BOMBASTICA INTERVISTA DI DOTTO AL "PIRATA" MORGAN - "SANREMO? UNA MASCHERATA. FIORELLO NON È UN ARTISTA. NON SI VERGOGNA A CANTARE MODUGNO O TENCO?" - LE BORDATE ALLE “SCIMMIOTATTURE ESAGERATE CON TANTO PIUMAGGIO” (ACHILLE LAURO) E AL "POVERISMO OSTENTATO CHE CHIAMANO 'INDY', STILE COLAPESCE." - IL NO AL RITORNO A X FACTOR - "FEDEZ? HA COME TATUAGGIO UN QUADRO DI ESCHER E NON LO SA. NON HO ALTRO DA AGGIUNGERE. CORONA? E’ PIU’ PAZZO DI ME" - LA PIPI' ROSSO SANGUE E LA PUNIZIONE PER L’ASSISTENTE CHE S’ERA BEVUTO UNA SUA BOTTIGLIA PREZIOSISSIMA DI VINO ROSÉ DI GAETANO BRESCI - VIDEO
Giancarlo Dotto per Diva e Donna
Tutti a pescare nel torbido quando si tratta di Marco Castoldi, alias Morgan, il pirata gallese che si vestiva di oro, gioielli e seta per sembrare quello che era dentro anche quando non lo era più fuori. Ammiraglio di una coraggiosa ciurma, che fossero uomini o fantasmi. Ex di Asia Argento e di mille altre cose, donne e storie, ogni giorno ex anche di se stesso, nel senso del continuo reinventarsi, Morgan preferisce il raso alla seta. “Aleatorio”, così si definisce.
La sua vita, una partita a dadi. Non sai mai dove va a parare. Lui per primo. Ci vanno a nozze con lui le mosche stercorarie, i palombari del lezzo. Facile con uno così, restio a calcolare le conseguenze delle sue parole. Lo blandiscono, lo fanno parlare e, appena trovano il varco, portano a casa lo scalpo.
Un titolo, due spiccioli di grancassa e un po’ di scandalo. Io non vado a caccia del suo torbido, ma del suo morboso, ovvero della sua sensibilità, così acuta da risultare quasi malata. La stessa che gli fa fare cazzate a ripetizioni e però inventare pezzi come “Foto nella Mailbox”. L’ha scritta nella notte, poche ore prima, e me l’ha inviata. Tipo biglietto da visita. “Sono dentro un flusso creativo irrefrenabile…”, mi fa. Sono le quattro e mezza del mattino e andrà a dormire, forse, solo dopo due o tre ore.
Mi parla e mi scrive dalla torre dove abita, nel centro storico di Brera a Milano, accanto alla pinacoteca. Al piano di sotto dorme Maria Eco, l’ultima figlia. Spezzoni di conversazione e scambi su whatsapp. Tutti a notte fonda. Più notti. L’emicrania non è di passaggio. “Ho preso due Synflex mezz’ora fa, proviamo adesso…Da tempo ho totalmente ribaltato il circadiano. La notte è l’ideale per fare della buona musica”.
Ribaltato da quanto tempo?
“Una ventina d’anni fa circa, con i miei primi dischi da solista. Ho preso a seguire i miei bioritmi. Nessun orario, nessuna imposizione. Ho cominciato a mangiare quando avevo fame, a bere quando avevo sete, a dormire quando avevo sonno”.
Risultato?
“Mai stato male di stomaco da allora. Mangiando solo quando ho fame, lo sento subito il cibo nemico, che mi farà male”.
La notte porta consiglio e porta delirio…
“La notte è per me quello che per lo scrittore è un foglio bianco. La notte è un foglio bianco…Scusami devo fare pipì”.
Anche la tua pipì segue l’orologio biologico?
“Tempo fa, dopo un’operazione al rene, mi hanno messo un uretere di plastica. Facevo una goccia di pipì al giorno. Ma era sangue. Un giorno, scopro che il mio assistente s’era bevuto una mia bottiglia preziosissima di vino rosé di Gaetano Bresci, l’anarchico che spiegò al re con tre colpi di pistola che non si potevano trattare così gli operai in rivolta…”.
