CHE FA DI NOTTE LORENZETTO? LE PULCI AI GIORNALI! – TITOLO DAL SITO DEL “GAZZETTINO”: “CHIOGGIA, SALUTO ROMANO DEI TIFOSI DEL TREVISO, LA DIGOS ACQUISISCE LE TELECAMERE” COSÌ POTRÀ FARE CONCORRENZA ALLA RAI - LUCA BOTTURA SCRIVE: “PROBLEMI PER KIM JONG UN DOPO L’ARRIVO A MOSCA: NON GLI SI RIESCONO A STACCARE I CARTELLI “TRASPORTO ECCEZIONALE” DI DOSSO” MA IL DITTATORE NON È ANDATO A MOSCA MA A VOSTOCHNY, IN SIBERIA...
-“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi” (http://www.stefanolorenzetto.it/telex.htm)
«Problemi per Kim Jong Un dopo l’arrivo a Mosca: non gli si riescono a staccare i cartelli “trasporto eccezionale” di dosso», fa lo spiritoso Luca Bottura nella sua rubrica Minimum pax che tiene sulla Stampa. Peccato per lui che il dittatore nordcoreano non sia andato a Mosca, bensì abbia incontrato Vladimir Putin nel più vicino cosmodromo di Vostochny, nella regione dell’Amur, in Siberia.
Distanza su strada tra questa località e Mosca: 7.405 chilometri. Tempo che avrebbe impiegato Kim Jong Un per il tragitto supplementare, con il suo treno corazzato che marcia alla velocità massima di 60 chilometri orari: 123 ore, cioè oltre 5 giorni di viaggio. Più il ritorno. Problema aggiuntivo: non esistono linee ferroviarie che colleghino Vostochny a Mosca. Bottura prenda nota.
•••
Tweet del Corriere della Sera: «Torino, incidente aereo durante l’esibizione per i cento anni dell’Aeronautica: piloti illesi». Ne sarà sollevata la bambina morta.
•••
Antonello Caporale dedica due pagine sul Fatto Quotidiano al traffico infernale di Roma e conclude: «Appena sopra in via dei Santi Quattro Coronari, il cantiere del gas, e qui a sinistra verso via Labicana quello dell’acqua. È tanto, è tutto, è troppo». Il traffico romano è infernale ma si tratta dei Santi Quattro Coronati. Ed evitiamo di citare il proverbio «Scherza coi fanti» eccetera.
•••
«La galleria autostradale del San Gottardo, che collega l’Italia alla Svizzera, domenica 10 settembre è stata chiusa al traffico in entrambe le direzioni», informa Valeriano Musiu sul sito del Corriere della Sera. No, il tunnel (stradale, non autostradale) in questione collega due località svizzere: Göschenen, nel Canton Uri, e Airolo, nel Canton Ticino. L’Italia non c’entra.
•••
Titolo dal sito del Gazzettino: «Chioggia, saluto romano dei tifosi del Treviso all’urlo di “Sieg Heil”: la Digos acquisisce le telecamere». Così potrà fare concorrenza alla Rai.
•••
Stando a Maria Sorbi (Il Giornale), Helga Margarete Grimm, la sola discendente dei signori delle fiabe, morta a 88 anni, «si era rifugiata in una casetta alle porte di Rieti in Umbria». Sul finire dell’articolo, Sorbi reitera lo svarione, precisando che la defunta visse «prima a Tripoli, poi a Roma e poi in Umbria». Urge ripasso di geografia: Rieti è nel Lazio.
•••
A corredo di un articolo di Francesco Specchia nelle pagine culturali, dedicato al nuovo saggio di Paolo Mieli, Il secolo autoritario (Rizzoli), Libero presenta una foto con la seguente didascalia: «Fritz Bauer, il più giovane magistrato ebreo di Weimar».
