LA GOMORRA DEI GIUSTI – ABBIAMO VISTO QUESTE DUE ULTIME PUNTATE SAPENDO CHE SAREBBE STATO UN VIAGGIO DOLOROSO NELLE TENEBRE DI UN RACCONTO, LA PIÙ GRANDE E POPOLARE SERIE ITALIANA DI SEMPRE, VISTA IN TUTTO IL MONDO, CHE NON È MAI STATA SOLO UN RACCONTO, UNA STORIA. MA UN RAGIONAMENTO SUL DOLORE, SUL MALE, SULLA VITA, SULLA CRESCITA CHE CI HA ACCOMPAGNATO IN QUESTI ANNI SEGNANDOCI PROFONDAMENTE - IN FONDO, ERAVAMO PRONTI DA SUBITO ANCHE A QUESTA FINE NELLA NOTTE PIÙ NERA, A QUESTE DUE PUNTATE DOVE... - VIDEO
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Marco Giusti per Dagospia
Alla fine ci siamo arrivati. Come scrive Ciro Di Marzio alias Marco D’Amore. “Dopo 5 stagioni. 8 anni. Una notte. Questa. L’ultima”. Un’ultima notte che dovrà per forza di cose riunire i personaggi specchianti di Ciro e di Genny, cioè Marco e Salvatore, che non sono mai solo Ciro e Genny, e si portano dietro questi otto anni di tradimenti e sentimenti contraddittori, odio e amore, e tristezza, che regna sovrana.
“Volevamo magna’ ’o munno, ma ’sto munno si è magnato a nnoi”. Era inevitabile, lo sapevamo fin dall’inizio. Altro che “un’altra vita è possibile”. Lo abbiano sempre saputo. Come che avere un amico o avere un nemico è più importante, nella logica maschile di “Gomorra” di avere una donna.
“Io e te insieme fino alla fine”. In fondo, eravamo pronti da subito anche a questa fine nella notte più nera, a queste due puntate dove come nella prima di otto anni fa, macchine e volti sprofondano nel buio. Dove il tradimento sarà continuo, dove non sai a chi sparare, a chi ha tradito il tuo nemico o a chi sta già tradendo anche te, e la cosa non ha la minima importanza.
GOMORRA - LA VIDEOLETTERA DI ADDIO DI SALVATORE ESPOSITO A GENNY
“Gli infami comme a te non campeno assaie”. Bam! Un colpo senza neanche vedere dove va. E dove si parla ancora di figli. “I figli so l’unica cosa che conta”. Ma soprattutto di figli come molla di potere e di ricatto. “Solo chi tiene ’o figlio suo tiene in mano isso”.
Cosa contano allora i figli? Ciro e Genny sanno bene di essere figli, uno di nessuno, l’altro d’ ’o Re dei Savastano, ma uniti dal fatto di avere certezza solo di essere orfani e di doversi appoggiare l’uno all’altro per crescere. “Tuo padre non sarebbe scappato”, dice un vecchio camorrista dando a Genny i documenti falsi per la fuga.
E Genny risponde male, braccato per tutta la vita dall’ombra di un padre che non è stato padre, di un fratello che non è un fratello, ma è l’unica cosa che ha per rimanere vivo. In un mondo dove le scelte sono elementari e disumane. “O isso o ’o figlio”. E dove è meglio non essere madri, come spiega Donna Nunzia a Azzurra. Perché coi figli i ricatti non finiscono mai, come le scelte che renderanno i genitori senza un figlio o un figlio orfano e maledetto per tutta la vita.
Abbiamo visto queste due ultime puntate di “Gomorra”, la nona firmata da Marco D’Amore, dedicata tutta ai figli, truce e bellissima, la decima, tristissima e definitiva, dove arriviamo al regolamento dei conti, diretta da Claudio Cupellini, sapendo che sarebbe stato un viaggio doloroso nelle tenebre di un racconto, la più grande e popolare serie italiana di sempre, vista in tutto il mondo, che non è mai stata solo un racconto, una storia.
Ma un ragionamento sul dolore, sul male, sulla vita, sulla crescita che ci ha accompagnato in questi anni segnandoci profondamente. Un ragionamento alto e popolare come le vecchie sceneggiate di Mario Merola e Pino Mauro, ma mai finto, dove i personaggi maggiori e minori prendono ognuno la propria forma, come nel grande cinema, non sono mai né sfondo né banalità e ci piace seguirli, patire con loro.
GOMORRA - LA VIDEOLETTERA DI MARCO DAMORE A CIRO
Siano Sangue Blu di Arturo Muselli o il monumentale Maestrale di Mimmo Borrelli accompagnato dalla Luciana di Tania Garribba. Ecco ora che siamo arrivati alla fine, voglio proprio capire quale altra serie italiana sarà in grado di far crescere e presentarci tanti attori meravigliosi e tanta umanità come ha fatto per otto anni “Gomorra”. A cominciare dai due protagonisti, Ciro e Genny, Marco e Salvatore, che non stancheremmo mai di vedere e rivedere.