Hai fatto bere per punizione la tua pipì all’assistente?
“Molto meglio. Ho riempito la bottiglia vuota con la mia pipì rosso sangue. Era ancora più bella”.
Non resisterò a non scriverlo. Anche perché consolida la tua fama di vampiro oltre che di bucaniere.
“Tanto che fa? Sono stato già completamente rovinato da un’intervista nel 2010, a pochi giorni dall’inizio di Sanremo. Mi ha cambiato la vita”.
Parlavi di droghe e di depressione. Ti esclusero da quel Sanremo. L’inizio di una giostra infinita, tra inclusioni ed esclusioni.
“Sono una persona libera e in questa Italia gli uomini liberi fanno paura”.
Soffri di emicrania?
“Da sempre. Già con i “Bluvertigo” scrissi sul tema una canzone, “Il mio mal di testa”. La notizia è quando non ce l’ho, l’emicrania. Quando capita, è primavera”.
Scrivi come una furia la notte.
“Sto facendo musica fantastica da quando mi hanno ghostato”.
“Ghostato”, sarebbe ridotto a fantasma?
“Per sentirmi vivo ho cominciato a scrivere compulsivamente musica. Da un anno a questa parte ho collezionato una quantità inenarrabili di brani”.
Che ne farai?
”Ho chiamato i Bluvertigo e gli ho detto: “Ragazzi che vogliamo fare? Qui ci sono pezzi in esubero. Dobbiamo ripartire con la band”.
E loro?
“Hanno accolto l’appello. Ti annuncio che uscirà presto un nuovo album dei “Bluvertigo”. Ci vuole assolutamente. Sono in un flusso di coscienza travolgente”.
Il pezzo che mi hai appena mandato è romanticismo alto, d’altri tempi.
“Manca oggi il romanticismo. Le nuove canzoni hanno il pudore della malinconia, che è invece un sentimento meraviglioso. C’è molto il mio adorato Sergio Endrigo in questo pezzo”.
“La canzone è per il cuore sentimento come il pane per il corpo è il nutrimento”, mi hai anche scritto.
“La natura umana è creativa, tende al poetico. L’altra cosa di cui sono sicuro è che l’uomo non può esistere fuori dalla relazione. Non ce la fa a starsene nella sua torre eburnea. Non si fa nulla per se stessi. È una cazzata retorica”.
Tu ci vivi in una torre…
“Ma per scrivere cose in cui trascinare gli altri. Da condividere con loro”.
Si fanno le cose non per sé, ma per essere riconosciuti…
“In mancanza di questo, accontentiamoci anche dell’essere umiliati. Si fa solo per l’altro da te. Esiste solo l’amore, anche quello non corrisposto. Sempre di amore si tratta”.
La conversazione ci allaga pericolosamente. Sono allagato di domande.
“Maurizio Costanzo dice che con me bisogna fare lo slalom”.
Se fossi lì con te, cosa vedrei?
“Un grande monitor dove sto costruendo un mondo tridimensionale. Un libro che ha l’ambizione di spiegare la forma della canzone ai bambini. Vedresti queste tavole, l’esplosione di geometria e del colore. E poi, sotto, altri programmi aperti. Scrivo contemporaneamente testi di canzoni e flussi poetici”.
Immagino non sia tutto qui…
“Sono già al terzo volume della mia autobiografia recente sotto forma di concept album, canzoni inanellate con narrazione. La canzone che ti ho mandato fa parte, invece, di un lavoro che si chiama “La musica sentimentale”.
A proposito di flussi inarrestabili…
“Vedresti poi sintetizzatori ovunque. Due accesi, quattro spenti. Ai miei piedi una pedaliera a cui posso attaccare chitarra e basso elettrico per registrare. Poi, tantissimi mozziconi di sigaretta, messi in piedi a mo’ di cattedrale”.
Un uomo con l’emicrania e un pigiama da ergastolano?
”Di solito a quest’ora sono in giacca e cravatta. In questo caso, indosso un’elegante veste da camera, stile smoking. Amo la veste da camera. Me le faccio confezionare dagli stilisti. L’ultima è di Dolce e Gabbana. Raso nero, rigorosamente sciallato”.
