
MA IL VAROUFAKIS SHOW È APPENA COMINCIATO – L'EX MINISTRO DELLE FINANZE GRECO LASCIA IL SUO PAESE IN MUTANDE MA HA DI FRONTE A SÉ UNA CARRIERA FOLGORANTE DA OPINIONISTA – NEGLI STATI UNITI, UNIVERSITÀ E TALK FARANNO A GARA PER ACCAPARRARSELO
Aldo Cazzullo per “corriere.it”
In questi giorni sotto il ministero delle Finanze ci sono trenta telecamere fisse e un capannello in perenne attesa, che diventa una folla verso le 11 del mattino e le 5 della sera, quando entra e quando esce. Sono lì per lui: alcuni per intervistarlo, altri (soprattutto donne) per esprimergli il loro amore, altri ancora (soprattutto uomini) per insultarlo.
Puntuale come il cambio della guardia, Yanis Varoufakis inventava ogni volta un numero diverso. Scendeva dalla bicicletta, la appoggiava ostentatamente sotto il cartello «vietato appoggiare biciclette», oppure arrivava in moto e si faceva fotografare con la selva di microfoni protesi verso la visiera del casco; faceva il ganascino a un cronista, sceglieva al volo quelli simpatici cui confidare il suo pensiero, a quelli troppo insistenti diceva: «Non rovinare con il tuo affanno questa splendida giornata. Enjoy Greece, goditi la Grecia».
Stamattina la folla è ancora più fitta. E’ composta da fan e da odiatori: l’inviata della tv privata Mega, una bionda che ha l’incarico dal suo editore di cogliere Yanis in fallo, di intercettare malignità su di lui, di metterlo in cattiva luce, da quando ha fatto pagare ai network le concessioni che un tempo avevano gratis.
Oggi va in scena l’ultima puntata del Varoufakis Show: il ministro si è dimesso, con una lettera che vorrebbe essere il suo ultimo colpo di teatro: «In Europa saranno felici di non rivedermi più. Resterò sempre al fianco di Tsipras». L’alleanza di governo è passata dal 41% delle ultime elezioni a oltre il 60% nel referendum di domenica sera: un rimpasto era necessario, per rappresentare uno spettro più ampio della società greca.
E poi a Berlino e a Bruxelles non volevano più Varoufakis tra i piedi. Tsipras ha dovuto consegnare la sua testa come pegno di buona volontà per riaprire la trattativa e ottenere aiuto in una giornata che si annuncia drammatica. «Varouf», come lo chiamano qui, se ne sarebbe andato in ogni caso, anche se avesse vinto il Sì. Ma in questo modo esce di scena da vincitore.
In Australia lo attende la figlia avuta da una relazione finita, ma è in America che lo pretendono. Yanis tornerà a insegnare all’università, terrà conferenze remuneratissime (ma per beneficenza), scriverà un libro, si farà intervistare alla Cnn. Diventerà il simbolo del pensiero critico, della campagna contro lo strapotere della finanza, della resistenza irriverente ai poteri internazionali; il paladino dei popoli, il testimonial di «un altro mondo è possibile». Stiglitz, Rifkin, Krugman, Piketty rischiano la seconda fila.
varoufakis padoan noonan
LAGARDE VAROUFAKIS
Poco importa se la sfrontatezza di Varoufakis ha isolato la Grecia in Europa e ha contribuito a ridurla in condizioni pietose. In un contesto di ministri ingessati, sempre in grigio, occhialuti, compassati, l’arrivo di un figaccione informale, sorridente, severo con Schaeuble e ammiccante con i follower, capace di uscire nella storica notte del referendum davanti alla telecamere di tutto il mondo in maglietta grigia, ha fatto impazzire l’opinione pubblica, soprattutto quella femminile. Dicono che somigli a Checco Zalone. Ma Checco Zalone non ha messo alla berlina vecchi politici, burocrati rigidi, un establishment oggi odiato in Grecia e detestato in mezza Europa.
Nella folla che l’attende ogni giorno ci sono ragazze che ne scrutano ogni ruga, ogni piega del sorriso: «Come sta oggi?»; «Mi pare un po’ stanco». Ma se a Tsipras i capelli sono diventati grigi in sei mesi, e ora è pure tormentato da un fastidioso herpes, «Varouf» non ha perso smalto e gusto per la provocazione. E pure in quelli che lo considerano una catastrofe lascia il retrogusto di un dubbio: che una qualche parte di ragione l’abbia anche lui. Il ministro si è dimesso; ma il Varoufakis Show è appena cominciato.