CONSIDERATE LA VOSTRA SCEMENZA – LA SFILATA DI SCHIAPARELLI A PARIGI, CON LE TESTE DI LEONE (FINTE) SUGLI ABITI, FA INCAZZARE GLI ANIMALISTI, CHE NON DISTINGUONO UN PELUCHE DA UNA BESTIA VERA. CHIARA FERRAGNI VIENE TRITURATA, TRA BATTUTE ("COM'È CAMBIATO TUO FIGLIO LEONE") E MINACCE, E ANCHE LA MADRE SI INCAZZA: "MESSAGGIO SBAGLIATO" – ORMAI SIAMO OLTRE LE BATTAGLIE DI PRINCIPIO: ANCHE LA RIPRODUZIONE DI UN ANIMALE È OFFENSIVA, COME LA “BLACKFACE”...
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1. FERRAGNI DA SCHIAPARELLI FOTO CON TESTA LEONE, POLEMICHE SOCIAL
Da www.ansa.it
Schiaparelli ha mandato in pedana alle sfilate di Parigi l'Inferno di Dante a cui si è ispirato il suo direttore creativo Daniel Roseberry, con le teste posticce di un leone, di una lupa e di un leopardo, applicate sugli abiti indossati da super top capeggiate da Naomi Campbell.
Chiara Ferragni, in nero e oro, con orecchini pendenti che si facevano notare, ospite della sfilata della maison (a Sanremo indosserà Schiaparelli e Dior) dal backstage del fashion show ha postato una foto su Instagram con la testa del leone in mano, un pelouche molto realistico, scatenando polemiche social.
Accanto a lei Kylie Jenner che era alla sfilata nel parterre in abito-leone, una copia di quello in pedana. Si legge tra l'altro che Schiaparelli "inneggia alla violenza sugli animali e alla caccia illegale". Secondo molti, l'immagine degli abiti richiama alla mente quella delle foto trofeo postate dai cacciatori sui social vicino alle prede uccise. In molti criticano questo riferimento alla caccia, definendolo irrispettoso.
2. SCHIAPARELLI E GLI ABITI CON LE TESTE DI LEONI: GLI HATER SE LA PRENDONO ANCHE CON LA FERRAGNI
Estratto dell’articolo di www.fashionmagazine.it
[…] Tra i commenti poco favorevoli è comparso, a sorpresa, anche quello della madre della Ferragni, Marina Di Guardo. «Che impressione quel peluche!» ha scritto la scrittrice. «Tu bellissima ma messaggio sbagliato. Una testa di leone su un vestito, come andare in giro con un cadavere addosso».
Inaspettatamente a buttare acqua sul fuoco e a spegnere - si spera - l’ennesima polemica social che riguarda la moda è il commento Ingrid Newkirk, presidente di Peta, organizzazione per i diritti degli animali, che ha dimostrato di aver amato la sfilata di Schiaparelli.
«Favolosamente innovative e creative»: così Newkirk ha commentato a PageSix le teste di animali protagoniste dello show, che non ha usato né pelli, né pellicce di animali veri.
3. FERRAGNI BALLA CON I LEONI DI SCHIAPARELLI ED È SUBITO PREDA DEGLI ANIMALISTI
Estratto dell’articolo di Ginevra Leganza per www.ilfoglio.it
"La prossima volta non testa di leone ma di uomo!”. Sono gli animalisti in unione mistica con la preda. È successo lunedì, mentre la più carina d’Italia si godeva la sfilata Schiaparelli Primavera Estate 2023.
Chiara Ferragni atterrava a Parigi, dove l’aspettavano le madri natura toccate in sorte al millennio. Naomi Campbell, Irina Shayk, Shalom Harlow sfilavano l’una acconciata da lupa con cappotto in pelo, testa di belva e sangue agli occhi, l’altra in tubino di velluto e – tenete a mente – criniera di leone […].
Ebbene, poco dopo accade – nel backstage – che la più carina d’Italia si selfizzi con sua immensità Kylie Jenner. […] Ed ecco che una sfilata haute couture […] diventa un rito di smembramento collettivo. Capitanato dagli acquirenti H&M.
Certo, qualche solita piattola sarebbe insorta (la Gen Z odia la moda), ma difficile – senza il selfie – immaginare un ammattimento come quello sotto il post della Ferragni. Che immantinente precisa: “Il leone è finto, guys!”. E loro: “La prossima volta anziché la testa di un leone indossa una testa umana”; “Come andare in giro con un cadavere addosso”; “Com’è cambiato Leone” (ossia Baby Ferragnez); “La prossima volta mettici Matilde” (Vergine Cuccia Ferragnez). E avanti così, col selfie che smaschera le cose.
