C'EST CHICK – MOLENDINI: “I GRANDI PIANISTI HANNO UN TOCCO SUBLIME E SUBLIME ERA IL TOCCO DI ARMANDO CHICK COREA, TALENTO SUPERBO CHE SE NE È ANDATO ALL'IMPROVVISO, BRUCIATO DA UN CANCRO FULMINANTE A 79 ANNI DOPO UN ANNO PASSATO CHIUSO IN CASA NELL'ISOLAMENTO DELLA PANDEMIA” – “COREA LO HO SEMPRE AMATO E SPESSO MI HA FATTO ARRABBIARE, COME QUANDO INDULGEVA DIMENTICANDO IL SUPERBO TALENTO IN UN PIACIONISMO DI SCENA. MI HA FATTO ANCHE PREOCCUPARE, ERA UN GIORNO DEGLI ANNI '80 E…”

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Marco Molendini per Dagospia

 

marco molendini foto di bacco

Il tocco per un pianista è come la voce per un cantante. E' l'identità, il segno del rapporto con il proprio strumento. Questione impercettibile di tempo, energia e misura sui tasti. I grandi pianisti hanno un tocco sublime e sublime era il tocco di Armando Chick Corea, talento superbo che se ne è andato all'improvviso, bruciato da un cancro fulminante a 79 anni dopo un anno passato chiuso in casa nell'isolamento della pandemia, isolamento rotto solo dai suoi regolari e avvincenti appuntamenti su Facebook. Se ne è andato con un messaggio postumo, pubblicato sul suo sito: «La mia missione è stata sempre quella di portare dovunque ho potuto la gioia di creare. Averlo potuto fare con i musicisti che ammiro è stata la ricchezza della mia vita».

 

armando chick corea nel 1991

Addio Chick, per fortuna restano i suoi tantissimi dischi e resta il segno profondo che ha lasciato nella memoria. Dal primo disco in trio, Tones for Joan bones, già prepotente dimostrazione di personalità e talento, alle tante avventure della sua vita musicale: con Miles Davis, con Mozart, con le sue travolgenti rumbe, con le scorribande latine (la famosa Spain), con le avventure solitarie (è stato il primo, prima ancora di Jarrett e del suo Koln concert, a lanciare le cavalcate per solo piano), con il gruppo fusion Return to forever, con i mille incroci.

armando chick corea con i grammy

 

I Corea sono stati tanti: dottor Chick e mister Armando, l’americano e l’italiano (di famiglia calabrese), il pianista che amava le atmosfere acustiche e il tastierista elettrico, il solista raffinato e il narciso incontinente. Il musicista concreto e sognatore e il seguace fedele di Scientology («che mi ha dato forza e vigore fin dagli anni 60»).

 

armando chick corea nel 2013

Non a caso, nella sua carriera è uno dei jazzisti che più hanno praticato il terreno del duetto: con Herbie Hancock, con Stefano Bollani che non sapeva neppure chi fosse quando lo ha incrociato a Umbria jazz winter per poi restarne incantato, con il vibrafonista Gary Burton, con il giocoliere della voce Bobby McFerrin, con il pianista classico Fredrich Gulda, con la vulcanica giapponesina Hiromi, con il cantautore americano John Mayer, per dirne qualcuno.

 

armando chick corea.

 

Ma il primo incontro lo ha fatto a 15 anni, con Cab Calloway, l’esuberante performer che animava il celebre Cotton Club con il suo hit He de ho. «Andavo ancora al liceo – mi aveva raccontato Chick in una intervista fatta anni fa-, e mi chiamarono per suonare con lui al Mayfair hotel di Boston. Cab era divertente». La vera svolta è alla fine degli anni 60, un disco formidabile, Now he sings now he sobs, che lo ha imposto all’attenzione generale per originalità e personalità, poi l’incontro folgorante con Miles Davis.

armando chick corea nel 2019

 

«È stato il mio mentore. Fino ad allora ero un purista. Amavo il jazz, ascoltavo classica, ma non rock o pop. E’ stato lui a chiedermi di suonare il piano elettrico nelle session di Filles de Kilimanjaro nel 1968 e poi In a Silent Way nel 1969. All’inizio non mi piaceva, sentivo un brutto suono. Poi ho cominciato a divertirmi» La sua vita con Miles è cambiata: «Ho scoperto l’energia del rock e come i giovani della mia generazione venivano catturati da quella comunicazione così viscerale».

 

colin vickery ricorda armando chick corea

Da allora è diventato uno dei riferimenti del jazz rock, con band come i Return to forever e poi l’Elektrik band che hanno contribuito enormemente alla sua popolarità (il medagliere conta 23 premi grammy).

 

Corea lo ho sempre amato e spesso mi ha fatto arrabbiare, come quando indulgeva dimenticando il suo superbo talento in un piacionismo di scena. Ma il suo splendido tocco poi riusciva a smorzare l'indignazione. Mi ha fatto anche preoccupare, era un giorno degli anni '80 nella mia unica avventura di organizzatore di concerti assieme ai miei colleghi e amici Paolo Zaccagnini e Fabrizio Zampa. Un altro amico, Isio Saba, fotografo, acc0mpagnatore di jazzisti e di giocatori di pallavolo, mi telefonò: «Marco, ho Chick Corea, è un'occasione, ma non so dove farlo suonare. Dammi una mano e lo facciamo assieme».

armando chick corea 6

 

Chick era al massimo della popolarità. Coinvolgo Paolo e Fabrizio, troviamo il teatro, l'Olimpico, convinti di fare un gran concerto e poi di guadagnare anche qualcosa. Affittiamo il piano, un gran coda Steinway, l'amplificazione, facciamo un po' di pubblicità. Siamo già sotto di parecchio, ma il pubblico si prenota a frotte. Tutto esaurito e decidiamo di fare un secondo concerto di pomeriggio, altrimenti non si rientra con le spese. Altro esaurito. Gran concerto, gran successo: facciamo i conti, andiamo pari. Ma che fatica. Non ho mai più pensato a organizzare un concerto e così Paolo e Fabrizio.

annuncio della morte di armando chick corea
armando chick corea ai grammy
armando chick corea nel 2019