IL CINEMA DEI GIUSTI - "L'ULTIMA NOTTE DI AMORE" E' FORSE IL MIGLIORE FILM DA REGISTA DI ANDREA DI STEFANO - BEN STRUTTURATO SUL MODELLO NETFLIX, CIOÈ UN INIZIO CON DEI MORTI STESI PER TERRA E IL FLASHBACK CHE RIMANDA A DIECI GIORNI PRIMA, IL FILM CREDIBILE O MENO PER LA TRAMA GIALLA E IL FUNZIONAMENTO DEL FINALE, TIENE BENE COME RITMO E COSTRUZIONE DEI PERSONAGGI, DÀ SPAZIO A FAVINO DI DOMINARE LA SCENA E PRESENTA UNA MILANO RICCA E FETENTE E ABBASTANZA INEDITA… - VIDEO
-Marco Giusti per Dagospia
Certo che ci sono andato subito ieri sera, pagando il biglietto intero all’Adriano, a vedere il nuovo film scritto e diretto da Andrea Di Stefano, direi il suo migliore da regista, dove torna tutto o quasi tutto, il thriller alla Di Leo o se volete il poliziesco alla Melville (vabbé...) “L’ultima notte di Amore” con Piefrancesco Favino, Linda Caridi, Antonio Gerardi, Francesco Di Leva, definito da Maurizio Porro sul Corriere “uno slalom sgommante tra bene e male”.
Intanto, slalom sgommante a parte, si deve fare una certa attenzione al titolo, un po’ per non confonderlo con “L’ultimo giorno d’amore” con Alain Delon e Mireille Darc del 1977, un po’ perché Amore è appunto il nome del commissario Franco Amore, interpretato da Favino, che vive forse la peggiore notte della sua vita proprio l’ultima notte prima del pensionamento.
Sposato in secondo nozze con una ragazza calabrese, l’incredibile Linda Caridi, capace di calarsi in ogni ruolo, che gli ha regalato una serie di parenti dei quali si poteva fare anche a meno, Amore, dopo aver salvato la vita a un ricco vecchio trafficone cinese di Via Paolo Sarpi, riceve la richiesta di fare la sicurezza per lui e i suoi amici.
Propone delle regole Amore, niente droga o diamanti, niente armi, niente viaggi a rischio. Quando si pongono delle regole, in qualsiasi noir, sappiamo subito che non saranno rispettate. E ci saranno guai. Il dramma è che il primo viaggio della security Amore lo deve fare quando non è ancora in pensione, ma la sera prima. E che mette di mezzo un collega, Dino, interpretato dal sempre bravissimo Francesco D’Amore, a fargli da partner.
Ma qualcosa non torna già per la presenza stressante dei parenti calabresi della moglie, lo scatenato Milanese al 100% con accento da sottotitoli Antonio Gerardi, perfetto, e forte come un personaggio di Di Leo. Per non parlare del giovane genero del vecchio cinese, che ha mire di papparsi tutto il traffico del suocero.
Ben strutturato sul modello Netflix, cioè un inizio con dei morti stesi per terra e il flashback che rimanda a dieci giorni prima, il film di De Stefano, credibile o meno per la trama gialla e il funzionamento del finale, tiene bene come ritmo e costruzione dei personaggi, dà spazio a Favino di dominare la scena e presenta una Milano ricca e fetente e abbastanza inedita che ritroviamo nei servizi di Formigli su La7 sui nuovi ricchi fuori di testa.
La musica di Santi Pulvirenti funziona bene nel grande inizio con drone notturni, a volte morriconeggia troppo, ma avvolge abbastanza bene il dramma e i personaggi. Ripeto. E’ il miglior film che ha diretto Di Stefano, e il primo che gira in Italia. Quindi ben venga questo ritorno al noir o poliziesco che sia in Italia. Magari cinesi e calabresi avranno qualcosa da dire. In sala.