Sintetizzatori a parte, da sempre i tuoi compagni di gioco…?
“Al piano di sotto dorme una bambina, si chiama Maria Eco e ha appena compiuto un anno. È molto brava. Suona, canta. Ha una gran voglia di ridere. Sorride che è un piacere. Il sorriso è la cosa più bella che ci sia”.
Si è fatta già un’idea del padre?
“Un padre molto simpatico con i bambini. Un giocherellone. Parole inventate, dette all’incontrario. Cose così, che ci possiamo permettere quando si è nella fase che io chiamo “pre”. Ogni tanto mi ritrovo a gattonare con lei sul pavimento”.
Il mondo circostante?
“Non lo vivo, non mi accorgo di lui. È la mia unica difesa. L’unica che posso adottare. Non dare ascolto alla tragedia che esiste intorno. Quando uno ha la fortuna, il merito e l’abitudine di costruirsi il suo mondo”.
È sufficiente?
“L’importante è che il mondo esterno non sia troppo violento. In questo caso, ho imparato molto bene a costruirmi una rappresentazione che migliora il mondo. L’arte, in fondo, a cosa serve?”.
Dimmelo tu.
“Non serve a consolare, nemmeno a descrivere o a diffondere l’idea che c’è il bello nostro e il brutto altrui. L’arte è una seconda creazione. Nella mia vita disgraziata ho la possibilità di aggraziarla con la rappresentazione artistica”.
Molto autobiografica, la tua arte…
“Sempre di autobiografismo si tratta. Coloro che ne verranno coinvolti saranno deificati”.
Capita mai che finisci nei gorghi artistici altrui?
“Sempre. Mi piace tanto la collaborazione artistica. In questo momento vivo molto emarginato. Soffro. Ho appena appreso che una persona importante della mia vita si è allontanata da me e non so perché”.
Una donna? Una tua ex?
“Forse un fantasma. Colei che fa di me un fantasma. Una storia che mi coinvolge emotivamente troppo . Mi fa stare male. Una storia recente che è stata e forse non sarà mai più. Non posso parlarne, non sono pronto a parlarne. Io sono una persona che cade nei sentimenti. Ci cade dentro”.
A proposito di finirci dentro. Fabrizio Corona è di nuovo tra dramma e delirio. Asia Argento e tanti altri hanno preso le sue difese.
“Ho conosciuto Fabrizio ultimamente e mi è subito piaciuto. Per me è come un fratello, ancora più pazzo di me. Ha un cuore, questo è sicuro”.
Dimmi di lui.
“Sa creare connessioni, genera energia ed entusiasmo. Attorno a lui ruota tutto un universo che lui chiama “il mondo Corona”. Questa cosa, quando me l’ha detta, mi ha fatto molto ridere. C’è molta autoironia in lui”.
Un megalomane e un bipolare grave?
”Direi, piuttosto, un bambino che gioca fare il grande. O un uomo che tiene alto lo spirito per emergere da situazioni dolorose in cui altrimenti sarebbe sprofondato”.
Hai visto l’ultimo Sanremo?
“L’ho trovato una mascherata. Troppo. Un conto è fare il teatro, un altro il carnevale. Il teatro rock è un’altra cosa. Esistono già David Bowie e i “Kiss” per questo. Non mi sembra che fossimo a quei livelli…Speriamo ci sia più attenzione per la musica, in futuro”.
Ti hanno escluso dalla gara.
“Avevo presentato cinque pezzi, uno più bello dell’altro. Sono stati maleducati a non accettare il mio regalo”.
A Fiorello manca sempre quel piccolo passo per diventare un grande davvero. Iniettarsi, da comico, una dose di sana malvagità.
“È un grande passo. Fiorello è un ottimo conduttore, ma non è un artista. Persino Baudo, che pure suonava il piano, non cantava a tutti i costi. Non trovo che sia cosi interessante sentire Fiorello cantare Modugno o Tenco. Recite da oratorio. Ma perché? Non si vergogna?”
Null’altro di rilevante?
