I GIOIELLI DI PIAZZA DI SPAGNA - DIAMANTI ROSA, RUBINI, ZAFFIRI: NEL SALOTTO DEGLI ANGIOLILLO C’ERA UN TESORO - MA NELLA COLLEZIONE MANCANO ALCUNE PIETRE PREZIOSE: DA CHI SONO STATE TRAFUGATE? E PERCHÈ A SETTEMBRE INIZIERA’ UN PROCESSO? - IL LIBRO DI GIOVANNA RUGGIERO
DAGOREPORT
GIOVANNA RUGGIERO AUTRICE DEL LIBRO SUGLI ANGIOLILLO
Il libro, scritto dalla giornalista Giovanna Ruggiero e pubblicato da Falco Editore, tratta dei gioielli di Piazza di Spagna: rarissimi diamanti, rubini, zaffiri e smeraldi acquistati nel tempo dal senatore Renato Angiolillo e indossati dalla seconda consorte Maria Girani in Angiolillo fino al 2009, anno della sua morte.
Notizie di cronaca giudiziaria che, inevitabilmente, si sono intrecciate con storie familiari, di figli segreti, amanti, prime e seconde mogli e personaggi di quel salotto a Trinità dei Monti che ha visto entrare ed uscire, per far visita alla “regina dei salotti romani”, uomini come Gianni Agnelli, Giulio Andreotti, Massimo D'Alema, Gianfranco Fini, Francesco Rutelli, Marcello Pera, Fausto Bertinotti, Lamberto Dini, Carlo Azeglio Ciampi, Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano.
LIBRO SALOTTO E POTERE - RENATO E MARIA ANGIOLILLO
E poi ancora i cardinali Agostino Casaroli, Camillo Ruini e Giovanni Battista Re, i giornalisti Bruno Vespa, Carlo Rossella, Fabrizio Del Noce, Ferruccio de Bortoli, Stefano Folli, Luigi Bisignani, i politici Vincenzo Visco, Cesare Salvi, Vannino Chiti, Pierluigi Bersani, Giulio Tremonti, Altero Matteoli, Giuseppe Consolo e Mario d'Urso. E non è finita.
Ci sono ancora, solo per restare in ambito italiano l'immancabile Gianni Letta, Walter Veltroni e Cesare Romiti. Persino il leghista Umberto Bossi. In quel salotto, politicamente bipartisan, dove è stata scritta la storia della Prima e della Seconda Repubblica italiana, definito il “santuario che vale più di mille palazzi ufficiali”, dove predominava l'arte della mediazione, dove si decidevano i direttori dei giornali italiani, «dove personalità della politica, della finanza, del giornalismo e qualche volta dello spettacolo si scambiano idee e analizzano la situazione italiana», raccontava la stessa donna Maria, non potevano mancare i due ex premier, Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Il salotto di Piazza di Spagna non era accessibile a tutti.
IL PINK DIAMOND DELLA ANGIOLILLO
Era il “salotto del potere” dove per anni si sono fatte e disfatte alleanze politiche, dove le regole del cerimoniale erano invalicabili, come rispettare l'orario. Eppure qualcuno ha rimediato qualche brutta figura. Si racconta infatti che l'allora ministro dell'Industria Romano Prodi sbagliò data, si presentò al villino Giulia con ventiquattro ore di anticipo e donna Maria lo ricevette in vestaglia. L'hobby principale di Maria Angiolillo era quello di organizzare colazioni di lavoro dedicate ad un evento. Dagli inizi degli anni sessanta quasi tutto il jet set nazionale ed internazionale ha partecipato agli “attovagliamenti” dell'elegantissima signora Maria, amica intima di Francesco Bellavista Caltagirone, nonché moglie di Renato Angiolillo, uomo molto potente e vicino alla CIA dopo la Seconda guerra mondiale.
L'accesso agli eventi era riservato ai soli vip, ma «per me sono solo amici» affermava nelle interviste la padrona di casa. Le cene erano sempre per 30, al massimo 36 invitati. I tavoli erano tre, da dodici posti ciascuno, battezzati Alba e Meriggio, i più graditi, e Tramonto, il meno ambito dai commensali. I camerieri? Solo quattro e il cuoco della serata, per anni, arrivava dal palazzo della principessa Isabella Colonna, definita la leggendaria “arcipapessa”, da cui Maria Angiolillo aveva appreso le regole per gestire il salotto.
