AMADEUS VOLA AL “9”, FIORELLO E ALTRI GIA' PREPARANO LE VALIGE, MA I RAS DI TELE-MELONI PENSANO SOLO A SPARTIRSI LE POLTRONE DELLA RAI POST-EUROPEE: GIAMPAOLO ROSSI, AD IN PECTORE, NON VUOLE NOMINARE UN DIRETTORE GENERALE (GLI È BASTATA L'URTICANTE DIARCHIA CON ROBERTO SERGIO) E IL LEGHISTA CIANNAMEA RISCHIA DI RIMANERE A GIOCARE CON I PALINSESTI) - STEFANO COLETTA ALL’INTRATTENIMENTO SE VA IN PORTO LA FUSIONE DAY-PRIME TIME DI MELLONE – PETRECCA VERSO RAISPORT – IL DUELLO LEGHISTA TRA CASARIN E MARANO PER IL CDA – I FRATELLINI D’ITALIA SOTTOVALUTANO L’ADDIO DI AMADEUS: GLI AMERICANI DI DISCOVERY-WARNER BROS HANNO TANTI, TANTI SOLDI E SOPRATTUTTO NESSUN VINCOLO O EQUILIBRIO POLITICO DA RISPETTARE. RISCHIANO DI FAR MALE A RAI, MEDIASET E LA7
DAGOREPORT
Mentre la casa va a fuoco, con l’addio di Amadeus a Viale Mazzini, i futuri vertici di Tele-Meloni stanno pianificando la Rai che verrà dopo le europee del 9 giugno (quando il governo metterà mano anche al dossier Cdp).
Dagli spifferi che arrivano da Viale Mazzini, l’ad in pectore, Giampaolo Rossi, non avrebbe alcuna intenzione di nominare un direttore generale, avendo già avuto modo di sperimentare le difficoltà di una diarchia con il democristiano Roberto Sergio. Rossi non vuole nemici nelle stanze dei bottoni, e la sua scelta getta un’ombra sul futuro di Marcello Ciannamea, che, stando all’accordo sulla Rai siglato da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, doveva essere il dg in quota Lega.
Ciannamea potrebbe finire a fare il coordinatore dei generi, sostanzialmente tornerebbe a fare i palinsesti. Un ruolo che oggi compete a Stefano Coletta, al quale però Rossi vorrebbe affidare la gestione dell’intrattenimento, nel caso avvenisse l’evocata fusione tra Day Time e Prime Time, sotto Angelo Mellone.
Paolo Petrecca potrebbe passare alla direzione di Rai Sport e lasciare Rai News, dove ha operato con un eccesso di zelo meloniano che lo ha portato in rotta di collisione con la redazione.
Chi andrà nel cda Rai in quota Lega?
È una corsa a due, tra il direttore della Tgr, Alessandro Casarin, sponsorizzato da Igor De Blasio (già membro del cda della tv pubblica, molto vicino a Salvini e oggi Presidente di Terna), e l’eterno Antonio Marano, sostenuto da Alessandro Morelli, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio a cui Salvini ha delegato la gestione dei dossier Rai.
Agli approfondimenti è dato in uscita Paolo Corsini, e la sua poltrona potrebbe passare alla Lega, nella persona di Angela Mariella, attualmente direttrice delle Relazioni istituzionali della Rai. Per lo stesso ruolo fa capolino anche Milo Infante, sponsorizzato dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.
Dovrebbe restare alla guida delle fiction Maria Pia Ammirati, confermatissima Silvia Calandrelli a Rai Cultura (pur essendo vicina al Pd, ha sempre avuto buoni rapporti con Giampaolo Rossi e Giovanni Grasso, in quota Quirinale).
Ps. I dirigenti meloniani stanno sottovalutando l’addio di Amadeus, convinti che alla fine la forza pervasiva di Mamma Rai conterrà i danni dell’uscita del conduttore, ma questa precipitosa valutazione non tiene conto di due fattori.
Il primo: Amadeus avrà a disposizione nuovi format in arrivo dagli Stati Uniti. La proposta di intrattenimento di Warner Bros-Discovery non sarà la solita minestrina riscaldata rifilata ai tele-morenti dalla Rai.
Il secondo: a Warner Bros-Discovery non frega nulla della politica, né di strizzare l'occhio ai partiti. Per gli americani contano soltane share e incassi pubblicitari.
Questo approccio garantirà ad Amadeus una libertà creativa che né la Rai né Mediaset avrebbero mai potuto garantirgli. Tantomeno potrebbe riconoscergliela La7, il cui editore, Urbano Cairo, da proprietario del “Corriere della Sera”, è vincolato al rispetto di alcuni equilibri politici.
Ps/2. Si vocifera che Discovery stia per aprire un ufficio di rappresentanza a Roma.