IL DIVANO DEI GIUSTI/1 - HO VISTO LE PRIME PUNTATE DI “BEEF”, LA SERIE NETFLIX SU UN MURATORE SFIGATO E UNA DONNA DI SUCCESSO CHE SI SCONTRANO IN UNA FAIDA ASSURDA E TERRIBILE DOPO UN INCIDENTE IN AUTO, E NON POSSO CHE CONCORDARE CON I CRITICI AMERICANI CHE SIA UNA DELLE MIGLIORI SERIE DELL’ANNO - LO SHOW TOCCA UNA SORTA DI TRAUMA GENERAZIONALE, UNA SERIE INFINITA DI REPRESSIONI DI OGNI TIPO E LE FA SFOGARE IN UNA SEMPLICE ESPLOSIONE DI RABBIA… - VIDEO
-Marco Giusti per Dagospia
Che vediamo stasera? Ho visto le prime puntate di “Beef”, la serie prodotta dalla A24 per Netflix, ideata da Lee Sun -Jin, diretta da Jake Schreier (sei puntate), Hikari (3 puntate) e dallo stesso Lee Sun-Jin (una puntata), interpretata da Steven Yeun e Ali Wong, lui un muratore sfigato lei una donna di successo, che si scontrano in una faida assurda e terribile, dopo un incidente in auto dove sfogano tutta la loro rabbia e la loro repressione non si capisce provocata da cosa, e non posso che concordare con i critici americani che sia una delle migliori serie dell’anno.
“Uno dei debutti più rigeneranti, sorprendenti e perspicaci dell'anno”, scrive il critico del “New York Times”, James Poniewozik, che la vede come uno studio personale e culturale sulla rabbia. Tocca una sorta di trauma generazionale, le attese non realizzate, una serie infinita di repressioni di ogni tipo, sessuali, artistiche, lavorative e le fa sfogare in una semplice e letale esplosione di rabbia dove i due avversari, un uomo e una donna, pur se di classe diversa, sono alla fine identici nei loro comportamenti e nei sentimenti più profondi.
Secondo il critico di “Indiewire”, Sarah Shackat, “Beef”, non a caso prodotta dalla stessa A24 che ha prodotto “Everything Everywhere All At Once”, film dai sette Oscar, riprende parte della costruzione dei personaggi di quel film e dei loro rapporti. Soprattutto le scelte che fanno che porteranno a soluzioni ovviamente sbagliate. Non solo. La serie condivide col film anche lo strepitoso direttore della fotografia, Larkin Seiple. E’ lui che trova “le giuste composizioni per inquadrare e riformulare i protagonisti nella loro spirale di vendetta sempre più profonda senza mai attirare troppa attenzione su se stessa”.
Che sia la rabbia e le scelte dettate dalla rabbia a muovere le scelte sbagliate dei protagonisti è la chiave stessa della riuscita della serie. Perché sembra ricostruire tutto quello che in questi due anni di pandemia e di chiusura al mondo esterno hanno provocato tra i bravi cittadini. Non solo americani. Danny e Amy, cioè Steven Yeun e Ali Wong, sembrano quasi due prototipi di cittadini repressi e rancorosi che cercano di sfogare tutto quello che sentono l’una contro l’altro con una assurda rabbia da faida infinita.
Una rabbia che forse è addirittura precedente alla pandemia, che pure l’ha rinchiusa per due anni. Al di là delle classi sociali. “Beef”, di fatto, uccide parecchie altre serie di successo che si son viste ultimamente. Perché smuove dei sentimenti non detti, non chiari, ma percepiti da tutti in questi ultimi anni.