FORTUNATO DI NOME E DI FATTO! COME DAGO DIXIT, LA LOTTERIA DELLA SCALA L'HA VINTA FORTUNATO ORTOMBINA. L'ATTUALE SOVRINTENDENTE DELLA FENICE DI VENEZIA SOSTITUIRÀ MEYER DALL'ANNO PROSSIMO - SALA, PREVIA BENEDIZIONE DEL “SUOCERO” "ABRAMO" BAZOLI, DA DECENNI IL VERO “SOVRINTENDENTE’’ DEL TEMPIO IDENTITARIO DELLA CULTURA MENEGHINA, HA CONDIVISO LA SCELTA CON IL MINISTRO SANGIULIANO - I MUGUGNI DEI CONSIGLIERI CHE NON SONO TUTTI D'ACCORDO CON IL SINDACO E...
-Alberto Mattioli per la Stampa - Estratti
Fortunato di nome e di fatto. Alla fine, la riffa della Scala l'ha vinta lui che, come segnalato su queste pagine sabato scorso, era poi il candidato più probabile. Fortunato Ortombina sarà il nuovo sovrintendente della Scala quando, nel febbraio 2025, finirà il quinquennio dell'attuale titolare, Dominique Meyer.
Con lui ci sarà anche un nuovo direttore musicale, Daniele Gatti, e anche un direttore artistico e forse un direttore generale, questi invece ancora da scegliere. Il dossier si è sbloccato dopo una cena fra Beppe Sala, sindaco di Milano e presidente della Fondazione Scala, e Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura. Ieri, un consiglio d'amministrazione dall'ordine del giorno insolitamente scarno è proseguito con una riunione informale durante la quale Sala ha informato i consiglieri che la scelta era fatta: del resto, non si poteva restare impantanati in eterno nei veti incrociati. Attenzione, però. Per ora, quella di Ortombina è soltanto una proposta.
L'ufficializzazione è prevista per il prossimo cda, fissato al 29 aprile, che verrà forse anticipato per chiudere la pratica prima possibile, visto che pare che non proprio tutti i suoi membri siano d'accordo con il sindaco. La partita è ancora aperta.
Ortombina piace al governo di destra ma non è un manager "di area", quindi è accettabile anche per una giunta di sinistra come quella milanese. Sarebbe sbagliato pensare che sia stato messo lì per fedeltà governativa, nonostante le polemiche che l'hanno investito per aver scritturato alla Fenice Alvise Casellati, il figlio della ministra. E il curriculum è ineccepibile.
Mantovano di Goito, classe 1960, diploma al Conservatorio e laurea in Lettere, Ortombina nel mondo dell'opera ha fatto di tutto e di più: ha cantato nel coro del Regio di Parma, ha pubblicato l'unico autografo a oggi conosciuto di Verdi su testo di Manzoni (un Sgombra, o gentil), ha lavorato all'Istituto nazionale di studi verdiani, al Regio di Torino, al San Carlo di Napoli e anche alla Scala, dal 2003 al 2007 come coordinatore della direzione artistica. Nel 2007 diventò direttore artistico della Fenice, dal 2017 ne è anche sovrintendente. Ha il grande pregio di essere italiano, perché dopo tre stranieri, Lissner, Pereira e Fuortes, il governo nazionalsovranista alla Scala voleva un autoctono, ed è sicuramente competente benché forse un po' troppo prudente.
(...) Al suo posto, a Venezia andrà probabilmente Nicola Colabianchi, attualmente al Lirico di Cagliari, che invece è un fratello d'Italia doc. Certo, per formazione Ortombina è più un direttore artistico che un sovrintendente. E tuttavia alla Scala dovrebbe arrivare pure un direttore artistico, anche perché lo sdoppiamento delle cariche è un cavallo di battaglia del governo, e dovrebbe perfino venire introdotto nella legge di riforma. In questo caso, data la penuria di prodotti nazionali, potrebbe anche passare lo straniero. I nomi che circolano sono quelli di Peter De Caluwe della Monnaie di Bruxelles e di Markus Hinterhäuser del Festival di Salisburgo (che curiosamente è però nato alla Spezia): forse entrambi troppo spericolati, temiamo, per le muffe scaligere.
Non meno clamorosa, anzi forse di più, la decisione di cambiare il direttore musicale. Dopo dieci anni, dovrebbe finire il regno di Riccardo Chailly e iniziare quello di Daniele Gatti, che ha già ricoperto analoga posizione a Santa Cecilia, a Zurigo, ad Amsterdam, all'Opera di Roma, all'Orchestre Nationale de France, alla Royal Philharmonic di Londra, al Maggio musicale fiorentino e che da agosto sarà direttore principale della Staatskapelle di Dresda, l'orchestra più antica del mondo, incarico perfettamente compatibile con quello alla Scala.
Gatti aveva già sfiorato il traguardo nel 2007, in epoca Lissner, poi qualcosa andò male (per la precisione, il Don Carlo inaugurale) e la nomina saltò; da buon milanese malato di Scala, ha sempre avuto come massima aspirazione quella di diventarne direttore musicale. La scelta è giusta benché sia stata fatta, raccontano, per le ragioni sbagliate: si trattava cioè di ottenere il consenso per Ortombina dall'agguerrita fazione anti Chailly del cda.
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