IL DIVANO DEI GIUSTI/1 – E STASERA CHE VEDIAMO SULLE PIATTAFORME? – SU AMAZON AVETE A PAGAMENTO DUE FILM CON MIA GOTH: “PEARL”, PREQUEL DEL NOTIVOLISSIMO “X – A SEXY LOVE STORY”, E “INFINITY POOL” –  PENSO CHE “PEARL” SIA DA VEDERE, MA E’ NOIOSO E SEMBRA DAVVERO FATTO CON GLI SCARTI DI PELLICOLA DEL PRIMO, PRIVO DI TUTTI QUEGLI ELEMENTI CHE AVEVANO FATTO DI “X” UN FILM DI CULTO - “INFINITY POOL”, È UN ALTRO FILM TENDENTE ALL’HORROR CHE È STATA MOLTO APPREZZATO, MA CHE IO TROVO UN PO’ CONFUSO… - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

 

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E stasera che vediamo? Sulle piattaforme vedo che c’è abbastanza scelta. Su Amazon, ad esempio, avete a pagamento (4, 99 euro) sia “Pearl” diretto da Ti West, prodotto dalla A24 con Mia Goth, prequel del notevolissimo “X”, che ebbe l’endorsement di Scorsese (e di Ciro Ippolito),  presentato a Venezia e mai uscito in sala da noi, e “Infinity Pool”/”Piscina infinita” di Brandon Cronenberg con Alexander Skarsgard, Cleopatra Coleman, Mia Goth.

 

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“Pearl”, scritto da Ti West proprio con la sua protagonista Mia Groth, penso di essere il solo a sapere che sua nonna, Maria Galdys, è stata una star del Cinema Novo brasiliano, girato negli stessi identici set di “X”, la fattoria sperduta dove i due vecchi padroni fuori di testa, Howard e Pearl, massacreranno tutti i componenti di una troupe di porno negli anni ’80, ci riporta indietro nel tempo al 1918, in un’America sconvolta dalla guerra e dalla Spagnola.

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Allora la giovane Pearl, sposata con Howard che è partito per la guerra e deve tornare, vive con la durissima mamma tedesca, Emma Jenkins-Puro, e un padre sulla sedia a rotelle ridotto a uno zombie. E sogna di diventare ballerina nel mondo del cinema e lasciare per sempre una cittadina che le sta stretta e la vita di campagna che detesta. Dopo essersi scopata uno spaventapasseri si scopa il bel proiezionista, David Corensweet, dell’unico cinema del paese.

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E da lì inizia la follia della ragazza e i suoi modi spicci di trattare con il prossimo usando il grande alligatore del fiume come bidone aspiratutto. Anche se il pubblico veneziano lo ha adorato lo scorso settembre, io, che ho molto apprezzato “X”, lo trovo certo da vedere, ma noioso, senza ritmo e grandi invenzioni,  privo di tutti quegli elementi che avevano fatto di “X” un film di culto.

 

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Non c’è sesso, se non nei filmini porno che il proiezionista fa vedere a Pearl, non c’è sviluppo dei personaggi, perchè non ci sono personaggi, non c’è tensione da horror perché è tutto così telefonato. Il film sembra davvero fatto con gli scarti di pellicola (però è pellicola, almeno…) di “X”, risparmiando su set, costumi e alligatore.

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“Infinity Pool” è un altro film tendente all’horror che è stata molto apprezzato, ma che io trovo un po’ confuso. Una coppia di ricchi annoiati, Alexander Skarsgard e Cleopatra Coleman, lui è uno scrittore in crisi, finisce in un resort di superlusso in un’isola popolati di morti di fame. Convinti dall’ambigua Mia Goth, sempre lei, a unirsi a un gruppo di festaioli depravati, i due si fanno di qualsiasi droga in una situazione di megaorgia.

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Il fato vuole che lo scrittore strafatto metta sotto uccidendolo un villico della zona. A questo punto la legge del posto vuole che i parenti della vittima assistano all’esecuzione capitale dell’assassino. Ma il resort stesso offre la possibilità di uccidere un doppio, un doppelganger del morituro, in tutto simile al colpevole. Mischione di un bel po’ di nuovi film sulla lotta di classe, da “The Forgiven” di John Michael McDonagh a “Parasite”, si vede volentieri, ma non mi sembra un capolavoro.

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 Mettiamo nel mucchio degli horror da vedere anche l’australiano “Il morso del coniglio”(“Run Rabbit Run”) diretto da Daiana Reid (“The Handmaid’s Tale”), scritto da Hanna Kent con la Sarah Snook di “Succession” che ha problemi con la figlioletta Mia, Lily La Torre, e con la madre, Greta Scacchi, chiusa in un istituto.

 

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Divorziata, da poco orfana di padre, precipita in una sorta di incubo quando Mia, la figlioletta, vuole vedere la nonna, Greta Scacchi, chiusa in un istituto, e inizia a volersi fare chiamare Alice, come la sorellina scomparsa della madre. Ma non capiamo mai bene quale sia la verità, anche perché è la stessa protagonista, magari, a vedere troppe cose e a nasconderne altre, importanti, anche a se stessa. Non male, molto femminista, capiamo che c’è del talento, anche se la conclusione è parecchio incasinata.

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