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LA POLIZIA SPARA, FATEVENE UNA RAGIONE - QUESTA È LA LINEA DEI 5 STELLE DAVANTI A UNA RISOLUZIONE APPOGGIATA DA PD, LEU, ITALIA VIVA, FORZA ITALIA, LEGA E FDI CHE CRITICA LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI A HONG KONG. CASALEGGIO E DI MAIO ORMAI SONO PIÙ CINESI DI UN PORCELLINO IN AGRODOLCE. ''PIUTTOSTO, GUARDIAMO IN CILE'', DICE IL CAPOGRUPPO GRILLINO IN COMMISSIONE ESTERI. GIUSTO, QUELLI NON HANNO UN EURO DA INVESTIRE NELLA CASALEGGIO ASSOCIATI
Federico Capurso per “la Stampa”
davide casaleggio luigi di maio
Il Movimento 5 stelle non ne vuole sapere nulla di Hong Kong e degli scontri tra la politica e i manifestanti che da mesi protestano contro il governo filo-cinese.
«Non ci occupiamo di questioni interne di altri Paesi», è la risposta del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Un atteggiamento ripreso in Parlamento dai deputati M5S della commissione Esteri. Si rifiutano, infatti, di firmare una risoluzione - presentata da Maurizio Lupi e appoggiata da Pd, Leu, Italia Viva, Forza Italia, Lega e FdI - che impegna il governo a «verificare, nelle sedi internazionali, l' eventuale violazione dei diritti umani», a chiedere il rilascio del visto dell' attivista Joshua Wong e ad allinearsi agli «impegni presi dal Parlamento Europeo», favorendo la scarcerazione «dei manifestanti arrestati durante le proteste».
I Cinque stelle, però, chiudono gli occhi. Il capogruppo in commissione del Movimento, Pino Cabras, è il primo a frenare: «Vogliamo prima ragionare, aspettare. Magari è come per il bombardamento in Siria, che si diceva fosse chimico e invece, secondo i report, chimico non era». Lì, a Hong Kong, ci sono video che riprendono le forze dell' ordine usare gli idranti e lanciare lacrimogeni sui manifestanti. Per Cabras, però, «capita, nel mondo, che qualche governo risponda in modo "non gandhiano" alle manifestazioni. Piuttosto, guardiamo il Cile, dove la polizia spara proiettili di gomma ad altezza d' uomo sui manifestanti». Dunque nessuna firma, nessuna risoluzione, nessuna condanna.
Scelta che solleva più di una perplessità, nella maggioranza di governo, già scottata dall' inchiesta della guardia di finanza su Open, la fondazione di Matteo Renzi, e dalla richiesta di Di Maio di una commissione d' inchiesta su partiti e fondazioni. «Allarghiamola anche alle Srl collegate ai movimenti politici», replica il deputato di Iv, Luciano Nobili, facendo implicito riferimento alla Casaleggio Associati. «Massima trasparenza - prosegue - non solo sulle donazioni, ma anche su consulenze e collaborazioni a enti pubblici, italiani e cinesi».
Come a voler allungare un' ombra sulla Casaleggio e su quell' improvviso intensificarsi dei rapporti tra la Cina e i 5 stelle. Pechino ha sempre considerato il Movimento 5 stelle una forza anti-sistema e, dunque, un potenziale pericolo per i suoi interessi commerciali in Occidente.
Nel 2018, però, cambia idea: i Cinque stelle vincono le elezioni a marzo e a maggio la Casaleggio Associati pubblica un documento sull' e-commerce in cui invita i suoi clienti a investire in Cina e, quando ancora nessuno ne parla, sponsorizza la Via della seta: «L' Italia - si legge - potrebbe avere un ruolo importante come "terminal" di questa nuova autostrada delle merci, ma solo se sarà in grado di parteciparvi. Sarebbe strategico entrarci come "sistema Italia" e non alla spicciolata».
La nomina di Salzano
Non è sfuggito alle forze di maggioranza il ruolo che potrebbe svolgere, nell' intensificare i rapporti commerciali con l' Oriente, Pasquale Salzano, ex ambasciatore in Qatar, nato a Pomigliano d' Arco come Di Maio, e nominato - in quota M5S - presidente di Simest e Chief International affairs officer di Cassa depositi e prestiti. Così come la doppia visita di Beppe Grillo all' ambasciatore cinese a Roma, Li Junhua - per la quale Di Maio negherà oggi ogni coinvolgimento della Cina - e un post pubblicato sul suo blog pochi giorni prima, in cui si nega la repressione del governo di Pechino sulla minoranza Uigura nella regione dello Xinjiang, denunciata da ong e comunità internazionale.