IL CINEMA DEI GIUSTI - "ROMEO È GIULIETTA" È UNA COMMEDIA DI GIOVANNI VERONESI IN VERSIONE SAN VALENTINO, CON UN PIZZICO DI SHAKESPEARE BUTTATO LÌ E BATTUTE DISCUTIBILI (“GIULIETTA È UNA CHE NON HA MAI VISTO IL CAZZO E DESIDERA LA MORTE”, MAH…) - LA STORIA NON È MALE, MA IL PROBLEMA È CHE LO SPUNTO INIZIALE ALLA “SHAKESPEARE IN LOVE” SI PRENDE TUTTO O QUASI IL RACCONTO E NON C’È UN… - VIDEO
-Marco Giusti per Dagospia
“Il cinema è un giochino per segaioli”. “Sono 26 anni che non saluto un critico”. Arieccola la commedia di Giovanni Veronesi, stavolta in versione San Valentino con un pizzico di Shakespeare buttato lì, a cominciare dal titolo, “Romeo è Giulietta”, e dalle battute discutibili (“Giulietta è una che non ha mai visto il cazzo e desidera la morte”, mah…), rinfrescata dalla presenza da protagonista, e cosceneggiatrice, della giovane Pilar Fogliati, che lanciò un anno fa col non perfetto, ma divertente “Romantiche”, e dalla partecipazione di un numero importanti di star del nostro cinema.
Da Sergio Castellitto come Federico Landi Parrini, il più importante, cinico e irascibile regista teatrale italiano (“So’ frocio” urla a una bella ragazza venuta per il provino di Giulietta, “apra una tabaccheria”, dice a un’altra) che prepara un “Romeo e Giulietta” per Spoleto, a Margherita Buy come nonna della protagonista, Vittoria, cioè la Fogliati, da Geppi Cucciari, la truccatrice sarda sempre pronta a trombare, a Domenico Diele, fidanzato della protagonista, che vorrebbe il ruolo di Romeo ma farà Mercuzio, da Alessandro Haber, come produttore in ansia alla notevolissima Serena De Ferrari di “Mare fuori”, Giulietta in versione influencer.
Ma il più divertente e originale di tutti, una vera scoperta, è Maurizio Lombardi come fidanzato e collaboratore di Castellitto, il regista impossibile, più cattivo di un Franco Quadri. Lombardi ha la grazia di ricostruire il ruolo terribile del fidanzato che da anni subisce le angherie del vecchio maestro e tutto sopporta con incredibile stoicismo rendendo il gioco leggero e elegante. Bravissimo.
Il film è superiore ai due impossibili film comici sui “Tre Moschettieri”, anche perché la storia non è male, con la Fogliati, attrice che ha rubato un monologo comico e è stata bandita da ogni tipo di spettacolo da anni, ma che, truccata da uomo, ottiene a sorpresa il ruolo di Romeo nella messa in scena di Landi Parrini/Castellitto e tiene in scacco tutta la compagnia. Non sono male, soprattutto, ma è un gioco piuttosto facile, il lungo momento delle prove con gli attori cani che vengono massacrati dal regista.
Lì funzionano perfettamente come coppia comica Lombardi&Castellitto. Il problema, almeno per me, è che dallo spunto iniziale, alla “Shakespeare in Love” diciamo, ma anche alla “Tutti tranne te”, altro furto shakespeariano, ti aspetteresti una commedia che usa la base teatrale per far funzionare il racconto dei personaggi messi in scena. E invece, già in sceneggiatura, lo spunto di partenza si prende tutto o quasi il racconto e non c’è un grande sviluppo né per la storia né per i personaggi, che pure erano interessanti.
Alla fine ci viene chiesto di divertirci con il cammeo, inutile, di Asia Argento, le partecipazioni di Buy e Haber, le battute sugli attori di teatro, i battibecchi amorosi di Castellitto e Lombardi. Ma proprio il doppio ruolo Otto/Vittoria di Pilar Fogliati non viene giustificato nella costruzione del film. Rimane anche questo uno spunto. E quasi tutti vorremmo saperne di più della Giulietta di Serena De Ferrari. Una specie di Annalisa. Domenico Diele, che toscaneggia un po’ troppo, torna dopo anni e una brutta vicenda giudiziaria, al cinema.
E ne siamo contenti. La musica, un po’ invadente, di Andrea Guerra è piazzata ovunque, anche nei momenti dove non servirebbe. Arrivati al terzo film di Veronesi dove vengo citato, ma almeno qui non figuro col nome inciso in una tomba, solo come autore di un articolo che Castellitto strappa dal giornale e si mangia, mi domando ancora il perché di così tanto interesse nei miei riguardi. Ma il film mi è piaciuto? No. In sala da domani.