CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI! - DALLA PAGINA TWITTER DELLA “REPUBBLICA”, EDIZIONE DI MILANO: “LECCO, ‘CADAVERE’ DI UNA DONNA ‘TROVATO MORTO’ IN AUTO SULLA RIVA DEL LAGO”. UN CADAVERE VIVO SÌ CHE SAREBBE UNA NOTIZIA! - TITOLO DAL “FATTO QUOTIDIANO”: “VITALIZI, SI SCHERZAVA: D’ALÌ E ALTRI CONDANNATI CONTINUANO A ‘RICEVERLO’”. “VITALIZI” È PLURALE, COME “D’ALÌ E ALTRI CONDANNATI”. PERCHÉ ‘RICEVERLO’, AL SINGOLARE?
-“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”
(http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
Gino Ruozzi, docente di letteratura italiana all’Università di Bologna, scrive sul Sole 24 Ore: «Questo nuovo libro di saggi di Mughini mi ha interessato e mi è piaciuto per più motivi.
Ho cominciato dalla lettura delle trenta pagine dedicate a Gianni Celati, tra le migliori che ho finora letto». Se ha cominciato la lettura, ci pare certo che le abbia lette. Ma come faranno i lettori del Sole 24 Ore a capire se le 30 pagine sono meglio o peggio di quelle che il professor Ruozzi non ha letto? Che sarebbe poi la funzione del recensore.
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Daniel Mosseri sul Giornale: «Parliamo di Ursula von der Leyen, nata nel 1959 come Ursula Albrecht e sposata dal 1968 con Heiko von der Leinen». La famosa sposa bambina, già moglie a 9 anni. (Ha preso marito nel 1986. Senza contare che è nata nel 1958, non nel 1959).
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Abbiamo finalmente scoperto a quale fonte si abbevera il coltissimo Mephisto Waltz per l’omonima rubrica sul Sole 24 Ore: Wikipedia, horribile dictu! Egli infatti, riferendosi al 2008, parla dell’«attentato al Taj Mahal Palace di Bombay, quando una pattuglia di kamikaze pachistani lasciò sul terreno 195 morti».
È quello che riporta Wikipedia, appunto. In realtà, gli alberghi presi di mira furono due (oltre al Taj Mahal, anche l’Oberoi). E non si trattò di un solo attentato, ma di «molteplici attacchi terroristici avvenuti dal 26 al 29 novembre 2008», scrive la ben più attendibile Encyclopædia Britannica, la quale precisa che in tutto furono «uccise almeno 174 persone, tra cui 20 membri delle forze di sicurezza e 26 cittadini stranieri». Nessun riferimento alle 195 vittime citate da Mephisto Waltz.
L’Ansa, invece, il 29 dicembre 2008 parlò di «almeno 183 morti ed oltre 300 feriti» e il giorno seguente di «circa 170 persone». Ma, si sa, il satanasso è contento solo se può portarne all’inferno un numero maggiore.
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Dalla pagina Twitter della Repubblica, edizione di Milano: «Lecco, cadavere di una donna trovato morto in auto sulla riva del lago: i rilievi della polizia». Il concetto è reiterato anche nella didascalia. Un cadavere vivo sì che sarebbe una notizia!
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Chiara Maffioletti sul Corriere della Sera intervista Massimiliano Ossini, conduttore di Unomattina su Rai 1. La giornalista scrive: «Ha 44 anni e i suoi programmi, senza sgomitare, vanno sempre bene».
Tre domande dopo osserva: «Lei è anche papà di tre figli già grandi». Ossini risponde: «Hanno 24, 17 e 14 anni. Ho sempre avuto il desiderio di diventare un papà giovane ed è successo quando avevo 24 anni». Ma se il primogenito ha 24 anni, e Ossini ne ha 44, ne deduciamo che l’intervistato divenne padre a 20 anni, non a 24.
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Beppe Farabegoli nella rubrica Commenti su Italia Oggi: «È bastata la provocazione di sabato scorso di una ex Iena per mandare in tilt i dem (e per fortuna dei pd, almeno Di Maio ha smentito le voci secondo cui stava per iscriversi anche lui). Poi sul caso Giarrusso è arrivato il tweet di Alessandro Gassman (“Non vi voto mai più. Adieux”) che ha gettato nell’ulteriore sconforto i dem».
Premesso che il cognome corretto è Gassmann, è vero che l’attore ha scritto la frase in questione, ma trattasi di una castroneria che andava chiosata. Adieux significa addii (s’intitola Les adieux la Sinfonia numero 45 di Joseph Haydn). Addio, in francese, si dice adieu, composto di a e Dieu. Del resto, di Dio ce n’è uno solo.
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Ilario Lombardo sulla Stampa: «Negare, negare, negare. Questa è la risposta dell’entourage di Draghi. Quasi un dovere, più che un vezzo, per personalità di potere. E dopotutto, non fu così anche quando questo giornale scrisse della telefonata di Sergio Mattarella, due giorni prima che il banchiere fu convocato dal presidente della Repubblica come successore di Giuseppe Conte?». Congiuntivo vo cercando. (Versione corretta: «Fosse convocato»).
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Giovanna Maria Fagnani racconta sul Corriere della Sera il caso di Fabio Mazzitello, insegnante giunto dalla Calabria a Milano per occupare un posto da precario: «D’estate, quando torna a casa, aiuta i genitori. “Abbiamo una piccola attività famigliare, un allevamento di suini e bovini e un vitigno”». Vitigno? Questo sostantivo designa ogni varietà coltivata di vite (Cabernet, Barbera, Chardonnay, Pinot eccetera). Al massimo avranno un vigneto.
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«Letti matrimoniali, profilattici, viagra: sigilli al night del sesso», titola il Corriere di Verona. Nel testo, La. Ted. spiega che i clienti potevano godere «da vicino dell’avvenenza di seducenti lapdancer e figuranti, 50 euro per dieci minuti di “tete a tete”». Assonanza pertinente, se la corretta grafia del sostantivo francese non fosse tête-à-tête. Nella notizia viene ripetuto per due volte che il bordello mascherato si trovava in «via Manin Faliero».
Vabbè che il patriota Daniele Manin nel 1848, dopo l’insurrezione popolare, fu nominato presidente della Repubblica di San Marco, ma il personaggio cui è intitolata la strada si chiama Marin Faliero, il doge vissuto cinque secoli prima, condannato alla decapitazione dal Consiglio dei dieci della Serenissima per aver tentato di instaurare una tirannia.
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Titolo dal Fatto Quotidiano: «Vitalizi, si scherzava: D’Alì e altri condannati continuano a riceverlo». Vitalizi è plurale, come «D’Alì e altri condannati». Perché riceverlo, al singolare?
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Stefano Salis sul Sole 24 Ore: «Una porta, ci dice l’artista, è sempre una soglia che conduce a qualcosa di noto o di inaspettato, di segreto o di conosciuto». Tertium non datur.
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Mara Rodella sul Corriere della Sera parla di Romano Fagoni, un marito violento ucciso dalla moglie in provincia di Brescia, «descritto anche dalla figlia maggiore, 25 anni, che da tempo si è trasferita a Gardone Riviera, come un tipo burbero, autoritario, poco indulgente e affatto incline alla tolleranza». L’avverbio affatto significa interamente, del tutto, in tutto, per tutto. L’esatto contrario di quanto Rodella intendeva dire.