L'importante era “non farsi nemici”, che seguiva alla regola principale: non fare pettegolezzi. Maria-Saura amava intrecciare l'alta finanza con la politica e la politica con la grande impresa Made in Italy. Così il nome di Maria Angiolillo comparve in vicende giudiziarie legato a quelli di Licio Gelli, ex capo della Loggia P2, di Roberto Calvi, responsabile del crack del Banco Ambrosiano, di Bruno Tassan Din, ex direttore generale del Gruppo editoriale RCS, ossia Rizzoli-Corriere della Sera.
Un nome, quello della Angiolillo, legato anche ai Caltagirone e a Sergio Alberto Aleotti, titolare del gruppo farmaceutico Menarini, la più grande azienda italiana nel mondo. Parliamo di personaggi che hanno fatto la storia d'Italia, componenti della cosiddetta Roma inciuciona di un tempo, che anche in epoca moderna hanno fatto chiacchierare.
Renato Angiolillo riceve il #22Trofeo dOro#22 -IL TEMPO-
Come? Attraverso Dagospia, la spina nel fianco di Maria Angiolillo, il sito di notizie online più cliccato d'Italia, che ha paparazzato per anni, attraverso gli scatti del mitico Umberto Pizzi, gli ospiti di quel salotto fino all'ultimo giorno. Come non ricordare il racconto di quella cena, prenatalizia, a dicembre del 2008, quando per la prima volta a Trinità dei Monti mancò a tavola Gianni Letta. «Non è possibile – scriveva Dagospia – domani nevica in Africa». E poi si narrava dei presenti: Mauro Masi «il potentissimo di Palazzo Chigi già capo di gabinetto di D'Alema», e il debutto in quella stessa sera del ministro della Giustizia Angelino Alfano accompagnato dalla consorte.
All'ingresso di casa Angiolillo si presentò quella sera anche Lucia Annunziata, Cesara Buonamici, Pippo Baudo e il professore Giuseppe Consolo. In questo ambiente si colloca la storia dei gioielli di Piazza di Spagna, il tesoro di Renato Angiolillo, storico fondatore ed editore del quotidiano Il Tempo, molto amico dell'America e del Vaticano.
Un tesoro sempre indossato dalla seconda moglie del senatore, Maria Girani, di fatto “bigama” e con un figlio segreto, la cui morte nell'ottobre del 2009 fu omaggiata di un minuto di silenzio alla Camera dei deputati. Gioielli dal valore di milioni e milioni di euro sui quali si è aperta una disputa ereditaria tra i discendenti del senatore e quelli della seconda moglie. I due coniugi, senza una loro prole, entrambi deceduti lui nel 1973 e lei nel 2009, avevano avuto figli da precedenti unioni.
Il nipote del senatore, Renato Angiolillo jr, una volta resosi conto a fine 2009 che mancavano i preziosi dal valore quasi inestimabile, di esclusiva proprietà del nonno paterno, si rivolgeva alla magistratura con un esposto che il suo avvocato penalista, Luigi Iosa, depositava alla procura della Repubblica di Campobasso nel gennaio del 2010. Nella denuncia si descrivevano le diverse pietre preziose che mancavano all'appello.
Un tesoro tra cui spiccava un diamante rosa, il Princie Diamond, da 34.65 carati del valore di parecchi milioni di euro. Basti pensare che nel novembre 2010 una pietra simile, da 24.78 carati, fu battuta dalla casa d'aste Sotheby's per 47milioni di dollari - circa 33 milioni di euro - facendo registrare il record mondiale per l'acquisto di un diamante. Marco Oreste Bianchi Milella, figlio di primo letto di Maria Girani, interpellato subito dopo la morte della mamma dagli eredi del senatore Renato Angiolillo, diceva di essere all'oscuro di tutto e di non sapere nulla dei preziosi.
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Da qui nasce la complessa storia, una vicenda giudiziaria dove non c'è margine per immaginazione o commenti, dove a parlare sono gli atti investigativi, racchiusi in otto faldoni per un totale di circa 4.500 pagine. A settembre 2014 inizierà il processo penale per appropriazione indebita e ricettazione di pietre preziose. I due imputati sono Marco Oreste Bianchi Milella e Louis Hervé Fontaine, noto gemmologo svizzero residente a Montecarlo.