[…] Gli animalisti non amano il leone vero. Amano il leone buono ovvero carino. E per ciò stesso inesistente. Non s’accontentano d’aggiustare il legno storto dell’umanità: vogliono drizzare pure quello del re della savana.
Ed è imperdonabile per la più carina d’Italia l’aver messo in scena lusso e voluttà anziché monogram e carineria. Ma visto che il leone carino non esiste, anche gli animalisti sono carini più o meno come dei mocciosi tanto cute quanto – all’occasione – satanassi. L’occasione è arrivata a Parigi, dove si sono specchiati in massa nel leone Schiaparelli. E in massa hanno sentito il richiamo della savana […] E come bestie hanno accerchiato la vera preda: Chiara Ferragni. Se gli animalisti sono animali, nessuno è invincibile. Nemmeno la più carina d’Italia.
Ferragni, il leone di Schiaparelli e la scemenza degli specisti (qualunque cosa voglia dire)
Estratto dell’articolo di Guia Soncini per www.linkiesta.it
[…] Come ho fatto a non intuire che, in tutte le lingue del mondo, i più temibili scemi del globo, gli amanti degli animali, avrebbero vibratamente protestato contro le scelte d’un marchio i cui capi non si possono comunque permettere? Probabilmente c’entra la mia spiccata insensibilità nei confronti degli animalisti, la cui sfumatura di scemenza mi pare troppo persino per una studiosa degli abissi dell’umana imbecillità.
Se qualche anno fa m’avessero detto che […] gli umani le cui indignazioni c’intrattengono ogni giorno avrebbero scandito come insulto «specista», una parola che significa che ti pare più importante la vita d’un essere umano di quella d’un cane, io non ci avrei mica creduto.
Ancora oggi ogni tanto perdo un po’ di tempo a dire a uno di questi dilettevoli cretini d’accordo, non dobbiamo mangiare i maiali perché loro sono proprio come noi: come noi hanno inventato l’aria condizionata e le posate, e come noi meritano di vivere. Ma, se non li mangiamo più, mi dici chi alleverà più i maiali o le galline o le mucche? Antispecismo è dunque volerne l’estinzione?
[…] Neanche che siano finti basta (spero che nessuno sappia mai che il tappeto nel bagno, nella casa in cui sono cresciuta, era un leopardo con ancora la testa; anzi, spero che lo sappiano e ne desumano profili psicologici post-traumatici) […]. Ma non basta: i commentatori spiegano che «saranno pure teste fatte di schiuma, ma queste sono specie che storicamente sono state uccise»; insomma, la riproduzione del leone è offensiva come la blackface, significano rispettivamente che promuovi la caccia e lo schiavismo, praticamente sei il figlio di Trump che si fotografa con la fiera decapitata, e al tempo stesso uno che si traveste da Louis Armstrong in un programma di Carlo Conti.
Non basta neanche che l’account di Schiaparelli dichiari che l’ispirazione per le fiere è l’inferno di Dante: nessuno deve aver avvisato quelli di Schiaparelli che Dante è l’ideologo della Meloni, ma sarebbe più urgente che qualcuno avvisasse gli stilisti di quant’è ridicolo spiegarci i riferimenti colti delle sfilate.
[…] «Non importa quanto lo spieghiate, la gente non guarda le didascalie e non ascolta le spiegazioni: vedono le immagini»: commentatore che pensi ci voglia una comunicazione a misura di Joyce Carol Oates, o a misura di commentatore fesso che pensa che qualcuno nel 2023 faccia sfilare vere teste di leone, qualcuno che quindi poi si considera autorizzato a sparare ai leoni dietro casa, commentatore, sarà un caso che di fianco al tuo nome, su Instagram, ci siano svariati titoli di studio? Gli istruiti sono i nuovi analfabeti?
Questo non è un articolo per dire che la catastrofe è inevitabile. Questa è una verbosa didascalia a quella foto, già eloquente da muta, che ha scattato Chiara Ferragni. In cui Kylie Jenner è seduta in prima fila con una testa di leone sulla giacca, e Marisa Berenson la guarda con la faccia di chi pensa: che sollievo non avere vent’anni in questo secolo imbecille.