LA FAIDA DEI RICCARDO – SUPER SCAZZO ALLA SCALA TRA RICCARDO MUTI E RICCARDO CHAILLY DOPO IL CONCERTO - AVENDO SCAMBIATO UNA TROUPE RAI (CHE AVEVA REGISTRATO IL CONCERTO) CON ALCUNI GIORNALISTI, MUTI SI E' INCAZZATO E HA INIZIATO A INVEIRE CONTRO TUTTO - POI NON HA RICONOSCIUTO CHAILLY (A CAUSA DELLA MASCHERINA) E HA SBROCCATO URLANDO “FUORI” - DALLA SCALA, NESSUN COMMENTO - MA FORSE ORA... - LE GRANDI LITI DELLA SCALA: QUANDO BAUDO PRESE A CALCI UN FISCHIATORE PER DIFENDERE LA RICCIARELLI...
-Alberto Mattioli per "la Stampa"
Tragedia in un atto alla Scala. Scena: una sala nel retropalco.
Epoca: martedì, subito dopo il concerto di Riccardo Muti con i Wiener Philharmoniker. Personaggi: il suddetto e Riccardo Chailly, direttore musicale del teatro. Chailly, che aveva ceduto a Muti il suo camerino, il sancta sanctorum del teatro, e ascoltato il concerto, da buon padrone di casa è andato a salutare l' ospite. Accoglienza gelida: "Lei chi è?".
E Chailly, togliendo la mascherina: "Sono Riccardo e voglio fare i complimenti all' altro Riccardo". Ma, forse irritato per un operatore Rai che passava di lì ("Avevo detto che non volevo nessun giornalista"), Muti è esploso davanti a tutti in una scenata che i testimoni raccontano omerica, ma divergendo sul finale. Secondo alcune fonti, Riccardo I avrebbe strillato a Riccardo II: "Mi hai rotto i c...!", secondo altre: "Fuori dai c...!", ma insomma sempre c... sono. Chailly ha mantenuto la calma e se n' è andato insalutato.
Nel day after, dalla Scala nessun commento. Ma fioccano le dietrologie. Martedì era l' 11 maggio, data importante del calendario scaligero perché è quella della riapertura postbellica del '46, celebrante Toscanini. Che Muti arrivasse proprio quel giorno sarà sicuramente una "coincidenza", come ha detto lui nel consueto fervorino rivolto al pubblico fra il concerto e il bis, quando ha ricordato di aver diretto nel '96 la serata per i 50 anni della ricostruzione e che "la Scala resta la casa di Toscanini". Coincidenza o meno, l' ospitata di Muti non ha però coinciso con la riapertura post Covid della Scala, che si è fatta lunedì, insomma il giorno prima, ovviamente con i complessi del teatro e Chailly, un concerto che ha avuto gran successo di pubblico e altrettanto rilievo mediatico. Chissà.
Di sicuro, a questo punto è difficile pensare al ritorno di Muti alla Scala per un' opera, come vagheggia Dominque Meyer. In effetti, ne parla ogni nuovo sovrintendente, sicché l' opera diretta da Muti ormai è l' araba fenice, che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Beh, argomento chiuso.
E certo, le polemiche stanno a questo teatro come il cacio sui maccheroni o il mi bemolle alla fine di "Sempre libera": inevitabili. E la memoria corre subito a precedenti, celebri risse scaligere. Tipo quella fra Maria Callas e il sovintendente Antonio Ghiringhelli, culminata nel memorabile Pirata del '58. Allora la Divina, intonando la frase "Quel palco funesto", puntò il dito miceneo non verso il patibolo dove saliva Franco Corelli, ma verso il palchetto di Ghiringhelli. Il quale rimase impassibile. Numerosi poi i litigi fra artisti e pubblico.
Mitico quello dell' 89 alla Luisa Miller, opera che alla Scala ha sempre portato guai, star Katia Ricciarelli che aveva un contenzioso con il loggione fin dal suo debutto, quando dopo la romanza di Suor Angelica le fu urlato un gentile "Guitta!". Nella Miller, Ricciarelli si inginocchiò per la preghiera, fece il segno della croce e poi esplose in un "Dio vi maledica!" non previsto da Verdi e rivolto verso l' alto non dei cieli ma del loggione. Al putiferio che seguì diede il suo contributo anche Pippo Baudo, all' epoca marito della primadonna (e per questo soprannominata Baudova), che prese a calci un fischiatore. E lei, ovviamente plurintervistata: "Ha fatto benissimo. Ha soltanto difeso sua moglie".
Poi ci sono le animate discussioni, chiamiamole così, fra artisti. Tipo il match dell' 87 fra Carlos Kleiber e Renato Bruson, rispettivamente direttore e Jago dell' Otello. Alla fine, Kleiber si chiuse a chiave in camerino, spense la luce (pare che facesse sempre così) e fece sapere che con "quello" non avrebbe diretto più. Grandi imbarazzi, poi risolti con uno scambio con Monaco, nel senso che Bruson fu spedito lì a fare Macbeth e Piero Cappuccilli a Milano a riprendere lo Jago.
Robetta, però. Nell' Ottocento andava peggio. Come nel '34 al San Carlo, quando alle prove della Maria Stuarda le due signore, si fa per dire, che interpretavano Maria ed Elisabetta I, rispettivamente Giuseppina Ronzi de Begnis e Anna Dal Sere, si scambiarono insulti, pugni e, pare, anche un morso. Commento dell' autore, cioè Donizetti, cui interessava solo andare in scena: "P...erano quelle e due p... siete voi" (poi però la censura vietò il soggetto, e così andò a p... pure l' opera).