“Sono contento della vittoria dei Maneskin, l’unica cosa credibile di questo Sanremo. Mi piaceva come stavano in scena. Grande enfasi, forse troppa, ma è il rock. Li sentivo come miei fratellini”.
Mi è piaciuta Madame.
“Lei è molto più importante della canzone che ha cantato. Ha tutte le carte in regola per diventare una grande cantante. Mi ricorda Alice, quella di “Per Elisa. Un’importante presenza scenica e vocale”.
Per il resto?
“Ho visto i due estremi. Dalle scimmiottature esagerate con tanto piumaggio e poca sostanza al poverismo ostentato. Questo andazzo low profile che chiamano “indy”, stile Colapesce. Sembrano tutti malcapitati sul palco”.
Il palco come sottrazione.
“Va bene che non sono tutti Mick Jagger, ma un po’ di presenza scenica ci vorrebbe. Stare su un palco è un evento. Attenzione agli equivoci. Woody Allen sembra imbranato, ma non lo è. Sa perfettamente tutto quello che sta facendo, anche quando muove un mignolo”.
Come nasce questo andazzo?
“Nasce come reazione ai fasti esibiti dei talent show alla “X Factor”.
Tu ne sai qualcosa…
“Su 7 edizioni fatte, ne ho vinte 5. Sono sul Guinness. Il giudice che ha vinto più edizioni di X Factor al mondo”.
Marco Mengoni, Noemi, Michele Bravi, Chiara Galiazzo, tra gli altri.
“Io li mettevo in scena. Con me imparavano a stare sul palco. Gli facevo cantare Piero Ciampi, Paolo Conte, Paul Weller, l’aristocratico tradotto in popolare”.
Accostamenti forti tra i giudici. Ti si è visto al fianco di Simona Ventura, Claudia Mori, Mara Maionchi.
“Mi avevano messo in mezzo alle due carampane, la Mori e la Maionchi. Troppo divertente. Da Simona ho imparato tanto. Lei è un animale da diretta televisiva. Sotto il tavolo di X-Factor ti riempiva di calci, pizzicotti, pugni. Mi sono poi perfezionato sul live con Ranieri e Celentano. Si dice che Mister Morgan sia l’emblema dell’inaffidabilità. Non hanno idea di quanto io sia responsabile”.
Torneresti a fare il giudice a X Factor?
Non mi piace più. Non sono un opinionista, non è il mio ruolo, il mio posto è sul palco”.
A proposito di X Factor, c’era il tuo ex collega Fedez sul palco a Sanremo.
“Ti dico solo questo di lui. Un giorno gli faccio, a proposito di un suo tatuaggio: “Hai un quadro di Escher sul collo…”. “Non so, me l’ha fatto un amico”. Hai capito? Aveva un quadro di Escher sul collo e non lo sapeva. Non ho altro da aggiungere”.
Tuo padre aveva la tua età quando si è tolto la vita, 48 anni.
“Se l’è tolta, quando io avevo 15 anni, in un modo insospettabilmente romantico e sanguinario. Lui non era un poeta, né un filosofo. Era un artigiano troppo sensibile, molto buono. Un essere incompiuto”.
Dimmi di lui.
“Fece una cosa sbagliata, lasciando una bella famiglia che gli voleva bene in una spaventosa disperazione. Una moglie di 44 anni e due figli adolescenti, intelligenti, nel pieno della spinta creativa, io e mia sorella Roberta. Andavamo al liceo classico e contemporaneamente studiavamo musica. L’accompagnavo tutte le mattine sul manubrio della bicicletta”.
Non era il percorso dovuto delle famiglie borghesi.
“Tutt’altro. Scelte consapevoli e perseguite con una certa fatica. Si viveva in modo sobrio. La notte andavo suonare nei pianobar e ritornavo le quattro del mattino con 100mila lire in tasca che davo a mio padre”.
Non se la passava bene?
“Non me lo confidava esplicitamente, ma avevo capito. Non voleva apparire un fallito ai nostri occhi. Amava mia madre in una maniera cavalleresca. Per lei si metteva sempre elegante, la corteggiava dopo vent’anni di matrimonio. Un vero gentiluomo che, però, alla fine ha fatto la scelta peggiore”.