Marco Giusti per Dagospia
Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott
Aridateci i soldi! Non dico tutti i 17 milioni di dollari chiesti nel 1973 al vecchio Jean Paul Getty come riscatto del nipote sedicenne John Paul Getty III, ma almeno quelli del biglietto… Scherzo, visto che il biglietto del film, l’attesissimo Tutti i soldi del mondo diretto da Ridley Scott su sceneggiatura di David Scarpa tratta dal romanzo di John Pearson, con le 22 scene rigirate in otto giorni da Christopher Plummer come vecchio Getty al posto di Kevin Spacey, reo di molestie sessuali, costo 10 milioni di dollari (solo le scene rigirate…), non le ho pagate dal momento che stavo all’anteprima dei critici romani.
E i critici romani avevano da dire parecchio sulla credibilità della storia, parte con una citazione della Dolce vita non si capisce perché e seguita con un miscuglio di citazioni di Topo Gigio anni ’60 che non possono coincidere con l’arrivo delle Brigate Rosse, che hanno una bella sede centrale con la scritta a caratteri cubitali Brigate Rosse come se fosse quella del Partito Liberale e Mark Wahlberg li chiama pure “Comunisti di merda” come fosse Sallusti.
christopher plummer in tutti i soldi del mondo
Ma i critici romani avevano da dire ancor di più sulla critica pesantuccia di Paolo Mereghetti sul Corriere, che cercando di fare il professore ha scambiato Porta Maggiore, dove Ridley Scott ha girato la scena del rapimento di John Paul Getty fra le mignotte, per il Lungotevere. Tutto sbagliato. Il rapimento avvenne a Piazza Farnese.
Ma, soprattutto, come si fa a scambiare Lungotevere per Porta Maggiore. E poi, dove erano negli anni ’70 le mignotte a Lungotevere? Nella sua voglia di Dolcevita-e-Grandebellezza, Ridley Scott ha messo tutto assieme nel calderone del cinema italiano che ha visto (poco e male). Ma non è questo, va detto, il male peggiore del film, che, forse per non dar troppa ragione a Mereghetti ha anche qualche virtù.
Ora. E’ vero che Christopher Plummer e Michelle Williams sono strepitosi come il vecchio taccagno miliardario e la nuora trepidante per la scomparsa del figlio, è vero pure che non tanti registi sarebbe riusciti a recuperare in così pochi giorni tutte le scene girate con Kevin Spacey, che forse però dava tutto un altro tono alla storia, più freddo e più moderno, meno realistico, ma non si può vedere il francese Romain Duris nei panni del criminale calabrese legato alla ’Ndrangheta dei Mammoliti e Piromallo.
Se è ridicolo Duris, sono ancor più ridicoli l’uomo della Cia Mark Wahlberg al soldo del vecchio Getty che dovrebbe risolvere la situazione e tutta la polizia italiana, uscita non si sa più da quale coproduzione anni ’60. Anni e anni di poliziotteschi italiani legati ai sequestri celebri, come fu per noi quello di Getty, dovrebbero avere insegnato qualcosa a Ridley Scott.
Almeno a riprendere Alfette e Giuliette. E invece viene fuori un pasticcio dove Mark Wahlberg, l’uomo della Cia, addirittura può dare ordine ai carabinieri. Ma c’è di peggio. Nel film scompare del tutto il personaggio del padre del ragazzo, cioè di Paul Getty Jr, che finisce per non avere nessun ruolo nella vicenda, ma che nel 1973 non era ancora il vegetale che ci viene mostrato, anche se nel 1971 era morta di eroina la sua nuova moglie, l’attrice Talitha Pol, ma solo dopo il 1984 finirà in carrozzella per poi andarsene per sempre nel 2003. Non può non avere avuto un ruolo nella storia.
kevin spacey in all the money in the world
Ma è ovvio che Ridley Scott tenda a modellare il film attorno al personaggio di Abigail o Gail Harris, la moglie precedente di Paul nonché madre di John Paul III e di altri suoi tre figli, che è anche l’unica rimasta in vita, visto che il vecchio Jean Paul Getty muore nel 1976, due anni dopo la fine del sequestro, e non subito dopo come risulta nel film, mentre John Paul Getty III, dopo una piccola carriera da attore con Raul Ruiz e Wim Wenders (Il territorio e Lo stato delle cose) morirà a 54 anni nel 2011, dopo 30 anni passati in ospedale dopo l’infarto per eccesso di droghe e alcool nel 1981.
kevin spacey in all the money in the world
Gli sopravviveranno, appunto, i fratelli, il suo unico figlio, Balthazar Getty, attore feticcio di David Lynch, da Strade perdute a Twin Peaks, e la madre. Pensando a che film avrebbe potuto fare su questa vicenda, che mischia storia americana, Europa, cinema, droghe e rock, un regista più visionario come David Lynch o un Paul Thomas Anderson, siamo ancora più allibiti della trappola che sembra essersi fatto con le sue mani Ridley Scott affrontando un materiale che non pare particolarmente adatto a lui.
E’ dai tempi del terribile The Year of the Gun del pur eccelso John Frankenheimer dedicato alle Brigate Rosse con Sharon Stone, Andrew McCarthy e Fabio Traversa come capo brigatista che non vedevamo un film così poco attendibile sulla storia italiana.
kevin spacey in all the money in the world
E se gli attori americani, più o meno, funzionano, da Michelle Williams a Christopher Plummer al giovane Charlie Plummer nei panni di John Paul III, gli attori italiani fanno il consueto teatrino di apparizioni un po’ impacciate e sicuramente stracult, da Francesca Inaudi come mignotta a Giulio Base come medico legale, da Nicolas Vaporidis come bandito a Maurizio Lombardi come chirurgo della ’Ndrangheta.
Si nota poco Stacy Martin, purtroppo, ma si sente benissimo “Senza di te che farò”, grande versione dei Camaleonti di un successo di James Brown, "It's a Man's Man's Man's World". Purtroppo non ci basta da un regista come Ridley Scott.