IL CINEMA DEI GIUSTI - SAN LORENZO RULES. HA FATTO IL BOTTO “LA STORIA” DI ELSA MORANTE TRASMESSA SU RA1, NELLA NUOVA VERSIONE DIRETTA DA FRANCESCA ARCHIBUGI. I PRIMI DUE EPISODI HANNO RACCOLTO 4,5 MILIONI DI SPETTATORI, DIMOSTRANDO CHE IL PUBBLICO DI RAI UNO NON È PROPRIO QUELLO DI TELEMELONI. CHE NON BASTA CAMBIARE QUATTRO DIRIGENTI, DARE GLI ORDINI AI GIORNALISTI, PER RIVEDERE L’EGEMONIA CULTURALE DEL PAESE E DELLA TV DI STATO. E’ COME PENSARE CHE SIA POSSIBILE FARE LE PARATE FASCISTE A ACCA LARENTIA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI E CHE TUTTI STIANO ZITTI… - VIDEO
-Marco Giusti per Dagospia
San Lorenzo Rules. Ha fatto il botto, uscendo tra i video di Acca Larentia, uno Sgarbi indagato per furto di beni culturali, un Salvini che si difende sul caso Anas da Porro, “La storia” di Elsa Morante trasmessa su Rai Uno, nella nuova versione, diretta da una mano esperta come quella di Francesca Archibugi, che l’ha scritta assieme a Giulia Calenda e Francesco Piccolo. 23, 47 %, cioè 4, 5 milioni di spettatori, poco meno dei 5 milioni di spettatori che hanno visto in tre mesi “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, quasi un sequel. Stessi set, più o meno. Stessi baffi di Valerio Mastandrea, ma qui è buono e non mena.
Solo che, rispetto a “C’è ancora domani”, le prime due puntate (di sei) di “La storia”, sono state viste tutte in un giorno, anzi, in una sera, da un così grande numero di spetttatori, che vedrà presto si presume, anche le altre quattro puntate, dimostrando che, insomma, il pubblico di Rai Uno non è proprio quello di Telemeloni. Che non basta cambiare quattro dirigenti, dare gli ordini ai giornalisti, per rivedere l’egemonia culturale del paese e della tv di stato. Ma cosa volete riequilibrare? E con chi? E’ come pensare che sia possibile fare le parate fasciste a Acca Larentia sotto gli occhi di tutti e tutti stiano zitti.
E proprio tutto questo pubblico perbene di Rai Uno, cresciuto a Pippo Baudo e Sanremo, ci dimostra che ancora ci ricordiamo delle bombe di San Lorenzo, della Roma del 1945 controllata da fascisti e nazisti. Come ci ricordiamo di Elsa Morante, della prima versione della serie diretta da Luigi Comencini, scritta dalla figlia Cristina, madre proprio di Giulia Calenda, guarda un po’ anche sceneggiatrice di “C’è ancora domani”, e da una star della sceneggiatura come Suso Cecchi D’Amico.
Visto o rivisto oggi, dopo tre mesi di visioni mai interrotte proprio di “C’è ancora domani”, che un po’ del mondo della Morante e dei set della Roma del 45 riprende, “La storia” risulta un’opera ancora più importante. Anche perché è accaduto e sta accadendo di tutto. Ora. Non riesco a dirvi se questa serie sia migliore o inferiore a quella diretta in tre puntate per la tv da un maestro come Luigi Comencini, che ricordo ormai vagamente, interpretata da una Claudia Cardinale un bel po’ più grande della Jasmine Trinca quarantaduenne di questa nuova versione.
Vi dico però che nel ruolo fondamentale di Ida Mancuso, la madre coraggio per metà ebrea che attraversa con i figli gli anni più bui della guerra, tra leggi razziali, nazisti e una Roma bombardata, ho trovato straordinaria proprio la prova di Jasmine Trinca, forse perché così gloriosamente romana, anzi testaccina, con la giusta dose di ragazza del popolo e di attrice glamour di un cinema che da anni non è più glamour, ma perfettamente aderente all’eroina dimessa e neorealista del romanzo drammatico di Elsa Morante.
E trovo qui come nel post-post-neorealismo magari più artificioso e da commedia di “C’è ancora domani” una forte ricerca di origini storiche e cinematografiche, ma anche assolutamente femminili, da cui il nostro cinema cerca di ricompattarsi e ripartire. Così non può che piacermi anche la presenza romana e rassicurante di Valerio Mastandrea come il Sor Remo, stavolta in versione brava persona rispettosa delle donne e antifascista, mentre si nota parecchio nelle prime due puntate il giovane Francesco Zegna nel ruolo del figlio maggiore di Ida, Nino, che pensa che il fascismo e il Duce possano essere la soluzione di tutti i problemi del paese.
E’ perfetto nelle scene familiari con Jasmine Trinca, meno quando assume i toni un po’ troppo moderni e antipatici da pariolino di oggi. I limiti del film, anzi della serie tv, sono, in fondo, i limiti del budget che non permettono grandi effetti nelle scene di guerra (addirittura la campagna d’Africa) per non parlare del bombardamento di San Lorenzo. Non credo che fossero superiori le ricostruzioni della versione di Comencini, dominate dal realismo della fotografia molto asciutta di Franco Di Giacomo, mentre qui abbiamo una luce più calda di Luca Bigazzi.
Ma il cuore del film o, almeno, delle prime due puntate viste ieri su Rai Uno e anticipate al Rome Film Fest, mi piace, perché la ricostruzione di San Lorenzo, un po’ come quella della Napoli de “L’amica geniale”, è sobria, ma giusta e permette agli attori di muoversi con realismo e credibilità. E, ripeto, la Trinca, con tutto il suo dramma, la scoperta di essere ebrea e quindi candidata a qualcosa di terribile da parte delle leggi razziali, una violenza subita da un soldato tedesco ubriaco che la mette incinta, il bambino da nascondere agli occhi di tutto e proprio per questo molto amato, è una grande protagonista in grado di far funzionare un meccanismo narrativo e sentimentale che è decisamente costruito su di lei. E il resto lo fa questo momento storico.