete trovato» il 7 settembre.
Sui resti del bimbo partorito nel maggio 2023 […] Il parto «è avvenuto di notte, in camera mia. I miei non c’erano, non ricordo dove fossero andati. Quel giorno non ero andata dal bambino — lavorava come babysitter — perché avevo mal di schiena e non mi alzavo dal letto».
Il tutto «è durato poco. Quando è nato, ho provato a scuoterlo per vedere se respirava, ma era morto e allora mi è passato per la testa di metterlo nel giardino». In casa «non c’era nessuno», saranno state «le nove, non notte fonda». Di sicuro era buio, fuori e dentro Chiara.
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