I DOLORI DI CORRADO FORMIGLI: “SOFFRO DI VIOLENTISSIME EMICRANIE. HO AVUTO ANCHE 10 CRISI IN UN MESE. PER ANDARE IN ONDA MI IMBOTTIVO DI FARMACI DI OGNI GENERE FINO A INTOSSICARMI. UN INCUBO. IN DIRETTA DA KOBANE, NEL 2014 ERO DEVASTATO. IL CASCHETTO IN TESTA ACUISCE IL DOLORE. È STATO IL SERVIZIO PIÙ IMPORTANTE DELLA MIA PROFESSIONE E IL PEGGIORE MOMENTO DELLA MIA VITA. ORA MI CURO CON GLI…” - VIDEO
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Margherita De Bac per il “Corriere della Sera” - Estratti
«Ero in farmacia a comprare alcun medicine, non ho fatto in tempo a rispondere», si giustifica Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita , il giovedì sera su La7. «Non ho più bisogno di questo medicinale, ma se non l’ho con me non mi sento tranquillo. È stato per tanti anni un salvagente perché mi serviva a cercare di contrastare il dolore degli attacchi».
E adesso come cura l’emicrania senza aura, cioè senza annebbiamento della vista, di cui soffre da quando era bambino?
«La svolta è stata una nuova terapia a base di anticorpi monoclonali, iniezioni che ho fatto per tutto il 2022 e il cui effetto sta perdurando. Sono riuscito a entrare nel protocollo di cura grazie alla gravità della malattia. Avevo fino a 10 crisi al mese. Niente faceva effetto. Una sofferenza indicibile».
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Riusciva ad andare in onda?
«L’emicrania è crudele e allo stesso tempo pietosa, almeno con me. Il giovedì mi saliva l’adrenalina ed era come se contrastasse le crisi. Poi il venerdì crollavo. Certe volte sono andato in onda dopo aver tentato di tutto per avere sollievo. Mi imbottivo di farmaci di ogni genere fino al punto di intossicarmi. Niente. Un incubo»
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Che tipo di emicrania ha?
«Quella senza aura. Ho crisi lancinanti che, pur non dando annebbiamento della vista, impediscono di fare qualsiasi cosa. Da giovane ero capace di restare in camera al buio per una intera giornata. Da adulto ho imparato a conviverci».
Il ricordo peggiore?
«Dicembre 2014, sono il primo cronista europeo a entrare a Kobane, in Siria, passando per la Turchia. Scordo lo zainetto con i farmaci nell’auto di un contrabbandiere.
Disperato, devastato, vado in diretta. Il caschetto in testa acuisce il dolore. È stato il servizio più importante della mia professione e il peggiore momento della mia vita».
Il pubblico si accorge del suo stato?
«Forse sì. Quando sto male tengo la mano sulla fronte come per bloccare le fitte e appaio più stanco».
Quali sono i fattori ambientali che scatenano le crisi?
«Ognuno reagisce a modo suo. A me dà fastidio il vento, freddo o caldo. E poi il whisky. Quando ne bevevo un po’, il mattino successivo mi svegliavo con le fiamme in testa». Precedenti in famiglia?
«Papà mi descriveva il suo mal di testa atroce, che aveva però una causa specifica, la nevralgia del trigemino».
Usi una metafora per descrivere le crisi.
«Solo, circondato da acqua».