IL DIVANO DEI GIUSTI – NON POSSO NON CONSIGLIARVI “RAISED BY WOLVES”, SERIE DI FANTASCIENZA SU SKY ATLANTIC TARGATA HBO DIRETTA, ALMENO PER I PRIMI DUE EPISODI, DA RIDLEY SCOTT. DA RIFARSI GLI OCCHI, ANCHE SE I COSTUMINI DEGLI ANDROIDI NON DONANO A TUTTI – PER IL RESTO, VEDO POCHINO. DA RIVEDERE ASSOLUTAMENTE “L’AMICO DI FAMIGLIA” DI PAOLO SORRENTINO, TROVO MOLTO INTERESSANTE ANCHE “LE BELVE” DI OLIVER CON TRE PROTAGONISTI LIBERI E SENZA MORALE CHE SE LA SPASSANO A LOS ANGELES FRA SESSO E DROGA – VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Intanto, non posso non consigliarvi la serie di fantascienza su Sky Atlantic targata HBO con gli androidi Madre e Padre ideata da Aaron Guzikowski e diretta, almeno per i primi due episodi, da Ridley Scott, “Raised by Wolves”. Madre è interpretata da un’attrice danese, Amanda Collin, padre da Abubakar Salim. Da rifarsi gli occhi, anche se i costumini degli androidi non donano a tutti.
Per il resto, in prima serata vedo pochino. Certo, c’è sempre un buon Verdone, anche se visto da poco, “Ma che colpa abbiamo noi”, Cine 34 alle 21, uno dei film che definisce corali, infatti ci sono Margherita Buy, Anita Caprioli, Antonio Catania, Remo remotti in un piccolo ruolo di maggiordomo, ma in un primo tempo Carlo voleva fargli fare suo padre, una strepitosa Lucia Sardo che in mano a Verdone diventa un personaggio fenomenale (ma perché non è stata sfruttata di più?) e perfino un’apparizione del buon Fabio Traversa.
Lo spunto è che la psicanalista di un gruppo in analisi muore mentre i suoi pazienti stanno parlando e lì per lì neppure se ne accorgono. Rimasti soli coi loro problemi, ritenendosi un gruppo ormai collaudato e non fidandosi troppo di altri strizzacervelli, gli orfani decidono di farsi le analisi di gruppo da soli, passando di casa in casa e confrontandosi così con la realtà più o meno squallida di ognuno.
Ne viene, o dovrebbe venirne fuori, un ritratto comico-realistico-sentimentale di un gruppo di italiani diversi per età, classe e cultura, ma uniti dallo stesso senso di oppressione del presente, della loro condizione umana e sentimentale. Questo nel 2003… pensa ora… Cosa sarebbe il cinema italiano senza Verdone….
Su Iris passa alle 21 un western che ricordo con molto affetto, “L’ora della furia” di un regista davvero modesto e televisivo, Vincent McEveety, ma con un cast pazzesco, James Stewart sceriffo a “due dollari al mese e una stella di latta fatta a casa” e Henry Fonda come capo dei cattivi, per la prima volta, prima cioè di fare il personaggio di Frank in “C’era una volta il West” di Leone.
E per non sbagliare Leone si prende anche il grandioso Jack Elam con l’occhio storto per la scena iniziale.
Mettiamoci anche Inger Stevens (morirà due anni dopo, giovane), Barbara Luna, Gary Lockwood, che avevamo visto da poco o dovevamo vedere in “2001 odissea nello spazio” di Kubrick e in “The Model Shop” di Jacques Demy, Ed Begley, Dean Jagger. Sicuramente noioso, però…
Trovo molto interessante, invece, “Le belve” di Oliver Stone e costruito su uno dei romanzi più famosi di Don Winslow, canale 20 alle 21, con tre protagonisti liberi e senza morale che se la spassano a Los Angeles fra sesso e droga, Taylor Kitsch, Blake Lively, Aaron Johnson, ma ci sono anche Salma Hayek, Benicio Del Torio e John Travolta. Uma Thurman, che interpretava la mamma di Blake Lively venne tagliata al montaggio. Uffa…
In seconda serata mi dividerei tra “Saturno contro” di Ferzan Ozpetek, Cine 34 alle 23, 15, grande classico del cinema italiano gay familiare, con grande cast, Buy-Accorsi-Favino-Ambra-Argentero, e il formidabile “L’uomo dai sette capestri”, tarda regia di John Huston, ma progetto maggiore, scritto da John Milius, con Paul Newman come il giudice texano Roy Bean, uomo dal cappio facile, e un cast stellare che va da Ava Gardner a Stacy Keach, da Jacqueline Bisset a Tab Hunter a Anthony Perkins, che ebbe una storia sul set con Victoria Principal.
