COCORICÒ, GO GO GO! - AL PESARO FILM FESTIVAL ARRIVA LA PRIMA DI “COCORICÒ TAPES”, IL DOCUMENTARIO SULLO STORICO LOCALE ROMAGNOLO SIMBOLO DELLA TRASGRESSIONE E DELLA MOVIDA DEGLI ANNI '90, DIRETTO DA FRANCESCO TAVELLA E MATTEO LOLLETTI – IL DOC RACCONTA GLI ANNI DELLA DISCOTECA CHE HA VISTO BALLARE (E SBALLARSI) MIGLIAIA DI 'GGGIOVANI', TRA PISCHELLE IN SHORTS, FATTONI E CRE-TEEN NOTTAMBULI, MA ANCHE TIZI CROCIFISSI, COSTUMI SADOMASO E “PERFORMANCE” CON ANIMALI IMBALSAMATI… - VIDEO
-
Estratto dell’articolo di Davide Turrini per www.ilfattoquotidiano.it
“Andiamo al Cocco?!?”. Sarebbe bello iniziare il pezzo su Cocoricò Tapes, il documentario sulla celebre discoteca romagnola che avrà la sua prima al 59esimo Pesaro Film Festival, con questa richiesta vagamente vitelloniana. […]i “tapes”, i nastri, i materiali d’epoca pubblici (Rete7, Teleromagna, Tg2, MatchMusic) e privati (i filmini con la data sottile in basso a sinistra) sono la materia, il senso, i lampi, con cui sono fatti i sogni e le nostalgie del passato.
[…] Scorrono rapide, per chi non le ricordasse, le iconografie e le scenografie del Cocoricò tra fotogrammi fissi e in movimento: tizi crocifissi, animali cattelaniani in mezzo o sospesi sul tetto delle tre piste da ballo, un cannone con sacchi di sabbia, un furetto a guinzaglio, accenni di burlesco sadomaso, la saletta con erba vera dove si entra scalzi e si beve acqua minerale.
Un frullare di idee disorganico, di scritte al neon, di parrucche colorate, di piercing, di minigonne, di giacche con le spalline[…] Ma è proprio in questo raccapezzarsi del ricordo che il doc di Francesco Tavella e Matteo Lolletti prende forma, spazio, suono, anima, direzione narrativa in loop.
Intanto la dance di allora che sembrava orribile oggi lo sembra molto meno. Sarà che ci tocca ogni nefandezza hip hop in salsa qualunque, ma quegli “svalvolati ma veri”, quella dimensione “eversiva ma di qualità” anni novanta appaiono come punti stranamente saldi di uno dei decenni più bui e svuotati di valori che la storia dell’occidente ricordi. […]Venivano da ogni dove per andare al Cocco: Genova, Roma, dalle lande anglosassoni. […]
E intanto sopra ad un ammasso di tv di oggi scorre la vocetta di Loris Ricciardi, art director, qualche chilo di droghe e un aneurisma in meno. “C’era un’armonia strutturale ma è stato il pubblico a fare quel posto”, dice lui. Cinquemila persone, un rito collettivo, una generazione e il suo luogo di elezione. Come eravamo discotecomani, come non lo siamo più adesso. Cocoricò Tapes val bene una messa nel Cocco sconsacrato. E fatecelo dire: ma quanto erano belle le ragazze di Match Music?