AVE CESARE! – CREMONINI INCENDIA L’ARISTON E SI TOGLIE I MACIGNI DALLE CORDE VOCALI: “NEL 2000 CON I LUNAPOP PRESENTAMMO "MARY SEDUTA IN UN PUB" PER IL FESTIVAL, MA FUMMO SCARTATI. C'ERA FABIO FAZIO, IN GIURIA ENRICO SILVESTRIN. MEGLIO COSI’. COMUNQUE POI L’ALBUM "SQUÉREZ?" VENDETTE UN MILIONE DI COPIE" – "AL FESTIVAL IN GARA? UNO COME ME A SANREMO CI VA DUE VOLTE. LA PRIMA QUANDO NON HA ANCORA I CAPELLI BIANCHI. LA SECONDA QUANDO LI HA..." - VIDEO
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Mattia Marzi per "il Messaggero"
«Sono forse l'unico che va a Sanremo direttamente da superospite senza aver prima messo piede al Festival in altre vesti», sorride Cesare Cremonini. Sembra incredibile, perché in fondo per quel crocevia quasi obbligato per le star della musica italiana ci sono passati tutti, e quelli che non ci sono mai stati si contano davvero sulle dita di una mano (Guccini, De Gregori, per dirne due), eppure è così: il cantautore bolognese ci ha messo vent' anni per trovare l'occasione giusta per esordire sul palco dell'Ariston, a 41 anni. Amadeus lo è andato a trovare a Bologna.
Lui, che il 25 febbraio tornerà sulle scene con un album, La ragazza del futuro, ambizioso e coraggioso, «scritto senza seguire l'abc della musica pop» (e in estate suonerà negli stadi), gli ha detto sì. Da quella 50 Special che nel 99 catapultò i Lunapop in cima alle classifiche a Poetica, passando per Marmellata #25, Logico e Nessuno vuole essere Robin, ieri sera Cremonini ha ripercorso vent' anni di canzoni.
Un evento nell'evento: perché non la si vede così spesso in tv?
«Non ho mai fatto affidamento sulla tv perché ho sempre preferito far parlare i dischi che ho fatto. Quello che avevo da dire l'ho messo nelle canzoni».
Cosa l'ha convinta ad accettare l'invito di Amadeus?
«La sua generosità, intanto: mi ha dato carta bianca. E poi arrivato a questo punto della mia carriera sento di avere sulle spalle una storia che merita di essere raccontata: Sanremo mi sembrava il posto giusto per farlo, al momento giusto».
Possibile che in questi vent' anni non abbia nemmeno una volta sfiorato quel palco?
«L'ho sfiorato, invece. È successo ai tempi dei Lunapop, dopo il boom di 50 Special. Avevamo un disco da promuovere, Squérez? e presentammo una canzone per il Festival del 2000, condotto da Fazio: Mary seduta in un pub. In giuria c'era anche Enrico Silvestrin. Fummo scartati. Meglio così».
Perché?
«Eravamo immaturi, acerbi, forse non all'altezza. Comunque Squérez? vendette un milione di copie e fu primo in classifica per otto mesi».
Quando scrisse 50 Special aveva 17 anni: ci si riconosce ancora?
«Sì. Non sono pronto a cantarla seduto su uno sgabello con le stampelle. Si distingue da altre perché non è una canzone giovanilistica, ma giovane, genuina. Fa la differenza, nella longevità di un brano».
Oggi potrebbe riscriverla?
«In questa fase della mia carriera, non credo. In un momento in cui la mia generazione, per un fatto puramente anagrafico, non può ambire a fare i numeri che fa sullo streaming chi ha un pubblico di adolescenti, io mi sono detto di dare una ragione a quello che faccio.
La frammentazione del pubblico in follower fa diventare il ruolo del cantante una specie di jukebox a imbuto. A me questa cosa va stretta. La musica pop italiana di oggi ricerca empatia attraverso l'autoreferenzialità: c'è sempre un io che parla. Io con La ragazza del futuro volevo provare a ritornare a un racconto collettivo, guardando agli Anni '70».
Rischioso?
«Sì, ma anche più entusiasmante. Nessuno di noi sa qual è il vero valore dei dischi di platino: io credo che la libertà di espressione nel mondo della musica pop sia il valore che rende ancora oggi il mercato interessante. E poi ormai sono un adulto e la vita degli adulti, artisticamente o no, è fatta di scelte e responsabilità. Non c'è più nessuno che ti protegge: ci sei tu e basta».
Quando è così si diventa papà.
«Non si fa un figlio da soli. Se arrivasse una proposta».
Parteciperebbe al Festival in gara?
«Uno come me al Festival ci va due volte. La prima quando non ha ancora i capelli bianchi. La seconda quando li ha. Però di capelli bianchi io ne ho già due o tre (ride), quindi l'ultimo anno per farlo era questo».