ATTENZIONE: “MOSTRI” IN LAGUNA! - WOODY ALLEN, ROMAN POLANSKI E LUC BESSON, CHE AL FESTIVAL DI CANNES SONO “PERSONE NON GRATE”, SONO A VENEZIA CON I LORO FILM (BESSON IN CONCORSO) - È UN’OCCASIONE PER RIFLETTERE SUL MALINCONICO IMPERO DELLA GOGNA AL FESTIVAL FRANCESE: CUCI TRE LETTERE SCARLATTE E SALVI LA FACCIATA, BEN SAPENDO CHE TORME DI MOLESTATORI SI AGGIRANO INDISTURBATI NELLE TUE STANZE DEL BUSINESS – WOODY ALLEN (PROSCIOLTO IN TUTTI I PROCEDIMENTI APERTI A SUO CARICO): “IL METOO? UNA BUONA COSA, IN ALCUNI CASI SCIOCCA”
-Estratto dell'articolo di Teresa Marchesi per https://www.editorialedomani.it/
Questa storia inizia con Les feuilles mortes e finisce con Je ne regrette rien, due pilastri canori della Francia struggente. Comincia con Woody Allen, passa incidentalmente per Roman Polanski e finisce con Luc Besson. Tutti e tre sono «persone non grate», si usa questa precisa espressione, al Festival di Cannes. Tutti e tre sono a Venezia con i loro film, Besson in concorso.
È un’occasione per riflettere sul malinconico impero della gogna al festival di Thierry Frémaux: cuci tre lettere scarlatte e salvi la facciata, ben sapendo che torme di molestatori si aggirano indisturbati nelle tue stanze del business. È la vecchia, comoda tecnica del parafulmine. La chiamano cancel culture, ma cancella anche un diritto primario del pubblico: quello di vedere i film dei cosiddetti reprobi.
(...) Woody Allen commenta anche il #MeToo che lo crocifigge: «Penso che qualsiasi movimento in cui ci sia un beneficio reale, in cui si fa qualcosa di positivo, diciamo per le donne, sia una buona cosa. Quando diventa sciocco, è sciocco». Per inciso, il cittadino di Manhattan per antonomasia è stato prosciolto in tutti i procedimenti aperti a suo carico.
ROMAN POLANSKI
Non rinuncio a sperare che The Palace, il film di Roman Polanski a Venezia fuori concorso come Coup de chance, si riveli una fantasmagorica burla. Salterà fuori un signor nessuno che l’ha girato al posto suo. Il solo flash di humour nero di marca è il faccione di Putin che dagli schermi tv abbranca lo scettro da zar del terzo millennio. Si può ridere del paradosso grottesco: è ancora là.
Come ogni creatura di buon senso, ho sempre difeso, prima ancora che l’artista Polanski, il mio e altrui diritto di applaudire i suoi film. E anche il diritto di non applaudirli: il carosello di cariatidi in fibrillazione per il Capodanno 2000 non appartiene al suo zoo personale.
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LUC BESSON
La lettera scarlatta appioppata a Luc Besson è più recente, non vanta decenni di gogna mediatica, e la cronaca registra un’assoluzione formale fresca di un paio di mesi. Cannes però ha regalato a Venezia il suo irresistibile Dogman, che come il film di Allen uscirà in Italia con Lucky Red.
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