Marco Giusti per Dagospia
“Mi piace la fregna”, si giustifica candidamente Valerio Mastandrea davanti alla moglie tradita Valentina Cervi in “Gli infedeli” di Stefano Mordini. Un film che avrebbe meritato la sala, ma che si può vedere da ieri su Netflix. Ci sono, oltre a Mastandrea e alla Cervi, Riccardo Scamarcio, Massimiliano Gallo, Laura Chiatti.
Scamarcio è anche coproduttore, assieme alla Indigo, e cosceneggiatore, assieme a Filippo Bologna e allo stesso Mordini. Ma il film, una commedia a episodi su sesso e tradimenti tra coppie, è il remake abbastanza fotocopia (almeno per certi episodi) di una commedia francese di successo, “Les Infideles”, con un cast capitanato da Jean Dujardin e Gilles Lellouche, anche registi. Da otto episodi originali ci siamo però ridotti a cinque, e nessuno va a Las Vegas perché è interamente ambientato a Roma.
Devo dire che anche il film francese faceva un po’ il verso ai capolavori a episodi di Dino Risi, Mordini resta a metà contaminando commedia italiana e francese, è un ottimo regista, ma si rivela più adatto al genere drammatico, “Pericle il Nero” con Scamarcio, che alla leggerezza della commedia a episodi. Inoltre, né Scamarcio né Mastandrea hanno quella grazia guascona e ultramacha che avevano i due protagonisti francesi, Dujardin e Lellouche.
Mastandrea nemmeno ci prova, e viene perfino umiliato nell’episodio più umiliante e più risiano di calvo pipparolo con moglie comprensiva, Marina Fois. Scamarcio al massimo fa il Lando Buzzanca arrapato senza avere quella stessa follia siciliana. E non è un comico, ahimé.
L’aria da guascone l’avrebbe sicuramente di più Massimiliano Gallo, come dimostra il primissimo episodio, ma viene utilizzato troppo poco. Alcuni episodi, va detto, funzionano bene, grazie anche alle partner femminili , penso a Laura Chiatti che scopre il tradimento di Scamarcio, ma penso soprattutto a una meravigliosa Valentina Cervi che ruba la scena a tutti facendo una moglie altoborghese gelosa e dominatrice in grado di passare dalla gentilezza alla rabbia in pochi secondi e di far funzionare anche il più svogliato Valerio Mastandrea che non riesce a gestire la situazione.
Se alcuni episodi sono proprio modesti, come quello di Mastandrea calvo e pipparolo o quello di Scamarcio arrapato durante la convention di venditore della sua ditta che ci prova anche con la più brutta del gruppo, l’ultimo episodio con i tre al ristorante, oddio il film è pieno di pubblicità neanche fosse una di quelle brutte commedie italiane di oggi…, funziona perché vedi, finalmente, i tre maschi a zonzo per le strade di Roma e a tavola che parlano di sesso. Ma, ripeto, è Valentina Cervi che ruba il film a tutti e non capisci perché, come comica, l’abbiamo scoperta solo adesso.
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