DOPO ANNI DI TENTATIVI, RITARDI, DISGUIDI, PROTESTE, INCIDENTI, ORA È UFFICIALE: A VENEZIA STOP ALLE GRANDI NAVI DAL PRIMO AGOSTO. ORA I «COLOSSI DEL MARE» DOVRANNO APPRODARE A MARGHERA. FRANCESCHINI: «UNA GIORNATA STORICA». MA LA RINASCITA DI VENEZIA PASSA ANCHE DA UN ALTRO TASSELLO: "SI CONCLUDERANNO I LAVORI DI COMPLETAMENTO DEL MOSE"
-Valentina Santarpia per corriere.it
Dopo anni di tentativi, attese, ritardi, disguidi, proteste, incidenti, ora è ufficiale: dal 1° agosto le grandi navi non passeranno più davanti a San Marco nel canale della Giudecca. Il decreto legge approvato ieri pomeriggio in Consiglio dei ministri è un «passaggio chiave per la tutela della laguna», sottolinea il premier Mario Draghi. «Una decisione attesa dall’Unesco e da tutti coloro che sono stati a Venezia e sono rimasti stravolti dalla grandezza di queste navi passare nel luogo più fragile e bello del mondo», aggiunge il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.
Dopo la legge approvata lo scorso maggio, la cui attuazione era stata però rinviata, questo provvedimento prevede una data certa- il 1° agosto, appunto- ma soprattutto «risarcimenti per chi subisce un danno da questa iniziativa e fondi - 157 milioni, ndr- per approdi provvisori a Marghera» che saranno realizzati dal prossimo anno. Intanto si lavorerà alla creazione di approdi offshore «con l’obiettivo di rendere compatibile l’attività croceristica con la salvaguardia paesaggistica e ambientale».
Questa soluzione è già prevista, ma i tempi sono lunghi: il 29 giugno è stato pubblicato dall’Autorità portuale del Mare Adriatico settentrionale il bando per il concorso di idee sui punti di attracco delle grandi navi e dei portacontainer fuori dalla laguna di Venezia. Ma il vincitore, dopo le due fasi di selezione, sarà designato entro giugno 2023.
Cosa prevede
Entrerà in vigore invece il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale il nuovo decreto, che prevede il divieto di navigazione per le navi che abbiano almeno una di queste caratteristiche: più di 25 mila tonnellate di stazza lorda, più di 180 metri di lunghezza, più di 35 metri di altezza, una produzione superiore allo 0,1% di zolfo. «Era un impegno che avevo preso pubblicamente», dice sollevato Franceschini, ricordando che sulla questione pendeva l’aut aut dell’Unesco, che minacciava di inserire la città lagunare nella lista nera del patrimonio ambientale e culturale a rischio.
Il provvedimento supera le stesse prescrizioni dell’Unesco perché «stabilisce un principio inderogabile, dichiarando monumento nazionale le vie urbane d’acqua Bacino di San Marco, Canale di San Marco e Canale della Giudecca di Venezia». Soddisfatto il presidente di Confturismo Veneto, Marco Michielli, che parla di «buon compromesso», considerando la scelta di Marghera come «l’unica praticabile in tempi rapidi». Linea condivisa anche da Luigi Merlo, già presidente del Porto di Genova, attualmente alla guida di Federlogistica-Conftrasporto e direttore delle relazioni istituzionali di Msc, che definisce «soluzione ideale e percorribile» quella di Marghera.
Il Mose
Ma la rinascita di Venezia passa anche da un altro tassello: «Si concluderanno i lavori di completamento del Mose e si realizzerà in tempi brevi l’Autorità della Laguna con la rinascita del Magistrato alle acque», recita la nota di Palazzo Chigi. Anche qui, ci sono già le risorse: sono quelle «messe a disposizione per le opere paesaggistiche collegate e i progetti per l’area di Venezia previsti nel Pnrr», ricorda il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile Enrico Giovannini.
Parliamo di «80 milioni di euro cui si aggiungono 90 milioni per l’elettrificazione delle banchine». Secondo i dati della Clia, l’associazione internazionale compagnie crocieristiche, le grandi navi contribuivano pre-pandemia al 3% del Pil di Venezia, con 150 milioni di euro l’anno e 4mila posti di lavoro. Dopo 17 mesi le navi sono tornate a giugno, tra proteste e applausi.
Il contributo dello Stato
Il passo avanti rispetto al passato è proprio nel contributo economico da parte dello Stato, che investe risorse partecipando alla realizzazione delle infrastrutture necessarie all’accoglienza dei turisti, ma anche sostenendo concretamente le società crocieristiche. Sono stati fatti diversi tentativi di bloccare il passaggio delle grandi navi in passato: nel 2012, il decreto Clini-Passera vietava il transito nel canale della Giudecca alle navi passeggeri di oltre 40mila tonnellate di stazza lorda, ma solo in presenza di valide alternative, che all’epoca non c’erano.
Nel 2014 il Comitato interministeriale bloccò di nuovo l’accesso alle navi di oltre 40mila tonnellate, ma il Tribunale amministrativo regionale annullò il provvedimento. Fino all’inizio dell’epidemia da coronavirus, le navi da crociera – di peso non superiore alle 96mila tonnellate – hanno continuato a transitare per il canale della Giudecca, a volte provocando incidenti, come quello in cui la nave Opera si schiantò contro la riva ad aprile 2020.