CON LA CULTURA NON SI MANGIA: DI SICURO NON DURANTE UNA PANDEMIA – GRANDI CONCERTI RINVIATI AL 2021, CINEMA E TEATRI CHE RIAPRONO MA NON SI SA COME: IL SETTORE SI AVVIA A PERDERE ALMENO UN MILIARDO È MEZZO E A GETTARE IN STRADA UN ESERCITO DI 400MILA DISOCCUPATI – LA FETTA PIÙ CONSISTENTE È QUELLA LEGATA ALLA MUSICA LIVE, CHE SFRUTTA UNA MIRIADE DI AUTONOMI SPESSO SENZA ALCUNA TUTELA… – VIDEO
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Milena Gabanelli e Renato Franco per “Dataroom - Corriere della Sera”
Vaglielo a dire al quasi mezzo milione di persone che lavorano nel cinema, teatro, musica e musei che «con la cultura non si mangia». L' uscita infelice era scappata nel 2010 all' ex ministro dell' economia Tremonti, che disse di essere stato frainteso. L' idea però è evidentemente radicata, se tutto il settore dello spettacolo è stato l' ultimo ad essere considerato nel pacchetto di aiuti. Eppure è stato il più duramente colpito dal lockdown, e sarà l' ultimo a ripartire: cinema e teatri riaprono, in condizioni complicate, il 15 giugno.
Per i grandi concerti dal vivo se ne riparlerà l' anno prossimo, perché aggregano le folle, e in questo momento è pericoloso. Un' estate triste per migliaia di lavoratori, e un' estate vuota per tutti noi, che restiamo soli con le nostre inquietudini senza quel particolare conforto e senso di felicità che può dare solo la musica, l' arte, il racconto.
La crisi colpisce tutti. E non parliamo di attori, registi e cantanti famosi, che qualche mese di inattività se lo possono permettere, ma di quell' esercito di lavoratori intermittenti che permettono all' industria dell' Intrattenimento di essere uno dei Pil(astri) del Paese.
La fetta più consistente è quella che ruota attorno alla musica pop e agli spettacoli dal vivo. Per quanto riguarda i lavoratori autonomi ci troviamo di fronte ad una varietà di soggetti molto spesso privi di tutele, o di partite Iva che lavorano con contratti legati al singolo concerto. Le stime fotografano quasi 250mila occupati, più altri 160mila trasversali. Insomma siamo di fronte a una città da 400mila abitanti.
Il numero di persone che si mobilita per ogni evento è un formicaio laborioso. Basta pensare che per il concerto in un palazzetto vengono rilasciati circa 500 pass (dunque 500 persone che a diverso titolo lavorano all' evento). Per uno show in uno stadio si sale a 2000. È un mondo fatto di stagehand - i facchini che scaricano i camion e preparano il materiale per l' assemblaggio del palco; di scaff che lo montano pezzo per pezzo; di rigger, gli uomini-ragno che si arrampicano e lavorano in quota sul palco; di backliner che posizionano e cablano gli strumenti.
E poi sound engineer e light designer, fonici, addetti ai camerini, autisti... Un esempio per tutti: Vasco Rossi a San Siro. Il suo entourage fisso è composto da 25 persone, che durante il tour ne reclutano altre 189. Il giorno del concerto la macchina della produzione ne impegna altre 650. A questi numeri vanno sommati lo staff dello stadio (150 persone), il personale per la sicurezza e controllo accessi (600), le hostess (32). La botta attesa è arrivata. Qualcosa come più di 100 concerti di nomi di primo livello previsti quest' estate sono stati rinviati nel 2021.
