BRANDO E PORTO A CASA (ANCHE OBESO) – NATALIA ASPESI IN LOVE DI MARLON: “PERCHÉ HAI SOFFOCATO LA TUA BELLEZZA NEL GRASSO. PERCHÉ TI SEI FATTO BEFFE DELLA NOSTRA ADORAZIONE. PERCHÉ ERI IL MASCHIO PREDATORE, QUELLO SENZA RIMORSI. PERCHÉ ERI L’ATTORE PIÙ GRANDE CHE AVEVAMO E HAI BUTTATO VIA LA GRANDEZZA COME SPAZZATURA. PERCHÉ SEI MORTO INCASTRATO NEL GRASSO. INDUBBIAMENTE UN PO’ LAIDO, MA IO, NATALIA, BRANDO TI AMAVO LO STESSO…” - VIDEO
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— PeakyLOTR (@BrockMorrison19) January 26, 2023
Estratto dell’articolo di Natalia Aspesi per “la Repubblica – Robinson”
Perché hai soffocato la tua bellezza nel grasso. Perché ti sei fatto beffe della nostra adorazione. Perché eri il maschio predatore, quello senza rimorsi. Perché eri l’attore più grande che avevamo e hai buttato via la grandezza come spazzatura. Perché non riuscivi a prendere sul serio ciò che gli altri scambiavano per la propria vita. Perché sei morto incastrato nel grasso».
Nel grasso? Indubbiamente un po’ laido, ma io, Natalia, Brando ti amavo lo stesso. Per lo meno un po’, a distanza. Dunque, chi l’avrebbe mai detto! Anche tu, morto, sei arrivato che sembra proprio ieri: era il 4 aprile 1924, e la cosa non fa più alcun effetto. Di centenari adesso ce ne è, vispi e lieti, un bel po’. La signora che lo ricorda con delirante cupidigia è la drammaturga americana Joyce Carol Oates. Quasi mi tremano le gambe.
E tu? Chi sei tu? Ma sono Marlon Brando! Il grande Marlon Brando! E perché sei morto incastrato nel grasso? Uno degli ultimi Brando l’avevo visto mostrare il sedere nudo nel 1972, nel film di Bertolucci, Ultimo tango a Parigi, e poi per la vergogna e altre cose di fradicio ludibrio avevano costretto con furibonda e inappellabile sentenza a condannarlo al rogo: e meno male che l’incaricato doveva essere distratto, tanto che, ed era ormai il 1987, tirò fuori il malloppo diventato verginale in cui la povera, la bella Jeanne (Maria Schneider) stava sì sotto di lui, ma lui non faceva più peccato. Secondo il cinema, il gran peccato era ormai verginale, (lui su di lei) e a guardarlo non sarebbero venuti gli orecchioni.
Al cinema Prada di Milano, nel 2018, diedero il film appena restaurato in anteprima; già malconcio, Bernardo Bertolucci, che sarebbe morto lo stesso anno, chiacchierava con Felice Laudadio, ogni posto del teatro gaudente. Mancava proprio lui, Brando, e lui non c’era. Essendo morto, grassone, 169 chili, e a 80 anni, il primo luglio 2004. E il centenario della nascita, invece, arriva adesso, il 3 aprile. Cent’anni.
Se devo parlare di lui, […] ne sceglierei uno del 1951, tratto da Tennessee Williams, Un tram che si chiama desiderio: […] lui in canottiera che divenne di massima moda, e lui mai fu visto così divino nel genere stupratore e all’età giusta. Non c’era verso per lui, e si dovette aspettare il 1972 perché il coraggioso nostro simpatico parmigiano osasse: e […] poi si aspettò ancora altri quarant’anni perché finalmente uscisse dal ghetto dell’inquisizione scema.
Intanto, tra gli altri suoi film, mi sono piaciuti di più — lui vecchio, lui grasso, lui diabetico — Il Padrino e Apocalypse Now. Poi ci sarebbero i figli, una bella quantità arrivati tra varie omosessualità […] Poi, leggendo la sua storia con la pienezza del tempo così lontano che non conta più niente, viene in mente che la famiglia lui ce l’aveva: a Tahiti […]
[…] C’era molto dolore nella casa dove a Tahiti pensava di avere una famiglia, e dove l’amore e il disamore spinsero il primo figlio di Brando, Christian, a uccidere il compagno della sorellastra, mentre Cheyenne, la bellissima Cheyenne, a 25 anni si impiccò nella casa della madre a Tahiti. Tarita e Marlon non andarono al suo funerale. Storie bruttissime, vite distrutte dove prima si pensava al paradiso.