IL CINEMA DEI GIUSTI – QUEL CHE VIENE FUORI, IN QUESTO DURO, MA ANCHE SENSIBILE E COMMOVENTE “VERA”, È VERA GEMMA CON IL SUO CARATTERE E LA SUA IDENTITÀ. VITTORIOSA ANCHE NELLA SCONFITTA. FINALMENTE LIBERA – “MI HA ROVINATO PAPÀ”, DIRÀ A UN CERTO PUNTO ALLA SORELLA GUARDANDO I FILMINI DI FAMIGLIA, “TROPPO BELLO”. COME FAI A TROVARE DEI MASCHI ALL’ALTEZZA DI GIULIANO GEMMA? – LA VISITA ALLA TOMBA DELLO SCONOSCIUTO FIGLIO DI GOETHE CON ASIA ARGENTO E LA STREPITOSA PERFORMANCE DI “TE POSSINO DÀ TANTE CORTELLATE” - VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Non è facile per i figli d’arte. Nella scena più forte di questo duro, ma anche tenero, sensibile, commovente “Vera” diretto dalla coppia Tozza Covi e Rainer Frimmel (“La pivellina”, “Mister Universo”), premiato a Venezia sezione Orizzonti per la miglior regia e la miglior interpretazione, ritratto di Vera Gemma con una fiction che ne racconta più l’anima che la vita, vediamo Vera e la sua amica Asia Argento, altra figlia d’arte, omaggiare la tomba dello sconosciuto figlio di Goethe, che recita appunto come iscrizione “figlio di Goethe”, non degno cioè nemmeno di un suo nome proprio, di un volto, di un anno di nascita e uno di morte.
La chiave del figlio sconosciuto di Goethe che nessuno conosce e conoscerà mai, è una delle chiavi per capire il dramma profondo di Vera e i suoi goffi tentativi per liberarsi dal peso del confronto continuo col padre celebre, il bellissimo Giuliano Gemma alias Montgomery Wood, il Ringo della nostra infanzia.
Immagine irraggiungibile per chiunque. Figuriamoci per una figlia che ha deciso, a differenza della sorella Giuliana, di lavorare nello spettacolo. E che quindi si sentirà dire a ogni provino l’inevitabile “Ma tu sei la figlia di Giuliano Gemma?”. Cresciuta nel mito dei personaggi e dei film del padre in una Roma che ha profondamente amato quel tipo di cinema, ma anche all’interno di un rapporto con la bellezza del proprio corpo dove ingrassare, racconta Vera, era peggio che drogarsi e dove era possibile operarsi un naso perfetto da bambine solo per assecondare le follie estetiche di famiglia, Vera è un personaggio particolare nel mondo dello spettacolo italiano.
Attrice, in qualche film del padre, poi di Dario Argento, poi dei Citti, quando era fidanzata con Franco Citti, poi di Asia, nel suo film d’esordio “Scarlet Diva” ha una clamorosa scena di sesso, passa poi al teatro con “Hot Line”, dove fa la centralinista di una linea hard. E, col padre ancora in vita, mette in piedi un documentario su Giuliano Gemma, che monta e rimonta con passione.
Gira tra Roma e Parigi, dove farà la spogliarellista, per poi andare a Los Angeles e tornare a Roma. La maggior fortuna la troverà nei reality in questi ultimi anni, dove la sua carica di simpatia, generosità, freschezza, avrà modo di liberarla dal continuo confronto col padre.
Con un’immagine volutamente costruita più sulla bellezza da trans, come dice anche nel film, che su quella delle brave ragazze normali, stride il suo candore con questa immagine un po’ aggressiva.
Ma è la sua potenza, la sua forza e la sua identità, come mette in scena anche nel film che Tizza Covi e Rainer Frimmel le hanno dedicato che ricostruisce attraverso la fiction anche i suoi rapporti continuamente perdenti con gli uomini.
“Mi ha rovinato papà”, dirà a un certo punto alla sorella guardando i filmini di famiglia, “troppo bello”. Come fai a trovare dei maschi all’altezza del padre? Nel film, dove la seguiamo in giro per Roma con il buffo autista Walter, Walter Saabel, passe dalle mani di uno pseudo regista sfruttatore a un truffatorello di borgata, Daniel De Palma. Con quest’ultimo, fresco vedovo con figlio a carico, Sebastian Dascalu, pensa quasi di costruire una famiglia.
In tutto questo la vediamo frequentare la sorella Giuliana, amici storici, come Asia Argento (strepitoso quando cantano “Te possino dà tante cortellate”), ma anche una celebre trans del cinema, Alessandra Di Sanzo, già protagonista di “Mery per sempre”, il suo agente, Angelo Perrone. Tutto reale e tutto vero ma anche tutto scritto, diretto e interpretato. Quel che viene fuori è Vera con il suo carattere e la sua identità. Vittoriosa anche nella sconfitta. Finalmente libera. In sala.