IL CINEMA DEI GIUSTI - ARRIVA NELLE NOSTRE SALE "ARMAGEDDON TIME – IL TEMPO DELL’APOCALISSE", PRESENTATO A CANNES IN GRAN POMPA, MA PRESTO DECLASSATO ASSIEME A MOLTI ALTRI FILM COME NON ADATTO ALLA CORSA ALL’OSCAR, TROPPO POLITICO - E’ UNA “QUASI” AUTOBIOGRAFIA SU COME SI CRESCEVA COI PRIVILEGI DEI BIANCHI RICCHI A SCUOLA E A CASA NEL QUEENS DEGLI ANNI '80 E DOVE SI CAPISCE COME IL  RAZZISMO E IL TRUMPISMO CHE HANNO VINTO NEL PAESE NEGLI ULTIMI ANNI NASCESSERO PROPRIO DA LÌ - NON SARÀ UN CAPOLAVORO MA POCO CI MANCA… - VIDEO

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Armageddon Time

Marco Giusti per Dagospia

 

Presentato a Cannes in gran pompa, ma presto declassato assieme a molti altri film come non adatto alla corsa all’Oscar, troppo politico, arriva nelle nostre sale "Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse", l’ultimo film del sofisticato James Gray (“Two Lovers”, “Ad Astra”) con il Jeremy Strong di “Succession”, Anne Hathaway, Anthony Hopkins e il piccolo incantevole Banks Repeta.

 

Armageddon Time

E’ una “quasi” autobiografia su come si cresceva coi privilegi dei bianchi ricchi a scuola e a casa nel Queens degli anni '80 e dove si capisce come il  razzismo e il trumpismo che hanno vinto nel paese negli ultimi anni nascessero proprio da lì, dalla New York più profonda dei privilegiati, delle scuole private dei Trump dove venivano formate le élite che avrebbero governato non solo il paese. E questo accadeva proprio negli anni dell'elezione a presidente di Ronald Reagan con la paura di un armageddon time, come da titolo, causato da neri, latini e democratici.

 

Armageddon Time

 Ma insomma, questo "Armageddon Time" è un capolavoro, come scrivono i critici americani, a cominciare da quelli del New Yorker o un appuntamento mancato, come scrivono certi critici soprattutto europei? Da Cannes un anno fa scrivevo che è un bellissimo, incantevole film che ha i tempi, l'intelligenza e l'attenzione di un autore colto e profondamente umano, su un ragazzino ebreo che cerca di capire se stesso e il suo posto in un paese diviso tra l'ascesa di Reagan, l'arrivo dei computer e quello dell'hip-hop della Sugarhill Gang e di Kurtis Blow. Una sorta di “The Fabelmans” più impegnato, insomma.

 

Armageddon Time

Aiutato dal meraviglioso e saggio nonno, un Anthony Hopkins in stato di grazia, figlio di una profuga ebrea ucraina arrivata tanti anni prima a Ellis Island, da una madre, Anne Hathaway, troppo intellettuale e professorina per capirlo e un padre, Jeremy Strong, ragazzo povero, che ancora sta cercando il suo ruolo in un'America divisa amaramente tra classi e razze, in una società profondamente ingiusta dove si va avanti solo col potere e il successo e la voglia di fare l'artista del figlio è vista come inutile, per non parlare della sua amicizia con un ragazzetto nero che lo porta a fumare spinelli e progettare fughe chissà dove.

 

Armageddon Time

 Con un grande impianto visivo di Darius Khondj e una sceneggiatura dove ogni battuta ha il suo peso per spiegare il momento storico e i rapporti tra i personaggi, magari non ha una trama da film Netflix o da cafonata televisiva, ma per lo spettatore attento è una continua sorpresa e tutta la costruzione politica che deve spiegarci da dove nasce il trumpismo profondo della classe dirigente americana è clamorosa. Non sarà un capolavoro ma poco ci manca. E tutti gli attori da Hopkins al ragazzino protagonista, da Jeremy Strong al cammeo di Jessica Chastain come Marianne Trump fenomenali. In sala da oggi.

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anne hathaway jeremy strong a cannes prima di armageddon time
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