Vuol dire 3 milioni di biglietti venduti in sospeso (360mila per i 5 live di Vasco, 100mila per Ligabue, 87mila per il megaconcerto di Mannoia, Emma, Amoroso, Giorgia, Elisa, Nannini e Pausini; e poi Ultimo, Cremonini, Baglioni, Ferro). Biglietti che rimangono in sospeso: i ticket restano validi per i concerti spostati nel 2021, in alternativa gli spettatori possono chiedere un voucher di pari valore da usare entro 18 mesi. Di fatto però il Covid-19 ferma questa gigantesca macchina per un anno. Secondo le stime di Assomusica a fine stagione estiva ammonteranno a circa 350 milioni di euro le perdite per il solo settore del live, e a 600 milioni le perdite legate all' indotto. A questo buco si aggiunge il mancato versamento dei diritti d' autore, in relazione alla mancata attività dal vivo e alla chiusura degli esercizi commerciali, discoteche, palestre, ad altri luoghi di aggregazione. Il potenziale danno, per gli autori e per gli editori musicali, è stimato da Siae per il 2020 in circa 200 milioni di euro. Cifra destinata a crescere finché non si torna alla normalità.
Secondo i dati dell' Osservatorio Apa (Associazione produttori audiovisivi) gli occupati nel settore sono circa 150mila. Ogni singolo film rappresenta un piccolo paese dove lavorano mediamente 200 persone. Dietro ai volti degli attori e alla macchina da presa del regista si muove un microcosmo di professionisti, dal runner (una sorta di factotum del set incaricato di risolvere problemi pratici come l' improvvisa necessità di un oggetto) al location manager (che deve individuare i luoghi più adatti alla narrazione di un film); dal responsabile del casting al fotografo di scena.
E poi scenografi, arredatori, costumisti, truccatrici e parrucchieri, fonici ed elettricisti, addetti all' ufficio stampa. Per avere un' idea basta guardare i titoli di coda di un qualunque film. Nel 2019 il valore della produzione cine-televisiva è stato di 1 miliardo di euro, fra serie tv, cinema, intrattenimento, documentari e animazione. Si parla quindi di un settore che sta perdendo circa 80 milioni al mese. E quando si tornerà sui set, girare costerà mediamente di più perché seguire le regole di distanziamento, sanificare ambienti e materiali, garantire test e tamponi alla troupe, aumenta i costi e rallenta la velocità delle riprese.
Ogni settimana in più ha un costo che oscilla fra i 200 e i 300 mila euro. Di pari passo diminuiscono i ricavi. Nel 2019 il giro d' affari delle sale cinematografiche si aggirava sui 600 milioni di euro. Il 2020 ha già bruciato tre mesi di incassi, il resto dell' anno sarà debolissimo e anche nel 2021 è facile prevedere un calo nelle vendite di biglietti al box office.
Piccole speranze. Dal 15 giugno riapriranno cinema e teatri. Gli ingressi dovranno essere scaglionati, si prenota online con pagamento elettronico, posti preassegnati. La capienza massima al chiuso arriva a 200 posti, mentre all' aperto dipende dallo spazio disponibile (massimo 1000 posti però). Per tornare alla normalità è evidente che servirà tempo. Per il teatro lirico e di prosa, la danza e attività circensi l' universo degli occupati è stimato attorno ai 140mila (un numero da scorporare dall' intero comparto musicale). Un mondo variegato e frastagliato: si va da produzioni quasi casalinghe (realtà piccole dove lavorano 3 o 4 persone), ad altre più strutturate (con circa 30 persone) mentre nella lirica non si scende sotto le 100 persone a spettacolo, escluso l' organico fisso.
A conti fatti l' intero settore si avvia a perdere almeno 1 miliardo e mezzo di euro, mentre il Decreto Rilancio del governo tampona giusto un po'. Alla Cultura è destinato 1 miliardo di euro. Per i lavoratori dello spettacolo il decreto prevede un bonus di 600 euro: possono accedere all' indennità i lavoratori iscritti al Fondo che abbiano versato contributi per 7 giornate lavorative nel 2019 e un reddito non superiore ai 35mila euro. Tra le altre iniziative c' è il Fondo emergenza spettacolo per cinema e audiovisivo che è stato aumentato a 295 milioni per il 2020 (poco meno di quanto il settore ha perso in soli in tre mesi...). Ammonta a 210 milioni di euro invece il sostegno agli spettacoli (concerti compresi), ma la torta va divisa con i grandi eventi, le fiere, i congressi e le mostre. Con la cultura, appunto, non si mangia.