MARCO GIUSTI - RAI CINEMA SERVE E L'ACCADEMIA DEI DAVID DI DONATELLO APPARECCHIA: MIGLIOR FILM "IO CAPITANO", MIGLIOR PRODUTTORE PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA), IN TUTTO MATTEO GARRONE HA VINTO 6 DAVID CONTRO I 5 DI QUELLO CHE RESTA IL MIGLIOR FILM DELL'ANNO: "C'E' ANCORA DOMANI" DI PAOLA CORTELLESI, PRODOTTO DA FREMANTLE - GRANDI SCONFITTI: FAVINO DI "COMANDANTE", ALICE ROHRWACHER DE "LA CHIMERA" E "IL SOL DEL'AVVENIRE" DI NANNI MORETTI, PURE SBERTUCCIATO DA UNA MARCUZZI SOPRA LE RIGHE - PARADOSSALMENTE (PER LA RAI), L'UNICO INTERVENTO POLITICO (SU ONG E PALESTINA) E' ARRIVATO DA GARRONE CHE HA INVITATO SUL PALCO IL TESTIMONIAL DEL FILM - VISTO COME E' ANDATA, UN PREMIO A "ROMA, SANTA E DANNATA" NON POTEVA ESISTERE - VIDEO
ROMA SANTA E DANNATA - TRAILER
Marco Giusti per Dagospia
E’ andata così. “Io capitano” di Matteo Garrone, targato Rai Cinema, forte di un Leone d’Argento per la migliore regia a Venezia e di una Nomination agli Oscar come miglior film straniero, dove però non ha vinto, domina la serata dei David, al solito lunga, piena di problemi ma anche divertente, con sei premi contro cinque del potente “C’è ancora domani” di e con Paola Cortellesi, targato Fremantle, forte di un incasso monstre di 37 milioni di euro in patria, che diventano 48 milioni di dollari in tutto il mondo.
Ma quelli di “Io capitano” sono sei David pesanti, miglior film – miglior regia – miglior produttore – miglior fotografia – miglior montaggio, la sceneggiatura no perché il nome di Ceccherini magari è un filo ingombrante per l’Academy italiana, mentre i David di “C’è ancora domani” sono decisamente più deboli, miglior attrice protagonista e non protagonista – miglior sceneggiatura originale – David Giovani – David del pubblico.
Una vittoria, inoltre, che contraddice tutte le previsioni di esperti e, soprattutto, di scommettitori, che davano sicura la vittoria a miglior film di “C’è ancora domani” fino alla fine. E che, nella mischia, per la vittoria di “Io capitano”, sacrifica del tutto le altre perle di Rai Cinema.
Cioè film come “Il sol dell’avvenire” di Nanni Moretti, presentato a Cannes un anno fa, un po’ sbertucciato dalla presentatrice Alessia Marcuzzi con le battute sui sabot, ma soprattutto “La chimera” di Alice Rohrwacher con Josh O’Connor, grande successo di critica in tutto il mondo, pochissimo capito da noi, che non vince proprio nulla di nulla, e quando Justine Triet, la regista di “Anatomia di una caduta”, omaggia la regista e il suo film, lei in prima fila non trattiene l’emozione alla fine di una serata un po’ umiliante.
Ma non vince molto neanche “Rapito” di Marco Bellocchio, film molto amato in Francia, che si deve accontentare di qualche premio tecnico e della sceneggiatura non originale accolta da Bellocchio con un po’ di distrazione. In qualche modo credo che Bellocchio già sapesse di non aver vinto, tanto che alla mia domanda vinci?, mi ha risposto imitando addirittura un Vaff… che mi ha detto aver imparato addirittura da Dago.
Forse il momento di maggior culto della serata, Bellocchio che impara le buone maniere da Dago. Certo, vista in diretta, con tutti quei premi a “C’è ancora domani” e Paola Cortellesi dilagante, non credo molto amata da molti registi in sala, ma che avrà sicuramente alzato lo share di Rai Uno, prima e poi la rivincita di “Io capitano”, con tanto di dichiarazioni su Ong e Palestina (per la gioia dei leghisti in sala, Durigon e Bergonzoni), la serata sembrava costruita con un effetto finale piuttosto sorprendente che contraddiceva tutte le aspettative del pubblico.
Non erano previste dai bookmaker neanche le vittorie, per me meritate, al cast di “Palazzina Laf” di Michele Riondino, prodotto dalla Palomar di Carlo Degli Esposti, opera prima politica su Taranto e su l’Ilva, che hanno dato modo a Riondino, a rischio di battute anti-governative di lanciarsi in un serio discorso sui problemi di Taranto ma soprattutto sulla Puglia nuova Hollywood.
Va detto che, a parte Garrone & friends, non ci sono stati attacchi né a Salvini né a Telemeloni e le uniche vere proteste sono state quelle per la pessima idea di spostare i premi considerati “minori”, cioè fotografia-scenografia-costumi-trucco-effetti speciali, in studi vicino al celebre Studio 5 felliniano.
Ogni volta che qualcuno prova a fare premi serie A e di serie B, lo dico per esperienza, salgono, giustamente, le proteste. Non si può fare. Curiosamente su molte scelte dominava l’anima un po’ conservatrice, lottizzante, quasi rondiana, del vecchio cinema italiano che punta solo alla sua sopravvivenza e che non vuole fare salti in avanti troppo grandi.
Così capisco che un premio al documentario mio e di Dago, fotografato da Ciprì, “Roma, santa e dannata”, il docufilm meno rondiano che si sia mai fatto, avrebbe dato fastidio al l'amichettismo dell’Accademia, mentre il santino di Troisi by Mario Martone, “Lassù qualcuno ti ama”, era perfettamente in linea con un’idea di cinema ingessato, come lo sono i medaglioni dei cantanti e dei grandi comici italiani.
Ma nemmeno “Rapito” di Bellocchio, anticlericale come era, sarebbe stata la scelta più rondiana possibile. E infatti non ha vinto. Va detto che un premio a film più politicamente scorretti, penso anche a opere prime non facili come “Disco Boy”, avrebbe anche riequilibrato i troppi premi, politicamente corretti, ai film di Cortellesi e Garrone.
Ma devo dire che, da questo punto di vista, le vittorie di “Palazzina Laf” e, soprattutto, di “Io capitano”, alla fine hanno riequilibrato i troppi premi iniziali a quello che, di fatto, vi piaccia o meno, è il film dell’anno: "C'è ancora domani".