IL CINEMA DEI GIUSTI - "PARTHENOPE" DI PAOLO SORRENTINO È IN FONDO L’UNICO FILM ITALIANO RECENTE IN GRADO DI POTER PIACERE A UN PUBBLICO VASTO E POPOLARE - LA PELLICOLA SEGUE UN PERCORSO DI GRANDI MITOLOGIE NAPOLETANE: LA SIGNORA CON LA VELETTA PER NON FARSI VEDERE IN FACCIA; L’APPARIZIONE DELLA DIVA GRETA COOL (O CUL, VISTO CHE È UNA FANATICA DEL SESSO ANALE); L'UNIONE DI DUE FAMIGLIE SEGNATA DALLA SCOPATA, DAVANTI A TUTTI, DEI RAGAZZI DI DUE CLAN DIVERSI; IL VESCOVO SCOPATORE E SFACCIATO, IL NAPOLI DELLO SCUDETTO: TUTTO QUESTO NE FA UNA SORTA DI "DOLCE VITA"-"GRANDE BELLEZZA"...
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Marco Giusti per Dagospia
Già venduto ai tempi della sua presentazione a Cannes, e pronto alla distribuzione in 16 paesi, compresa l’America dove è targato A24, la Francia, dove è targato Pathé, perfino la Corea del Sud, su “Parthenope” di Paolo Sorrentino, che esce oggi in Italia dopo un attento e interessante lancio promozionale con anteprime a mezzanotte un mese fa, sono puntati gli occhi del nostro cinema in cerca di gloria. Soprattutto economica.
Perché è in fondo l’unico recente film italiano di questa stagione, se non sbaglio, in grado di poter piacere a un pubblico vasto e popolare e non solo nazionale. Un ritorno a Napoli, inoltre, e ricco, il budget dichiarato è di 26 milioni di euro, che riprende le fila di quella sorta di autobiografia napoletana iniziata da Sorrentino un paio d’anni fa con “E’ stata la mano di Dio”, prodotto per Netflix e quindi non rilevato come il successo internazionale che è stato. Stavolta è diverso. E’ un film pensato per la sala. E le carte si vedranno. Sorrentino riprende il discorso più o meno da dove lo aveva lasciato col film precedente.
“Cosa ti piace di più delle donne?”, chiede al Vescovo di Peppe Lanzetta la bellissima Parthenope, con l’acca, di Celeste Dalla Porta. “La schiena”, risponde il Vescovo, guardando la schiena nuda della ragazza ricoperta di croci e d’oro. “Il resto è pornografia”. Ci siamo. Quando lo vedemmo a Cannes, una Cannes con troppi film di vecchi registi non più in forma e un po’ mortiferi, il nuovo film di Sorrentino ci sembrò pieno di sole e di mare.
Se non un sequel, un nuovo ritorno a Napoli e alla nostalgia che unisce e confonde chi parte da Napoli e chi percepisce con malinconia anche prematura la perdita della giovinezza. Proprio Parthenope, la ragazza che nasce nel mare di Napoli nel 1950 e prende il nome della città per scelta di un personaggio eccellente e di un altro mondo come Achille Lauro, ‘O Comandante, qui interpretato da uno strepitoso Alfonso Santagata, ben rappresenta i due temi del cinema di Sorrentino. Nostalgia di Napoli e nostalgia della giovinezza.
E’ proprio la spregiudicata giovinezza della ragazza, la Pathenope di Celeste Dalla Porta, che esplode nel film, soprattutto nella prima parte, e muove attorno a lei tutti gli altri personaggi, più o meno mitologici legati alla città, da Lauro a una simil Sophia Loren interpreta con gran divertimento da Luisa Ranieri, dal Vescovo di Lanzetta al professore d’antropologia di Silvio Orlando a un simil avvocato Agnelli che la punta con l’elicottero dal cielo.
