I CÉSAR DEI GIUSTI – I CÉSAR, GLI OSCAR O I DAVID DELLA FRANCIA DI MACRON, HANNO SCONTENTATO TUTTI, CELEBRANDO UN ANNO PARTICOLARMENTE DISASTROSO PER IL CINEMA NAZIONALE – IL VINCITORE È INDUBBIAMENTE “LA NUIT DU 12” DI DOMINIK MOLL, STORIA DI UN CASO DI FEMMINICIDIO IRRISOLTO CHE TRAE SPUNTO DA UN CASO REALMENTE ACCADUTO – SNOBBATE LE PUR AGGUERRITE REGISTE, CLAIRE DENIS, MIA HANSEN LOVE, VALERIA BRUNI TEDESCHI – IL LANCIATISSIMO “L’INNOCENTE” DI LOUIS GARREL SI DEVE ACCONTENTARE DI… – VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Anche quest’anno i César, i maggiori premi del cinema francese, gli Oscar o i David della Francia di Macron, hanno scontentato tutti, celebrando un anno, il 2022, particolarmente disastroso per il cinema nazionale, visto che nessun film a produzione nazionale entrava tra i primi dieci incassi. E nel 2023 con l’arrivo di un film brutto come “Asterix e Obélix: Il regno di mezzo”, pur arrivato a 4 milioni di spettatori, non c’è tanto da stare tanto allegri.
Per fortuna che è salito sul palco a sorpresa Brad Pitt per premiare il suo amico David Fincher. Durante una cerimonia funestata pure dall’attacco di una militante climatica con maglietta “Vi restano 761 giorni” presto cacciata di peso dal palco e oscurata nella diretta tv, il vincitore della 48° edizione dei César, scatenando le ire di tutte le registe donne che non sono state nemmeno candidate (a parte Valeria Bruni Tedeschi), è indubbiamente “La nuit du 12″ di Dominik Moll, storia di un caso di femminicidio irrisolto che trae spunto da un caso realmente accaduto qualche anno fa.
Su 10 nomination, incassa ben 6 Césars. Miglior film, regista, esordio maschile per Bastien Bouillon, attore non protagonista per Bouli Lanners, sceneggiatura e suono. Uscito a Cannes nella sezione Premieres, è uscito a luglio e ha funzionato bene col passa parola. Ovvio il discorso della produttrice Caroline Benjo sulla violenza contro le donne.
Snobbate, insomma, le pur agguerrite registe, Claire Denis, Mia Hansen Love, Valeria Bruni Tedeschi, che pure avevano film forti. A Alice Diop, fortunatamente, afro-francese, è andato il César per la miglior opera prima, “Saint Omer”, premiato anche a Venezia. E La Diop ha parlato un po’ a nome di tutte, ricordando appunto il talento e il coraggio di Rebecca Zlotowski, Claire Denis, Mia Hansen Love. Ribadendo che la sua generazione di ragazze regista non è “Né di passaggio né una moda”, La Diop ha ribadito che “La voce delle donne è molto importante. Io spero che saremo qui l’anno prossimo e gli anni ancora a venire”.
Il pur lanciatissimo “L’innocente” di e con Louis Garrel, che pur aveva una valanga di nominations, vince per la miglior sceneggiatura, di Garrel stesso, e la non protagonista, la favolosa Noémie Merlant, che prendendo il premio ha ribadito la sua critica ai Césars troppo maschili. “Sto pensando a tutte le donne registe che avrebbero dovuto essere celebrate stanotte. Mi mancano”.
Virginie Efira, attrice molto amata in francia, vince il César come miglior attrice per “Revoir Paris” di Alice Winocour, storia di una sopravvissuta alla tragedia della notte del Trocadero. Benoit Magimel vince per il secondo anno consecutivo il César come miglior attore per “Pacifiction” di Albert Serra. Nadia Teresziewicz per “Forever Young” della Bruni Tedeschi viene preferita a Guslange Malanda per “Saint Omer” come miglior esordiente femminile.
Miglior film straniero è “As Bestas” di Rodrigo Sorogoyan, che ha battuta campioni come “Close” di Lukas Dhont, “Eo” di Jerzy Skolimowski, “Triangle of Sadness” di Ruben Ostlund.