IL DIVANO DEI GIUSTI – SERATONA: POTETE SCEGLIERE TRA “LA TRAVIATA” CON LA REGIA DI MARTONE PER L’OPERA DI ROMA E LA PRIMA DEL BELLISSIMO “JUDAS AND THE BLACK MESSIAH” – PENSO CHE SIAMO TUTTI D’ACCORDO CHE LA NOTIZIA DELLA SERATA È IL RITORNO DI UNA DOPPIA EDWIGE FENECH SU CINE 34. PRIMA COL CLASSICO “QUEL GRAN PEZZO DELL’UBALDA TUTTA NUDA E TUTTA CALDA”. POI CON “QUANDO LE DONNE SI CHIAMAVANO MADONNE”, CELEBRE PER LA SCENA DELLE 101 SCOPATE TRA DON BACKY E LA BELLA EDWIGE SOTTO LO… – VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Stasera seratona. Anche se si parla solo di vaccini, oggi finalmente se la fa mio padre in Toscana alla tenera età di 105 anni, e Lilli Gruber non sa come rimpiazzare Andrea Scanzi (so’ problemi…), così ricorre ai simpatici siparietti Travaglio vs Sallusti un po’ visti e rivisti, con il duo Gruber-Sattanino come coriste di Draghi…
Seratona, insomma, dove potete scegliere tra “La Traviata” con la regia di Mario Martone per L’Opera di Roma su Rai Tre e la prima su Amazon Prime del bellissimo “Judas and the Black Messiah”, il film di Shaka King sulla morte del militante del Black Panthers Fred Hampton a Chicago nel 1970, forte di ben sei nomination agli Oscar (film, musica, due non proitagonisti, sceneggiatura, fotografia), e di un Golden Globe già assegnato a Daniel Kaluuya, che interpreta Fred Hampton.
Qualcuno si ricorderà di un celebre film di Antonella Branca sulla morte di Fred Hampton, “Seize the Time-Afferra il tempo”, che utilizzava parte del girato di Nicholas Ray durante il processo ai Chicago Seven. Fu Ray a filmare il corpo morto del militante nero quando stava lavorando a un film che non farà mai sul processo…
Ieri sera, confesso, ho visto le prime quattro puntate di “The Serpent”, miniserie di solo otto ore (ma perché le chiamano miniserie?), ambientata nella Bangkok tra il 1975 e il 1976, sulla caccia a un vero serial killer Charles Sobharj, interpretato dal Tahir Rahim de “Il profeta”, che uccide hippies tossici figli di papà per prenderne soldi e passaporti. Ve la consiglio.
Detto questo, penso che siamo tutti d’accordo che la notizia televisiva della serata è il ritorno di una doppia Edwige Fenech su Cine 34. Prima, alle 21, col classico “Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda” di Mariano Laurenti con un Pippo Franco meraviglioso che come Olimpio de’ Pannocchieschi, torna dalla guerra, si presenta voglioso alla moglie Fiamma, Karin Scubert, che non gliela dà, ma scopre che il vicino, il mugnaio Odorisi, Umberto D’Orsi, si è sposato una vera bellezza, Ubalda, Edwige Fenech.
Deciso a consolarsi con la vicina, cerca quindi di farla sua travestendosi da pittore. A sua volta Odorisi vuole farsi Fiamma. Alla fine i due maschi arrivano a un compromesso, uno scambio delle mogli. Ma c’è un trucco. Ognuno di loro, infatti, ha fatto costruire dal fabbro, Gino Pagnani, una speciale cintura di castità taglia-piselli. Ahi!
“Non è stato il mio film più famoso, ma il titolo lo conoscono tutti”, ricordava il regista, Mariano Laurenti. “Fu un film che incassò un pozzo di quattrini anche perché in quel periodo quel genere andava. Era l’Italia che guardava dal buco della serratura, era l’Italia che cominciava a voler sbirciare le donne nude, le cose, i seni, e noi le offrivamo visioni che fino ad allora si era covate nelle fantasie, dandole nel contempo una storia divertente.
Non puntavamo soltanto sul sesso, questo no, assolutamente. Anche perché, almeno io personalmente, non avrei neppure saputo farlo: Dio mio, come si fa a girare una scena con due a letto che fanno l’amore quando arrivi sul set alle otto di mattina e magari non hai ancora avuto il tempo di prenderti il cappuccino col cornetto? Costavano poco: L’Ubalda, se non vado errato, costò sui 90 milioni e dovrebbe averne resi oltre settecento”.
Il secondo film di Edwige, alle 22, 45, “Quando le donne si chiamavano madonne” di Aldo Grimaldi, è celebre per la scena delle 101 scopate tra Don Backy e la bella Edwige sotto lo sguardo del giudice Vittorio Caprioli e altri. “Quella donna l’ha di ferro!”, dice uno. “Sì, ma lui d’acciaio!”, dice Caprioli.