Come realmente fece alla bellissima regina di Capri, Graziella Lonardi, che un bel po’ assomiglia a questa Parthenope per avvenenza, cultura e livello sociale. Inutilmente le fece la corte Peppino Amato, diceva, promettendogli ruoli che poi andarono a Linda Darnell. Proprio a Capri, dove i napoletani non dovrebbero andare mai, come dice un personaggio del film, “Un vero napoletano non va a Capri, perché è troppo povero o troppo pigro”, Sorrentino mette in scena la parte più splendente del film.
E ne indovina perfino la colonna sonora con “Era già tutto previsto” di Riccardo Cocciante che mi ha fatto impazzire, anche perché non l’aveva mai sentita, e “Che cosa c’è” di Gino Paoli, che riproporrà anche nel finale vicino all’apparizione di Stefania Sandrelli come Parthenope di oggi.
Perché è lì, a Capri, nella luce degli anni ’60 che la sua Parthenope, solo muovendosi scombina il rapporto fra il suo fidanzato e suo fratello, forse innamorato del suo fidanzato, attira l’Avvocato che scende dall’elicottero e gli piazza una inutile “My Way” per conquistarla (ma lei non ci sta, “Non posso venire a letto con lei solo per buona educazione”, a Graziella gettava fiori dall’alto…), e incontra l’uomo i cui romanzi ha più amato al mondo, il John Cheever de “Il nuotatore”, ubriaco, romantico, forse alla ricerca di giovani maschi, interpretato da uno strepitoso Gary Oldman che forse avremmo voluto vedere di più in scena. Ma che spiega alla ragazza quanto la sua giovinezza sia un bene perfetto, di dominio totale, ma effimero. Al ritorno da Capri infatti Parthenope è già diventata adulta.
E il film segue un percorso diverso di grandi mitologie napoletane. La maestra di recitazione Flora Malva di Isabella Ferrari con la veletta per non farsi vedere in faccia, l’apparizione della diva Greta Cool o Cul, visto che è una fanatica del sesso anale, interpretata da Luisa Ranieri in modalità Sophia Loren con tanto di parrucche, che spiega come ci sia vita solo lontano da Napoli, il boss dei quartieri, Marlon Joubert, che la fa assistere alla unione di due famiglie segnato dalla scopata, davanti a tutti, dei ragazzi di due clan diversi, fino a arrivare al Tesoro di San Gennaro, al Vescovo scopatore e sfacciato, al Napoli dello scudetto. Tutto questo ne fa una sorta di Dolce vita/Grande bellezza dove il personaggio di Parthenope diventa sempre più osservatore distaccato che protagonista, quasi un Marcello Mastroianni Jep Gambardella al femminile.
Ma, rispetto alla Grande bellezza, la libertà di racconto alla “New Pope” – “Young Pope”, porta il film verso territori meno conosciuti e innovativi. Magari a volte un po’ trash, ma è il rischio da pagare. E anche se il meccanismo narrativo rimane quello della serie di grandi quadri felliniani, la linea aperta con la vacanza a Capri sappiamo bene noi spettatori che si dovrà chiudere nel finale. Al punto che proprio il peso di Capri, la fine della giovinezza, l’ombra della morte che ha cambiato per sempre la protagonista, spingeranno la non più giovane Parthenope interpretata dalla Sandrelli, da anni professoressa di antropologia a Trento (perbacco!), a tornare all’isola come per chiudere il cerchio della vita. E della giovinezza.
Bravissimi tutti. Dalla giovane protagonista inedita Celeste Dalla Porta, nipote del fotografo Ugo Mulas, che illumina davvero ogni scena, finalmente un personaggio di ragazza forte nel cinema molto maschile di Sorrentino, al cast di star, Silvio Orlando, Alfonso Santagata, Peppe Lanzetta, Gary Oldman, Luisa Ranieri, Biagio Izzo, Isabella Ferrari. Quanto a Stefania Sandrelli, la sua apparizione è anche un omaggio al grande cinema italiano degli anni ’60, e ci si commuove quando dopo la sua apparizione sentiamo Gino Paoli cantare “Che cosa c’è”. In sala da oggi.