Milius lo aveva scritto per Lee Marvin, e glielo portò sul set di “Per una manciata di soldi…”. Si addormentò dopo un whiskey di troppo, trovò il copione il suo partner Paul Newman e decise di farlo lui. Milius ha sempre pensato che gli avesse rovinato il film. Per Milius ci voleva o Lee Marvin o uno come Warren Oates, Newman era troppo carino.
Secondo Huston: " John Milius era sempre presente sul set, lavoravamo di notte. Era una gioia lavorare con lui ed arrivava con nuove idee con grande entusiasmo”. Milius trovava il personaggio troppo schematico così come è uscito dal film, quando aveva molti aspetti contraddittori: "C'erano lati oscuri e malvagi in quell'uomo, così come lati divertenti e affascinanti. Il male che hai visto come necessario all’inizio, dopo non aveva più senso…".
Il film fu un flop, ma ho una gran voglia di rivederlo. E comunque Milius ha ragione. Paul Newman, bravissimo per carità, gli ammazzava il film. Tenete presente che il giudice Roy Bean era anche il nonno di Tex Avery, re dei cartoni animati violenti della Warner e della Metro… Non trovo molto riuscito “The Founder” di John Lee Hancock , Rai Movie alle 23. con Michael Keaton che fonda la catena dei MacDonald.
Doveva essere un film acchiappa-Oscar, ma non funzionò per nulla. Vedo che Cielo ripropone alle 23, 40 “La fine dell’innocenza” di Massimo Dallamano con Annie Belle, Al Cliver e Ciro Ippolito, che ha il solito ruolo d scopatore e non quello che vi avevo detto qualche giorno fa.
Mi ha detto pure che allora Annie Belle stava con Al Cliver alias Pier Luigi Conti. Dopo si mise con lui. Sembra che Annie Belle viva da anni in Francia, lontana dal cinema, e si occupa da tempo di problemi sociali.
Da rivedere assolutamente “L’amico di famiglia” di Paolo Sorrentino, Rete 4 alle 00, 45, che venne presentato a Cannes, era un film molto ambizioso, e non facile. Sgradevole, proprio come scelta di storia e di personaggio, una sorta di mostruoso usuraio di Sabaudia interpretato da Giacomo Rizzo con molta artecipazione e realismo.
E brama una giovane e bellissima Laura Chiatti che si deve sposare, ma non ha abbastanza soldi. Ma è un film che andrebbe rivisto con attenzione, perché allora non fu capito né dalla critica né dal pubblico.
All’1, 25 Iris presenta un vecchio film di Madonna, “Who’s That Girl?” di James Foley che ricordo modesto. Molto più interessante “Teste rasate” di Claudio Fragasso con Gian Marco Tognazzi, Giulio Base e Francesco Acquaroli che fanno i fasci romani, Cine 34 all’1,30. Fragasso sapeva fare bene questi film, e il cast è notevole, c’è pure Franca Bettoja, vera mamma di Tognazzi, Iris ci regala alle 2, 55 (capirai…) anche un secondo film con Paul Newman, “Buffalo Bill e gli indiani” diretto da Robert Altman, scritto assieme a Alan Rudolph e tratto dalla commedia di Arthur Kopit.
Ci sono anche Burt Lancaster, Joel Grey, Harvey Keitel, Kevin McCarthy e Geraldine Chaplin come Anne Oakley. Non lo ricordo particolarmente riuscito, allora non si poteva non amare ogni film di Altman che arrivava. Magari il rimontaggio che aveva voluto Dino De Laurentiis lo aveva un po’ scombinato Quando vinse l’Orso d’Oro a Berlino, Altman, per protesta per i tagli del produttore, rifiutò il prenio.
E questo dice tutto. Attenti all’apparizione di E. L. Doctorow. Alle 4, 30 su Cine 34 arriva anche “Il bacio” di Mario Lanfranchi, cosceneggiato da Pupi Avati, uno dei rari esempi del genere feuilleton alla Carolina Invernizio anni ’70, con la giamaicana Martine Beswick, già star di “Ultimo tango a Zagarol”, Maurizio Bonuglia, Eleonora Giorgi e Valentina Cortese e Massimo Girotti. Venne fatto assieme a “Il bacio di una morte” con la regia di Carlo Infascelli con Silvia Dionisio, che arrivò prima e prese il titolo integrale del romanzo.