“NELLA SCUOLA VEDO COSE CHE VOI UMANI NON POTETE NEMMENO IMMAGINARE” - TINA GESMUNDO, LA PRESIDE DI BARI CHE HA APERTO LE VALVOLE SULLO STATO IN CUI VERSA LA SCUOLA, NON INDIETREGGIA: “NON POSSO FAR FINTA CHE VADA TUTTO BENE. CI SONO STUDENTI CHE PRENDONO IN GIRO I RAGAZZI PIÙ FRAGILI, CHI FA FOTO AI PROFESSORI E I GENITORI MINIMIZZANO. MI RIFIUTO DI CREDERE CHE IL NOSTRO FUTURO SIANO QUESTE PERSONE. PARLO DI TEPPISTI, CON BUONA PACE DI FAMIGLIE ALTOLOCATE CHE NON VOGLIONO CHE SI PARLI COSÌ DEI LORO FIGLI…”
Estratto dell'articolo di Enrico Filotico per www.corriere.it
Tina Gesmundo, dirigente del liceo scientifico Gaetano Salvemini di Bari, è finita alla ribalta della cronaca nazionale dopo il suo intervento nel corso dell’open day tenutosi domenica scuola.
La dirigente scolastica ha presentato la scuola, mettendo l’accento sul ruolo delle famiglie e sui tanti problemi con cui oggi i docenti devono confrontarsi. E sottolineato il fatto che non era lì per convincere a iscrivere i ragazzi al suo istituto, perché lei non vende il detersivo.
Preside, non sarebbe stato più comodo fare un open day come tutti gli altri? Si sarebbe risparmiata qualche critica.
«Io sono al mio ultimo anno di presidenza. Per 23 anni sono stata docente di latino e greco al liceo Orazio Flacco di Bari e da 18 anni sono una dirigente scolastica. Ho formato generazioni di studenti. Oggi vedo cose nuove, non posso fare finta che tutto vada bene. Penso che la scuola sia rimasta l’ultima delle grandi agenzie educative, non c’è bisogno che ci dicano che i genitori stanno affidando alla scuola una loro incapacità educativa»
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«Nelle prime abbiamo dei segnali di disfunzioni, penso alle fotografie ai professori. C’è chi prende in giro i ragazzi più fragili o altri che fanno le foto alle targhe delle macchine dei docenti, penso che questo sia un profilo nuovo. Almeno per la mia scuola».
È per questo che ha chiesto alle famiglie maggiori attenzioni?
«Consentitemi una battuta, io vedo cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare. Ci sono genitori che davanti ai figli che fotografano le auto dei docenti hanno risposto “lo facevano anche alla scuola media, non c’è nulla di particolare”. Io mi rifiuto di credere che il nostro futuro siano queste persone».
Si è inaridito il rapporto umano tra i ragazzi?
«Sì, lo capisco dal fatto che anche gli alunni del quinto anno fanno fatica a comprendere i ragazzi più giovani. Vediamo ogni giorno persone di 14 anni che non ottengono la sufficienza in qualche prova o vengono bocciati, diventare vittima di offese da parte di coetanei. Non si può. Ecco perché parlo di teppisti, con buona pace di famiglie altolocate. I genitori poi si scandalizzano perché non vogliono che si parli così dei figli. Non esistono quartieri di qualità, esistono le scuole di qualità».
Le famiglie hanno derogato il ruolo educativo alla scuola?
«All’80% sì. Io capisco che i genitori lavorino, però poi i figli crescono da soli. Ecco perché ho parlato delle Rsa. […] Al Sud abbiamo una tradizione di cura delle debolezze che va preservata».
Secondo lei ci sono troppe aspettative verso gli alunni?
«I figli della Bari bene vengono con l’idea che chi si iscrive al corso Cambridge possa fare i viaggi d’istruzione, cosa che io non consento. Non possiamo pensare di fare le crociere o esperienze all’estero se nella stessa classe ci sono ragazzi che arrivano da famiglie con problemi a pagare le bollette. Io credo che qualcuno debba dire queste cose. E ancora, dobbiamo considerare che l’80% degli studenti che si iscrivono al liceo scientifico sportivo poi non diventano Sinner o qualche altro calciatore di fama. Noi dovremmo essere più equilibrati».
Ha detto che alcuni esponenti della politica hanno raccomandato dei genitori.
«[...] non si parla di raccomandazione sulla valutazione finale. Mi contattano per agevolare i ragazzi in fase di iscrizione al Salvemini, o c’è chi chiede una corsia preferenziale per avere i colloqui con me. Mi ha scritto un assessore regionale su whastapp per annunciarmi l’arrivo di una mamma. Si manda una mail e ci incontriamo, nessuno attende più di una settimana».
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