Tra le altre scelte della serata alle 21 e dintorni vedo su Iris il classico di Luc Besson “Nikita” con Anne Parillaud al massimo della sua forma, il divertente “Due cavalieri a Londra” di David Dobkin con Jackie Chan e Owen Wilson, Canale 20, il notevole “Ip Man” di Wilson Yip con Donnie Yen, dedicato al maestro di arti marziali degli anni ’30, Rai 4 alle 21, 20, l’erotico patinato “Room in Rome” di Julio Medem con la spagnola Elena Anaya e la russa Natasha Yarovenko che scopano in una camera d’albergo per tutto il tempo e hanno delle normalissime “finte” vite ognuna nel proprio paese (brutto, lo so… però…), e il più interessante “Me and Orson Welles” di Richard Linklater, Tv2000 alle 21, 10, sull’incontro nel 1937 tra un già affermato Orson Welles, interpretato da Christiam McKay, e un giovane attore, Zac Efron, per avere una parte in un Giulio Cesare a teatro.
In seconda serata vi potete consolare dei film sbagliati che avete scelto alle 21 con la commedia americana “Quel momento imbarazzante” di Tom Gormican con Zac Efron, Michael B. Jordan e Miles Teller, Rai Movie alle 22, 45, dove tre amici decidono di rifiutare qualsiasi storia con le ragazze perché uno di loro è stato mollato. Ma cederanno presto.
Ci sarebbe anche l’erotico spagnolo ambientato nel mondo delle performance hard “Perché chiamarlo amore quando è solo sesso?” di Manuel Gomez Pereira con Veronica Forqué, Cielo alle 23, 15. Le cose migliorano decisamente con il bellissimo film turco femminista, ovviamente non girato in Turchia e prodotto dai francesi, “Mustang” di Deniz Ganze Eguyen, Rai Movie alle 00, 30, un terribile ritratto della società maschilista oppressiva ai tempi di Erdogan.
E le cose peggiorano col terribile erotichello anni ’70 “Che dottoressa ragazzi!” di Gianfranco Baldanello, Cine 34 alle 00, 35, che forse è il film più raro della serata. Trionfo di Maria Pia Conti finalmente protagonista e nudissima. La cosa più incredibile è che il film è girato tutto a Milano e dintorni, fatti passare per Sicilia e, specificatamente, per il paesino di Belpertuso.
Anche i caratteristi, come Enzo De Toma, il Bombolo milanese, sono tutti lombardi. “Abbiamo scritto poco tempo fa a proposito di Quella provincia maliziosa cosa pensiamo del regista Gianfranco Baldanello”, scrive il bilioso critico Piero Virgintino su “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “il quale nel frattempo ha sfornato un'altra delle sue orrende ciambelle senza buco e senza sugo…”.
Ma si premura di raccontarci una delle gag più curiose del film. La dottoressa altoatesina, quando uno dei villici locali guardandola si esprime con un “Minchia!” di soddisfazione, chiede al sindaco che cosa voglia dire quella parolina. “Niente”, risponde lui, “ma è una cosa che fa piacere”. Così lei si presenta agli abitanti del paesino ripetendo a tutti “Minchia, minchia…”.
La nottata procede così con alternanza tra un film da festival, come “An Elephant Sitting Still” del cinese Bong Hu, regista sucida molto apprezzato in quel di Venezia, Rai Tre all’1, 20, una commediola anticotta, penso a “Le dritte” di Mario Amendola, Cine 34 alle 2, 05, con Franco Fabrizi, Sandra Mondaini, Bice Valori e Monica Vitti, che forse andrebbe visto.
Poi arriva un gran bel film di Claude Sautet che non vediamo da anni, “Un’amante” con Michel Piccoli, Romy Schneider e Lea Massari, rete 4 alle 3, 35, ancora una replica di “La Venexiana” di Mauro Bolognini, prodotto da Ciro Ippolito in tempi record per la sua fiamma del tempo, Laura Antonella, alla quale unì la stella di Monica Guerritore e quella di Clelia Rondinella, Rai Movie alle 3, 35.
E, infine, “Gungala, vergine della giungla” di Romano Ferrara con la stupenda olandese Kitty Swan come Gungala, la bionda Linda Veras, che all’epoca era fidanzata con Sergio Sollima, il colosso butterato Poldo Bendandi, che aveva un ristorante in centro a Roma e era nezzo imparentato con Giancarlo Fusco e il sofisticato ballerino afroamericano Archie Savage. Un film assurdo che all’epoca adoravo. Nel sequel, girato da Ruggero Deodato, c’era anche Angelo Infanti…