'STA MANESKIN PO’ ESSE FERO E PO’ ESSE PIUMA: "LA NOSTRA DROGA E' IL LAVORO BEN FATTO" – SANREMO, L’EUROVISION E L'APERTURA DEL CONCERTO DEI ROLLING STONES, MA ANCHE LE CRITICHE E LE ACCUSE DI DROGA: IL 2021 E' STATO L’ANNO DEI MANESKIN – IL MAGNETISMO DEL FRONTMAN DAMIANO HA CATTURATO TUTTI, AL PUNTO CHE SECONDO IL NEW YORK TIMES “I MANESKIN POSSONO CONQUISTARE IL MONDO” – E ALLA DOMANDA SE LA FAMA DIA DIPENDENZA RISPONDONO… - VIDEO
-
Simonetta Sciandivasci per la Stampa
La nostra droga è il lavoro benfatto. Damiano risponde così al giornalista delle Iene che chiede ai Måneskinse se la fama dia dipendenza. Ethan dice di no, Victoria dice che bisogna essere bravi a gestirla, Thomas che «è come una conseguenza». È dicembre, quasi Natale, quasi 2021, un anno che nessuno di loro immagina quanto lontano li porterà e quanto velocemente. Damiano è il solo che, se pure non lo immagina, lo sa.
All'origine del suo magnetismo c'è questo vaticinio che sempre, e dall'inizio, ha negli occhi, nelle parole che dice, nei movimenti che fa, sacerdotali e geometrici: noi ce la faremo, è solo l'inizio, ci prenderemo tutto, vedrete. Vanno ripetendolo da prima del 2017, quando arrivarono secondi a X Factor: da allora, e fino all'anno scorso, hanno camminato a passo sostenuto, un buon pezzo dopo l'altro, gradino dopo gradino, un traguardo alla volta.
Poi, però, hanno cominciato a correre: sono saliti sul palco di Sanremo, si sono presentati al Tea Party italiano, il pubblico di Rai1 che in parte li conosceva già e, inguainati in tutine fluid, hanno cantato «E buonasera, signore e signori, fuori gli attori, vi conviene toccarvi i coglioni, vi conviene stare zitti e buoni». La Rai non censura il verso - il primo a cantare quella parolina, su quel palco, è stato Marco Masini, nel 2009; secondi Lo Stato Sociale; terzi, lo stesso anno, Måneskin e Willy Peyote.
Su quel palco, quel festival, il primo in pandemia nonostante la pandemia, lo vincono, e piangono, si abbracciano, dicono molte parolacce e molti «no vabbè», filano in camera e twittano: «Abbiamo fatto la rivoluzione». Chi li odia (molti soloni da bar e da rivista indie), li rimprovera come se si fossero intestati la presa del Palazzo d'Inverno: voi non avete idea di cosa sia la rivoluzione, non vi siete inventati niente, siete soltanto dei copioni, furbetti, figli di papà, inventati a tavolino.
Poiché i Måneskin non arrivano da periferie degradate (si sono incontrati a scuola a Monteverde, quartiere benissimo di Roma), non parlano di disagio, sono belli, carismatici, ben vestiti, giovanissimi e felici, detestarli è facile e insultarli è lecito: non rimanda ad alcun crimine culturale di quelli ai quali abbiamo imparato a essere sensibili. Avendo vinto Sanremo, vanno di diritto all'Eurovision, a Rotterdam.
Il regolamento mette al bando «imprecazioni o altri linguaggi inaccettabili nei testi o nelle esecuzioni delle canzoni» e così «vi conviene toccarvi i coglioni», diventa «vi conviene non fare errori». Suonano davanti a 180 milioni di spettatori la loro Zitti e buoni corretta. Vincono, di nuovo. Finiscono immediatamente tra i primi dieci brani più ascoltati di Spotify, nella classifica mondiale. È la prima volta che succede a una band italiana.
Il New York Times scrive: «Hanno vinto l'Eurovision, possono conquistare il mondo?». Girano per le radio e le tv di mezzo mondo, insegnano a dire panettone e spaghetti, indossano la nostra migliore sartoria. Iggy Pop li chiama per incidere un pezzo con loro, I wanna be your slave, contenuto nel loro ultimo disco, Teatro d'ira, e che è un omaggio al pezzo suo e degli Stooges, I wanna be your dog.
A novembre, aprono il concerto dei Rolling Stone a Las Vegas. Pochi giorni dopo, a Budapest, trionfano nella categoria Best Rock agli MTV EMA: è la prima volta per una band italiana. Dicono: «Quest' anno, in particolare, bisogna andare fieri del nostro paese, per i risultati raggiunti da tanti sportivi e personalità della cultura. Peccato per i diritti civili, dove continuiamo a rimanere indietro e invece per noi sarebbe stata la vittoria più importante».
Il senatore Pillon scrive su Instagram che questi Måneskin si lamentano delle discriminazioni, e però poi si presentano su un palco in giarrettiere e culottes, e inseguono il «politicamente corrotto», e sarebbero stati trasgressivi se si fossero esibiti in smoking. E allora loro, prontamente, agli Ama, gli American Music Award, suonano in papillon e smoking Gucci, annunciati da Cardi B., rapper, seduta a un tavolo da trattoria, davanti a un piatto di spaghetti - Lapo Elkan s' infuria per la riduzione a stereotipo.
Non vincono niente, qualcuno subito parla di «declino dei Måneskin». Loro ridono. La loro cover di Beggin, un pezzo dei Four Season del 1967, sarà una delle canzoni di Capodanno - sarà anche la canzone del 2022 del ministro Maria Stella Gelmini, che così ha detto in un'intervista natalizia al Foglio. L'ascolta già tutto il mondo, da mesi.
È italian style diverso, se non nuovo. L'Italia è un paese di vecchi, ma può essere un paese per giovani, beneducati, benvestiti, di successo, di talento, che non rottamano niente e nessuno e anzi sanno recuperare il passato, talvolta migliorandolo.