ALTRO CHE COMPLOTTO: LA TRASMISSIONE DI ILARIA D’AMICO FU CHIUSA PERCHÉ NON LA VEDEVA NESSUNO – LA GIORNALISTA (PER MANCANZA DI NOTIZIE), NELLA SUA INTERVISTA AL “CORRIERE” FRIGNA E PARLA DI UNA PRESUNTA CONGIURA POLITICO-ISTITUZIONALE, MA DIMENTICA ALCUNI FATTI. IN PRIMIS, GLI ASCOLTI. “CHE C’È DI NUOVO”, IN REALTÀ, È DURATO ANCHE TROPPO: NOVE PUNTATE CON SHARE DA PREFISSO TELEFONICO, PRECEDUTE DA UN’AUTOCELEBRAZIONE BOOMERANG (“LA RAI MI HA CHIAMATO PER TORNARE A ESSERE IL PUNTO DI RIFERIMENTO DELL’INFORMAZIONE”)
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Marco Zonetti per Dagospia
Nella sua intervista al Corriere della Sera, Ilaria D'Amico deplora la chiusura del suo programma Che c'è di nuovo su Rai2 lasciando intendere che una sorta di congiuntura politico-istituzionale, con un avvicendamento prima alla direzione dell'approfondimento Rai e poi a Palazzo Chigi, ne abbia impedito la crescita. Sottolineando peraltro di essere stata vissuta come "intrusa, senza il minimo pudore o rispetto per lei come professionista".
1) D'Amico però dimentica in primis di dire che il programma è stato chiuso dopo ben nove puntate, nelle quali gli ascolti erano rimasti stagnanti (ci ritorneremo più avanti). Quindi aveva avuto tutto il tempo per crescere.
2) La giornalista dimentica altresì che, pochi giorni prima di andare in onda, aveva rilasciato un'intervista bombastica nella quale sosteneva solennemente, e un filino proditoriamente, che la Rai l'aveva richiamata "perché tornasse a essere il punto di riferimento dell'informazione pubblica". Ovvio che con una tale maldestra autocelebrazione, quando nella prima puntata il programma fece un flop colossale debuttando al 2.2% di share in prima serata, tutti i giornali si accanirono.
3) D'Amico dice anche che, alla terza puntata, avevano iniziato a ricevere pressioni relative alla chisura. Dimentica però di puntualizzare che alla terza puntata il programma era precipitato all'1.65% di share, percentuale inferiore a quella che era costata la chiusura tout court dopo sole due puntate al programma Seconda Linea presentato da Alessandro Giuli e Francesca Fagnani. A Che c'è di nuovo hanno invece offerto altre sette puntate di beneficio del dubbio.
4) Infine la simpatica Ilaria dimentica di dire che il programma era realizzato in appalto alla Fremantle, e quindi assai costoso, e che era stato venduto come nuova forma di talk show garbato e senza opinionisti divisivi. Dopo il suddetto fiasco della terza puntata, Che c'è di nuovo ebbe perfino la possibilità - a differenza di altre trasmissioni cancellate senza pietà - di reinventare la sua formula, diventando un talk come tutti gli altri.
L'espediente aveva funzionato solo in parte, aumentando di poco gli ascolti che rimasero comunque altalenanti. Alla nona puntata, quando la percentuale toccata fu di nuovo di un esangue 2.45% di share, la Rai chiuse giustamente i battenti del programma. Il quale, visti i risultati ottenuti, e rispetto ad altre trasmissioni cancellate anzitempo, era durato fin troppo... altro che complotto politico!