IL DIVANO DEI GIUSTI – OGGI PUNTEREI SUL LUNGHISSIMO E FAVOLOSO DOCUMENTARIO SU DAVID BOWIE, “MOONAGE DAYDREAM” DI BRETT MORGEN SU "PRIME" - NON C’È UN ORDINE TEMPORALE, MA SOLO UNA FASCINAZIONE DIETRO L’ALTRA. ALLA FINE NON HO CAPITO MOLTO DELLA VITA DI BOWIE - SU SKY “THE HANGING SUN”, THRILLER NORDICO DIRETTO DA FRANCESCO CARROZZINI - LA TERZA PUNTATA DI “SLOW HORSES” CON GARY OLDMAN ERA PIUTTOSTO BUONA E LA RABBIA PER LA SCONFITTA DEL BRASILE MI È PASSATA (UN PO’)…. - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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Cosa vediamo in chiaro? Mah! Vi direi di puntare sul lunghissimo e favoloso documentario su David Bowie, “Moonage Daydream” di Brett Morgen su Prime, ma dovevi dargli due ore e 15 del vostro tempo e non pensare a nulla, perché non è costruito come un biopic o una storia di Bowie, ma come un vero viaggio dentro la creatività di un artista dove tutto è mischiato in un unico flusso, interviste assurde, video, filmini sperimentali suoi, dichiarazioni radio. Non c’è neanche un ordine temporale, ma solo una fascinazione dietro l’altra. Personalmente adoro i documentari costruiti così. Anche se non ho capito molto della vita di Bowie.

 

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Io ieri mi sono visto su Sky “The Hanging Sun”, thriller nordico diretto da Francesco Carrozzini alla sua opera prima di fiction dopo il documentario sulla madre Franca Sozzani che ebbe un passaggio a Venezia. Tratto da un romanzo del celebre giallista Jo Nesbo ha come protagonista Alessandro Borghi barbuto e con berretto di lana che sembra qui meno espressivo di Franco Nero in versione cacciatore di squali. Borghi è il figliastro del cattivissimo Peter Mullan, che lo ha addestrato a fare il killer e non vuole che lasci il mestiere che ha simpaticamente intrapreso.

 

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Lui mena il fratellastro, Frederick Schmidt, e se ne va in un posto sperduto dove incontra la bella Jessica Brown Findlay, che ha un rozzo marito che mena, un rozzo gemello del rozzo marito che mena che se la vuole fare (“Perché Aaron se la scopa e io no?”), un figlioletto che fa il simpatico e un padre pastore di anima affascinante come Charles Dance, è Charles Dance.

 

Borghi se la deve vedere con tutti, il fratello che lo cerca, il padre che lo aspetta, i due gemelli bifolchi, gli abitanti di un paese che odiano i forestieri. Per fortuna c’è una lupa che lo aiuto. Chissà perché. Film di rara modestia, con buchi narrativi impressionanti, ma dove tutti gli attori hanno un berrettino di lana personalizzato di rara eleganza, va riconosciuto, è stato piazzato alla chiusura di Venezia quest’anno e fortunamente nessuno se lo è filato. Grande spreco di attori e di lupi. Per fortuna la terza puntata di “Slow Horses” con Gary Oldman era piuttosto buona e la rabbia per la sconfitta del Brasile mi è passata (un po’).

 

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