Il riferimento è a quel Bauer che rese possibile nel 1960 la cattura di Adolf Eichmann in Argentina (egli fornì al Mossad, il servizio segreto israeliano, il luogo di residenza del criminale di guerra nazista, rivelatogli da un ex deportato nei lager). Ma l’immagine pubblicata ritrae in realtà l’attore Burghart Klaußner, che nel 2015 impersonò Fritz Bauer nel film Lo Stato contro Fritz Bauer del regista Lars Kraume.
•••
Dal sito della Repubblica, video da Lampedusa: «Acceso scambio di vedute al telefono in viva voce tra Giacomo Sferlazzo, portavoce del movimento politico-culturale “Pelagie Mediterranee”, e il Questore di Agrigento, Emanuele Ricifari. Che invita i manifestanti dal desistere dal proseguire la protesta». Quindi li ha spronati a continuarla. O li ha invitati «a desistere dal proseguire la protesta»?
•••
Discepolo di Cesare Cavalleri, «l’ultimo dei grandi giornalisti culturali», Davide Brullo lo commemora sul Giornale, ma incappa in errori che non sarebbero piaciuti al maestro. Il quale tra l’altro da ragazzo osò criticare un poeta che pure amava. Brullo annota: «Montale replicò, irretito; Cavalleri continuò ad augurargli il Nobel», benché il primo fosse irritato, evidentemente. Più avanti gli scappa «siamo 1989», volendo scrivere «siamo nel 1989».
Infine supera sé stesso segnalando un refuso di Cavalleri, morto il 28 dicembre 2022, che in una nota lo aveva invecchiato di un anno. Era meglio se Brullo avesse badato ai suoi, di refusi, e senza escogitare l’incomprensibile chiusa rivolta al maestro («Ci incontreremo quando il tempo non avrà più senso, nulla più che sabbia nelle mani di un insensibile sensale» ), che fa tanto «Trentatré trentini» con quel che segue.
•••
Dalla Verità: «La dinamica dell’incidente è stata particolarmente sfortunata: la signora, che pedalava lungo Corso XXII marzo, è stata travolta da un palo abbattuto da un’auto che si è ribaltata e all’interno della quale viaggiavano un uomo e una donna di 78 e 723 anni». Le donne campano più degli uomini, è statistica, si sa.
•••
Clamoroso titolo di Avvenire sull’accorpamento di circoscrizioni ecclesiastiche laziali: «Frascati con Velletri-Segni, Russo unisce le due diocesi». Sembra che la decisione, anziché del Pontefice, sia di Stefano Russo, vescovo di Velletri-Segni, per quasi quattro anni segretario della Conferenza episcopale italiana. Chissà come l’avrà presa papa Bergoglio, puntiglioso (e permalosissimo) perlustratore di giornali.
•••
Titolo dal sito della Repubblica: «Rapporto Inps: “Solo una minoranza dei lavoratori è povero per salario orario basso”». Il gender dilaga.
•••
«La tête à l’ombre, la testa all’ombra, è il titolo di una imperdibile canzone di Ives Montand», rievoca Silvana De Mari sulla Verità, traducendo a orecchio dal francese la vera identità dell’attore Ivo Livi, nato a Monsummano Terme (Pisa) nel 1921 e morto nel 1991. Il nome d’arte era Yves Montand.
•••
In un magnifico speciale dedicato ai testi classici greci e latini perduti, apparso su Alias, inserto settimanale del Manifesto, è sfuggito un errore in un informatissimo articolo sulla perdita di tre quarti dell’immensa opera storica di Tito Livio, composta al tempo dell’imperatore Augusto, il quale regnò a lungo e morì nell’anno 14 dell’era cristiana. «In un’epistola del 401 a.C., Quinto Aurelio Simmaco, noto difensore della tradizione pagana, si scusa con l’amico Valeriano se non è ancora riuscito a fornirgli l’edizione completa di Livio che gli ha promesso», scrive Luca Beltramini. Ma ovviamente non può che trattarsi del 401 dopo Cristo.